Ama Calabria, Teo Teocoli a Lamezia con “Tutto Teo”: “Tornare in questa terra è sempre un’emozione”

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images Ama Calabria, Teo Teocoli a Lamezia con “Tutto Teo”: “Tornare in questa terra è sempre un’emozione”

  23 dicembre 2024 10:37

di CARLO MIGNOLLI

Per la prima volta ospite di Ama Calabria, Teo Teocoli arriva a Lamezia Terme con il suo spettacolo “Tutto Teo” il 26 dicembre alle ore 21:00 al Teatro Grandinetti.

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Comico, imitatore, cabarettista, attore, cantante e conduttore televisivo, Teocoli porterà sul palco tutta la sua straordinaria energia in uno show che ripercorre i momenti più iconici della sua lunga carriera: Cesare MaldiniAdriano CelentanoRay Charles, sono solo alcune delle imitazioni più riuscite che il mattatore, tra un vivace racconto e l’altro, riesce ad incastrare perfettamente nel suo spettacolo, accompagnato dalla Doctor Beat Band.

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Teocoli si è raccontato ai nostri microfoni in un’interessante intervista, durante la quale ha ripercorso la sua carriera, condiviso alcuni aneddoti e svelato i segreti dietro i suoi personaggi più celebri.

 

Torni in Calabria con lo spettacolo “Tutto Teo”. Cosa si prova a tornare nella nostra regione? Quali sono le sensazioni?

«Tornare in Calabria è sempre una bella emozione, ho trascorso le vacanze estive fino ai 17 anni a Reggio Calabria, per me una seconda casa in quegli anni e sono molto legato a questa terra. Recentemente però sono stato a Soverato e Cosenza per lavoro e adesso arrivo con questo spettacolo a Lamezia, per me una novità perché non mi ci sono mai esibito. Mi piace vedere come la Calabria si sta sviluppando, anche con progetti ambiziosi come l’ampliamento dell’aeroporto proprio di Lamezia. Spero che le cose vadano bene per tutti».

Nello spettacolo interpreti tanti personaggi iconici della tua carriera. Ce n’è uno a cui sei particolarmente affezionato? E perché?

«Sono molto affezionato alla figura di Cesare Maldini, un personaggio che ho creato. Era una persona straordinaria, onesta e generosa, anche se un po’ riservata. Quando lo imitavo, si divertiva, ma ogni tanto si arrabbiava: “Ma cosa hai detto? Vaffanc***!” (ride). Cesare era così, diretto, ma gli volevano bene tutti. La sua voce e i suoi modi mi hanno ispirato tantissimo. Nel mio spettacolo racconto anche aneddoti su di lui e sul mondo calcistico legato al Milan di Berlusconi. È un personaggio che ho interpretato con molto divertimento, ma anche con un po’ di rabbia, perché lui era una persona che non dava molta confidenza, come il figlio Paolo che oggi non si presenta alla festa del 125 anni del Milan, ma con me si apriva. Ci siamo divertiti insieme, soprattutto quando andavamo all’Idroscalo, a Milano, a giocare a pallone. Queste gag, questi momenti, li riproporrò nel mio spettacolo, come un ‘bis’. Cesare Maldini, l’avvocato Prisco, Galliani e quel mondo del calcio legato a Berlusconi sono tutti personaggi che mi fanno ancora divertire. Parlo di un calcio che non tornerà più, un calcio che era più genuino, più divertente. Era un’epoca magica».

Nella tua carriera hai lavorato con tanti grandi nomi dello spettacolo italiano. Qual è stato l’incontro che ti ha cambiato la carriera?

«L’incontro che mi ha davvero cambiato è stato con Enzo Jannacci. Più che cambiarmi la carriera, mi ha cambiato la vita. Prima di lui avevo lavorato con grandi come Adriano Celentano, ma è stato Jannacci a farmi capire che la mia strada era nel cabaret, piuttosto che nel canto o nel cinema. Era un genio e con lui ho capito che potevo usare la mia comicità in modi nuovi, con la battuta pronta e la fisicità che mi caratterizzano. Ho fatto anche tre Sanremo, ma il cabaret è stato il mio destino».

La comicità è cambiata molto negli ultimi anni. Cosa pensi dell’evoluzione della comicità italiana?

«Oggi ci sono tanti giovani talentuosi, ma purtroppo non hanno le stesse opportunità che avevamo noi. In passato, a Milano c’era il Derby, a Roma il Bagaglino, luoghi dove nascevano grandi talenti e dove gli artisti potevano crescere e fare esperienza. Io sono nato in un’epoca in cui c’era un ambiente fertile, con tanti cabarettisti che lavoravano insieme. Oggi, purtroppo, non c’è più nulla di simile. La comicità di oggi è cambiata, e in qualche modo si è un po’ appiattita. La mediocrità sembra prevalere, e non c’è più spazio per l’originalità. È un peccato, perché la comicità dovrebbe essere un’arte che si rinnova continuamente».

Hai partecipato anche a un podcast di stand-up comedy recentemente. Cosa pensi di questo nuovo modo di fare comicità?

«Mi piace, ma è molto diverso dal nostro tipo di cabaret. Oggi la comicità è più solitaria, mentre noi, negli anni passati, lavoravamo insieme, ci scambiavamo idee. C’era una grande comunità di comici che si sostenevano a vicenda. Ora, invece, vedo che ogni comico è più individualista».

Dopo “Tutto Teo”, hai già in mente nuovi progetti?

«”Tutto Teo” è una sorta di “contenitore” dove posso portare i miei personaggi migliori e aggiungere sempre qualcosa di nuovo. Mi piace esplorare personaggi canori come Ray Charles, che faccio in una versione ironica. E poi ci sono i classici come l’avvocato Prisco, che fa sempre ridere con la sua ironia pungente. Non so quanto ancora andrò avanti, ma finché il pubblico mi seguirà, continuerò a proporre i miei cavalli di battaglia».

Hai costruito la tua carriera su personaggi e imitazioni. Come li definiresti?

«Non li considero semplici imitazioni. Sono personaggi nati dalla mia fantasia, con caratteristiche uniche. Ho sempre cercato di creare figure che fossero riconoscibili ma anche surreali, come il giornalista fanfarone o il cabarettista improvvisato. E poi, scavando nei miei ricordi, racconto storie della mia carriera, come quando ho incontrato Lucio Battisti in una balera a Torino. Era un ragazzo timido ma di grande talento, e con lui ho condiviso momenti indimenticabili, anche se non si faceva vedere spesso».

Ultima curiosità: cosa pensi del futuro dello spettacolo in Italia?

«Spero che si torni a valorizzare il talento e la creatività. Oggi sembra che tutto sia dominato dalla velocità e dalla superficialità. Ma io credo ancora nella forza delle idee e nel lavoro duro. Il mio consiglio ai giovani è di non mollare mai e di cercare sempre di distinguersi».

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