All'Umg di Catanzaro è dibattito sulla riforma del Servizio Sanitario Nazionale: tanti gli spunti

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  21 maggio 2025 20:27

di MARCO VALLONE

Un approfondimento ragionato su come sia possibile riformare il Servizio Sanitario Nazionale si è tenuto questo pomeriggio presso la sala Teatro del Sistema Bibliotecario dell'Università Magna Graecia di Catanzaro. Il convegno, intitolato “Verso un nuovo sistema sanitario nazionale: principi, prospettive e partecipazione per una riforma sostenibile”, ha visto riflettere insieme le aziende sanitarie calabresi, l'Ordine dei Medici e diverse università tra cui, oltre a quella catanzarese, anche figure di rilievo dell'Università di Messina, dell'ateneo Tor Vergata di Roma e del CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria) dell'Università Bocconi di Milano.

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Un dibattito, quindi, partito dai principi, per definire quale possa essere il futuro di uno dei beni comuni più preziosi che ogni cittadino dovrebbe avere interesse a preservare: il Servizio Sanitario Nazionale. I punti d'intervento per riformare il Servizio Sanitario Nazionale secondo Gandolfo Miserendino, direttore generale di Azienda Zero (l'ente di governance della sanità regionale calabrese), “sono tanti. Sono molteplici e possono essere ovviamente attivati nelle varie fasi oggi che riguardano la medicina, e quindi in questo caso la sanità. Si sta già facendo tanto in Regione, nel senso che si interviene sugli aspetti che riguardano, ovviamente, la prevenzione, l'area distrettuale e l'area ospedaliera. Sono tre ambiti tutti importanti e noi abbiamo già dimostrato, con l'attività che è stata fatta nel corso degli ultimi anni, quelle che sono le aree che possono essere ovviamente soggette a miglioramento. In questo caso tutte, faccio riferimento ai Livelli Essenziali di Assistenza dove vediamo, ad esempio, gli incrementi che sono stati portati avanti proprio per le tre aree (distrettuale, ospedaliera e prevenzione), ricordando che proprio dall'ultimo report che è stato emanato da Agenas e dal Ministero della Salute la Regione Calabria non è più l'ultima regione d'Italia ma trova un miglioramento su quelle che sono l'area della prevenzione e l'area ospedaliera”.

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Interrogato poi su quali possano essere le misure da mettere in campo per ovviare a quanto recentemente evidenziato da un sondaggio Ipsos, condotto per la Federazione italiana medici di medicina generale, secondo cui l'80% degli italiani almeno una volta ha rinunciato a una prestazione sanitaria pubblica per via della lunghezza delle liste d'attesa, Gandolfo Miserendino ha rilevato come in Calabria si stia “facendo un grande lavoro. Noi abbiamo emanato, come Regione e quindi lato dipartimento Salute e Welfare, tre DCA (Decreti del Commissario ad Acta ndr) che danno risorse per più di 40 milioni di euro proprio per le aziende sanitarie affinché possano applicare dei piani di riduzione di liste d'attesa. E' un percorso che va dall'ambito di prescrizione, quindi da quello che genera domanda e offerta, fino alla realizzazione delle cure. Viene messo all'interno, quindi alla prestazione specialistica che viene eseguita, ed è all'interno di un percorso complessivo che si permette di migliorare singole aree finalizzate, con questo potenziamento di risorse, chiaramente a cercare di ridurre le liste d'attesa. E' un progetto che sta funzionando, anche sulla base di quelli che sono i numeri che oggi, ad esempio, le piattaforme uniche come quelle del Cup ci danno in termini di risposta”. Un ruolo lo ha anche “l'introduzione di nuova tecnologia che stiamo utilizzando – ha aggiunto Miserendino -. Ricordo a tutti il recall, che è una delle tecnologie inserite su tutte le aziende sanitarie da parte di Azienda Zero: ha portato un buon miglioramento in quello che riguarda la disponibilità di posti e quindi l'attività che può essere realizzata”.

Ospite di rilievo del convegno è stato anche il commissario straordinario dell'Asp di Crotone, Monica Calamai, che da parte sua ha evidenziato come oggi sia stato più che altro “presentato un documento, un'ipotesi di riflessione e di lavoro su quelli che sono gli elementi essenziali di possibile evoluzione del sistema sanitario nazionale, ovviamente pubblico ed universale, che mantiene e deve mantenere quelli che sono i principi fondamentali ispiratori della legge 833 del 1978, che nessuno mette in dubbio”. Al di là dei principi, però, sono state prodotte anche “una serie di riflessioni importanti rispetto alle proposte da portare avanti che riguardano, evidentemente, i tempi che sono cambiati – ha proseguito Monica Calamai -. Noi abbiamo una situazione diametralmente opposta rispetto al 1978, quando è nato il nostro Sistema Sanitario Nazionale: siamo passati da una realtà in crescita demografica esattamente a una realtà dove tutto questo è invece il contrario. Vi è una popolazione che è una delle più anziane d'Europa, una delle più anziane al mondo, e quindi una popolazione con patologie multipresenti, croniche. Abbiamo però anche una speranza di vita che si è allungata nel tempo, con un mantenimento in vita sicuramente più prolungato ma con delle necessità anche di servizi che si sono modificati nel tempo. In più abbiamo un sistema sanitario che ha un insieme di finanziamenti che si sono andati riducendo nel tempo e che vogliono rappresentare anche la necessità di ulteriori interventi e integrazioni che ci debbono essere per poter mantenere la rete e il sistema che è stato creato”.

La discussione di oggi, quindi, verte “su vari temi, che vanno da quello dell'equità – ha evidenziato Calamai -, della prossimità, della sostenibilità evidentemente del sistema, ma anche a tutti i processi di innovazione tecnologici che possono aiutare un'evoluzione del sistema stesso, fino ad arrivare a questo che è il nuovo concetto della salute oggi. Un concetto che esiste da tempo, ma che è stato stressato sempre di più grazie anche all'agenda 20-30, parlando di One Health e tenendo tutti gli attori del sistema dentro a un equilibrio che produce salute e che vede, evidentemente, non solo l'ambiente umano ma anche quello animale, e quello che è il contesto generale in cui si vive, tutti fortemente coinvolti e che quindi devono essere partecipi a concorrere a quella che è la soluzione finale di equilibrio ideale per mantenere un sistema universalistico che produca servizi efficaci ed efficienti effettivamente”.

Un commento Monica Calamai lo ha riservato anche al problema delle lungaggini delle liste d'attesa: “Come dicevo prima, mi riaggancio al fatto che la popolazione è anziana ed ha cronicità. E quindi, nell'andare a ridefinire i percorsi di presa in cura dei pazienti cronici noi toglieremo tante liste d'attesa perché sposteremo, diciamo così, la presa in carico di questi pazienti su percorsi definiti dove il cittadino non dovrebbe quanto meno andare a prenotare, riprenotare, tutti gli appuntamenti di controllo, di visita piuttosto che di diagnostica che deve fare. Quello che si può infatti vedere è che sulla parte che riguarda le liste d'attesa, i volumi di attività, una percentuale significativa è rappresentata da cronicità e una percentuale molto piccola è rappresentata da un 'tocca e fuggi', nel senso di una visita spot. Quindi sicuramente va riorganizzato tutto questo sistema dentro una riorganizzazione complessiva, cioè di rimessa a sistema dei percorsi diagnostici terapeutici con l'aiuto anche, in questo caso, del digitale e con una componente del sociale che spesso è molto slegata da quelli che sono i famosi PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali ndr). Anche la legge nazionale sui tempi d'attesa ne parla, devo dire. Addirittura parla di una messa a punto dei PDTA, proprio per evitare e verificare questo fenomeno. E' chiaro che abbiamo dentro il sistema delle liste d'attesa la necessità di riorganizzare anche l'offerta che noi diamo, non solo in termini di volumi di attività ma anche in termini di modalità con cui l'eroghiamo. Io ho visto, nelle mie esperienze passate, che avere organizzato l'attività ambulatoriale e di diagnostica leggera e pesante anche il sabato e la domenica ha modificato fortemente il sentimento di fiducia della popolazione nei confronti del sistema, che è un altro problema che noi oggi abbiamo. Questo infatti fa detendere la tensione: cioè il cittadino, mi metto nei suoi panni, che va a chiedere una visita e esce fuori senza avere una data entra in una forte tensione. Il cittadino che invece esce e sa che, anche se a distanza, quel determinato giorno avrà la visita... Strutturare il servizio anche in fasce orarie notturne, e anche fino a mezzanotte o alle dieci, e l'ambulatoriale anche il sabato e la domenica ho visto che ha fatto proprio detendere completamente la tensione anche rispetto ai tempi d'attesa”.

Soddisfazione per l'evento di oggi all'Università Magna Graecia di Catanzaro è stata espressa dalla professoressa Marianna Mauro, responsabile del Centro di Ricerca in Health and Innovation dell'ateneo, che ha evidenziato come l'appuntamento odierno prenda “le mosse da un'analisi approfondita di quelle che sono le criticità che il sistema sanitario sta attraversando. Da esse emerge la necessità di ridefinire una carta valoriale che è alla base di una possibile nuova riforma del sistema sanitario nazionale. Si tratta oggi della presentazione di un documento sul territorio della regione Calabria, già presentato presso il Cnel di Roma, redatto da un gruppo di studiosi, che identifica i 15 principi di base su cui discutere e che potrebbero contribuire al miglioramento e all'ammodernamento di questo sistema sanitario nazionale. Sono principi variegati: si parte dalla riaffermazione dell'universalismo, un principio che va difeso e riaffermato nella sua accezione moderna. Si parla di equità, intesa sotto diverse dimensioni, e si sanciscono una serie di principi che possono contribuire a migliorare il sistema sanitario nazionale”. L'analisi ha riguardato anche le criticità sul “livello di spesa del sistema sanitario nazionale, che è insufficiente a coprire tutti i bisogni di salute, generando tutta una serie di squilibri e di effetti negativi anche sulla salute della popolazione che non ha accesso alle cure. Gli attori istituzionali potranno quindi confrontarsi attorno a una proposta ed eventualmente farla propria, o comunque potranno contribuire ad accendere un dibattito sulla potenziale modifica di questo sistema sanitario nazionale che si rende ormai necessaria”.

Tra i relatori del pomeriggio è stato presente anche il professore Elio Borgonovi, presidente CERGAS dell'Università Bocconi di Milano, che, dal canto suo, ha evidenziato come si sia “partiti da una considerazione: dopo 45 anni dall'approvazione della legge 883 di introduzione del Servizio Sanitario Nazionale è giunto il momento di fare il tagliando speciale, come si dice in gergo. Uno dei principi è quello di rivedere il concetto di universalità che viene confermato, ma viene qualificato. Perché l'universalità deve essere anche compatibile con le risorse e deve essere proporzionale ai tipi di bisogno. Un secondo concetto importante è la globalità dell'assistenza: non solo in ospedale ma bisogna prendersi cura della salute delle persone prima, con la prevenzione e corrette diagnosi possibilmente veloci e precoci. E poi, dove necessario, la diagnosi e poi anche la presa in carico delle persone con cronicità. Quindi i nostri 15 principi che costituiscono i pilastri di una possibile riforma, o rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, che poi andrà tradotta in proposte di legge. Oggi in questa sede presentiamo questo documento per raccogliere anche suggerimenti e miglioramenti, stiamo facendo un tour in varie parti d'Italia e questo è uno dei primi appuntamenti”.

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