Il mondo del vino non è più dominato dagli uomini e scende anche l’età media
27 marzo 2021 22:02di VALENTINA CELI
“La passione per i vini e gli spiriti è sempre stata presente nella mia famiglia: il mio trisavolo era assaggiatore ufficiale del liquore Strega di Benevento, il mio bisnonno commerciava vini. Oggi la tradizione continua con me”. La catanzarese Valentina Campi non ha dubbi: il settore dell’enologia, anzi della sommellerie si tinge sempre più di rosa. Quello che tradizionalmente era un ambiente di nicchia, dominato dagli uomini, negli ultimi anni affascina sempre di più l’altra metà del cielo.
E non solo: se le donne sono aumentate e oggi sono il 40% dei sommelier dell’Ais, l’Associazione italiana sommelier, anche l’età di chi si avvicina alle degustazioni professionali è cambiata. “Vent’anni fa - racconta Maria Rosaria Romano, presidentessa Ais Calabria – i nostri iscritti erano in prevalenza uomini intorno ai 50 anni. Adesso l’età media è scesa tantissimo, è sui 35 anni e non c’è più disparità di genere. La curiosità e la voglia di qualità in ambito enogastronomico è molto più diffusa di quanto si pensi”.
La sommellerie è un campo in continua espansione, che attira sia appassionati che intendono affinare le proprie conoscenze amatoriali, sia chi vuole diventare professionista dell’assaggio. Per diventare sommelier certificati occorre superare i tre livelli di corsi tenuti dalle associazioni di settore, come Ais, Fis, Fisar e Onav. In tutta Italia sono oltre 60mila. Oggi in Calabria i sommelier certificati da Ais sono 1500, mentre i suoi soci sono 700.
“Purtroppo la pandemia – spiega Romano - ha condizionato lo svolgimento dei corsi. La parte teorica l’abbiamo tenuta online, però la parte della degustazione, da cui non si può prescindere, dovrà attendere tempi migliori”. Tuttavia lo stop imposto dal Covid non ha riguardato solo chi studia per diventare sommelier, ma anche e soprattutto chi già lavora in questo mondo.
Valentina ha acquisito la certificazione da quattro anni, ed è un’apprezzata professionista che si occupa di eventi privati in tutta Italia. Ovviamente, dallo scorso marzo, anche lei ha dovuto fermarsi. Ma non è stata con le mani in mano: “Sto frequentando un corso d’approfondimento alla WSET, la Wine and Spirits Education Trust, in Inghilterra, per scoprire l’approccio internazionale al vino”, racconta.
Il mestiere del sommelier è fatto di studio costante, e la passione per il vino va accompagnata ad una rigorosa educazione tecnica e scientifica. “Tutto il mondo del vino si sta aprendo alle figure femminili – considera Valentina - sia dal lato della produzione che della divulgazione enologica. E sono felice di constatare che questa professione viene apprezzata sempre di più anche qui in Calabria”.
Ma per far conoscere fuori dai confini regionali le nostre eccellenze vitivinicole, c’è ancora molto da fare. Valentina fa il punto sulla situazione attuale: “Tutte le aziende si stanno muovendo per portare avanti i prodotti calabresi. Nella nostra realtà non c’è grande conoscenza dei vini locali, restano di nicchia. Secondo la mia esperienza, il Cirò è il più conosciuto, l’unico facilmente identificabile anche fuori regione”.
Ma qual è il motivo di questa scarsa riconoscibilità? “Manca la pubblicità nel settore. Ci sono tantissimi bravi produttori, anche premiati, ma poco conosciuti. Ad esempio Cantina Malaspina di Reggio, Spiriti Ebbri e Terre del Gufo di Cosenza e Mazzarò di Catanzaro, sono tutte realtà che meriterebbero di essere promosse e apprezzate a livello internazionale”.
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