Anche se, causa Covid, quest’anno l’usanza ha avuto carattere simbolico.
19 marzo 2021 10:24di MASSIMO PINNA
Ancestrale nel senso di amore per le tradizioni. Le tradizioni sono il motore di una comunità, sono storia e vita.
La comunità di Amaroni è molto legata alla figura di San Giuseppe e la dimostrazione sta nel fatto che ogni amaronese il 19 marzo ricorda l'evento dei panuzzedha e sembra quasi che si ritorni fanciulli spensierati.
Quest'anno anche il Santo Padre Francesco ha voluto dedicare un anno a San Giuseppe chiamato appunto Anno Giuseppino con la lettera Apostolica "Patris corde" col cuore di padre. Il romano pontefice mette in risalto la figura del padre di Cristo e dello sposo di Maria che non sta in secondo piano ma opera al piano della salvezza Curiosità il papa è molto legato alla figura di San Giuseppe nel suo stemma compare il fiore di nardo. Stamattina, quindi, tutti a ‘panuzzedha’.
Almeno con il cuore e naturalmente, a causa del Covid, solo simbolicamente. Ma come detto con il cuore certamente e con la mente, tutti gli amaronesi stamattina hanno pensato la stessa cosa: i panuzzedha di San Giuseppe.
Da sempre, infatti, la mattina del 19 marzo, festa di San Giuseppe e, dopo di lui, di tutti i papà, ad Amaroni si ripete un rito tradizionale che, almeno in parte, non trova riscontro nelle zone limitrofe, e le cui radici si perdono nel Medioevo. Infatti, se la tradizionale sagra della pasta e ceci, è un’usanza diffusa, la distribuzione alla mattina presto, quasi all’alba, dei tradizionali panini fatti in casa detti “panuzzedha”, ai festanti bambini, è veramente una chicca.
Un’usanza che si rinnova così di anno in anno, e che non conosce oblio, prova né è che anche i bambini del III millennio, dall’età in cui muovono i primi passi ai più grandicelli, vi partecipano in massa. La distribuzione viene fatta dalle massaie del paese che, in onore di San Giuseppe, sfornano i panini nella notte per farli trovare ancora caldi alle prime luci dell’alba, momento a partire dal quale, torme di bambini gioiosi e chiassosi girano per le vie del paese, facendo quasi a gara a chi riesce a farsi donare il maggior numero di panini.
Questa tradizione secolare, ha origini, almeno medievali, e il cui significato può essere visto anche come miscuglio tra gli antichi riti propiziatori di una buona stagione per le messi, essendo a cavallo del solstizio di primavera, e il dono disinteressato di pane, che ai tempi, rivestiva un’importanza anche pratica, specie per i bambini più poveri. Ciò veniva fatto in onore di San Giuseppe, padre di Gesù e simbolicamente padre di tutti i bambini.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736