di CARLO MIGNOLLI
La Nuova Ochestra Italiana, fondata da Renzo Arbore, torna in scena e lo fa a Lamezia Terme in esclusiva per AMA Calabria, il 12 agosto alle 21:30 presso il Teatro all’aperto Parco Mitoio. Tra i brani in scaletta del concerto “Napoli tre punti a capo” ascolteremo quelli storici dell’Orchestra insieme a composizione più recenti. Uno dei membri storici del gruppo, Massimo Volpe, si è raccontato ai nostri microfoni, dagli inizi di carriera fino alle prospettive per il futuro.
Sarai a Lamezia Terme il 12 agosto insieme alla Nuova Orchestra Italiana fondata da Renzo Arbore. Eravate mai stati in Calabria a suonare? Se si, avete qualche ricordo in particolare della regione?
«Con Arbore siamo stati in Calabria decine di volte, non ricordo esattamente quante. Abbiamo suonato a Lamezia e in molte altre località. Ricordo Praia Mare nei primi anni '90, e Catona, dove siamo stati più di una volta e anche l'anno scorso, ma senza Renzo Arbore. Ho un bel ricordo di una serata a Reggio Calabria sul lungomare, penso nei primi anni dell'Orchestra Italiana ed è stata una serata spettacolare. In generale, siamo sempre stati accolti molto bene».
Come e quando nasce la tua passione per la musica e quale è stato il tuo percorso per diventare membro della Nuova Orchestra Italiana?
«Ho iniziato come studente di pianoforte al Conservatorio di Napoli a circa dieci anni. La mia passione per la musica è stata incoraggiata dalla mia famiglia, soprattutto da mia madre e dai miei fratelli maggiori che suonavano la chitarra. Sono cresciuto con la musica degli anni '60, come i Beatles, e fin da piccolo ero affascinato dalle radio e dai dischi. Ho studiato pianoforte e ho seguito il percorso accademico tradizionale, sebbene fossi sempre attratto dalla musica moderna. Suonando con gruppi locali, ho iniziato a fare i miei primi turni di registrazione, sia come musicista che come arrangiatore. Mi interessava la musica elettronica e utilizzavo sintetizzatori. Dopo i 20-25 anni, ho iniziato a fare tournée, come quella con Alan Sorrenti in America. Ho creato un gruppo chiamato “Popularia”, i cui membri fanno parte dell'Orchestra Italiana. Il gruppo si distingue per l'uso di strumenti acustici come mandola, mandolino, e chitarre acustiche, insieme a una base di batteria, basso, tastiere e chitarre elettriche. Con questo gruppo abbiamo creato un nostro sound, che ha attirato l'attenzione di Pino Daniele e altri musicisti come Tony Esposito e Tullio De Piscopo. Negli anni '80, ho suonato con vari artisti napoletani. Poi, alla fine degli anni '80, ho lavorato con Roberto Murolo come arrangiatore e abbiamo partecipato a una trasmissione per celebrare i suoi 80 anni, con la presenza di Renzo Arbore. È stato in quel periodo che è nata l'idea dell’Orchestra Italiana, che abbiamo fondato nel 1992. La NOI Nuova Orchestra Italiana nasce invece nel 2022, quando Arbore ha lasciato le scene».
Hai dei modelli o delle influenze particolari che hanno ispirato il tuo stile musicale?
«Da giovane ero affascinato da Renato Carosone, sia come pianista che come musicista. Lo trovavo all'avanguardia, combinava influenze dal jazz, rock, swing e musica latina. Successivamente, mi sono aperto al jazz moderno, ascoltando gruppi come i Weather Report, Chick Corea, Herbie Hancock e altri. Anche la musica araba ha iniziato a interessarmi, con l'uso di strumenti come darbouka e djembe. Queste influenze si sono poi riflesse nei miei arrangiamenti».
In un mondo della musica dominato dal rap e dalla trap, quali consigli daresti a dei giovani che decidono di intraprendere la difficile strada della musica che avete da sempre fatto voi?
«Il consiglio principale è la perseveranza. Bisogna fare proprio il proprio stile, metabolizzare tutte le influenze e studiare. Anche noi abbiamo incorporato elementi di rap nei nostri brani, già 30 anni fa con il nostro caro amico Beniamino Esposito. Sperimentare è sempre stato importante per noi. È essenziale non fare le cose in modo superficiale. La nostra orchestra è diventata un modello per molti, mostrando come la musica napoletana può essere reinterpretata».
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
«Senza Arbore stiamo cercando di continuare il progetto della Nuova Orchestra Italiana. Vogliamo portare avanti il repertorio, anche riproponendo brani che non eseguivamo più. Ci stiamo aggiornando e adattando ai tempi, utilizzando i social media e le piattaforme digitali. Vogliamo continuare a portare la nostra musica in Italia e all'estero, dove abbiamo sempre avuto un grande riscontro».
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