di FRANCESCO IULIANO
«Anche per un magistrato ritengo che sia fondamentale accostarsi alla gente, ed alla gente giovane. La Calabria è una regione che ha opportunità a vendere. Quello che manca è la mancanza della consapevolezza, da parte degli stessi calabresi, di quello che hanno». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Cosenza, Marisa Manzini, incontrando gli alunni dell’Istituto comprensivo “Alessandro Manzoni” di Catanzaro, in occasione della presentazione del suo libro dal titolo “Fai silenzio ca parrasti assai”. Un appuntamento organizzato dall’associazione Universo minori presieduta da Rita Tulelli in collaborazione con la biblioteca comunale De Nobili e la scuola Manzoni per parlare, con i giovani alunni, del fenomeno della ‘ndrangheta.
«La nostra generazione – ha aggiunto Marisa Manzini – ha fallito. Avrebbe potuto fare molto, ma ha fatto troppo poco rispetto a tutto quello che succede quotidianamente sulla terra. Ora dobbiamo quantomeno far capire ai giovani che, laddove abbiamo sbagliato, loro possono fare qualcosa di meglio. Ecco, allora, che parlare con loro diventa indispensabile. La scuola diventa allora indispensabile nel rapporto tra i giovani e l’esterno».
All’incontro, allestito nell’aula magna dell’Istituto di via Bambinello Gesù, hanno partecipato, altresì, accompagnati dalla dirigente scolastica Flora Alba Monti, gli onorevoli Wanda Ferro e Angela Napoli, la professoressa Simona Dalla Chiesa, il vicesindaco della città Ivan Cardamone e il dirigente comunale Antonio Ferraiolo.
«Come Istituto – ha detto la dirigente Monti – abbiamo un progetto che guarda alla legalità. Oggi ospitiamo personaggi qualificati che, su questo argomento, possono dare un segnale importante in termini di rispetto della legalità e giustizia».
Un libro, quello del procuratore Manzini, che in molti considerano un documento storico che ha avuto il merito di rivelare i giochi di potere che hanno interessato i territori in cui il magistrato ha svolto il suo lavoro. Un libro che i giovani alunni della Manzoni hanno letto con i loro insegnati e che hanno commentato con l’autrice.
«Un libro – ha commentato Wanda Ferro – che è una testimonianza di uomini e donne che hanno combattuto la piaga della ‘ndrangheta. Si parte dai giovani perché ritengo che non si possa combattere la criminalità solo con le norme ma attraverso un movimento culturale che parta proprio dai più piccoli».
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