di GABRIELE RUBINO
Il danneggiamento di un tavolo aziendale, il procedimento disciplinare e poi la reazione. Tre dipendenti dell'AMC hanno querelato i vertici della partecipata del trasporto pubblico locale, il dg Luca Brancaccio e l'amministratore unico Eugenio Perrone. I lavoratori si sentono 'perseguitati' e 'diffamati' per quanto accaduto in azienda.
Le tappe dello 'scontro' sono ripercorse nell'esposto-querela presentato dai tre ausiliari del traffico dell'azienda ai Carabinieri lo scorso dicembre. Oggetto del contendere per l'appunto il "deturpamento' del tavolo aziendale nel corso di una riunione avvenuta l'anno scorso. Il 'deturpamento' sarebbe una 'scritta'. A giugno, i tre vengono convocati dal dg Brancaccio per riferire sulla vicenda, dopo che circa un mese prima era partita 'l'indagine' interna. Pur negando l'addebito, si erano detti disponibili a risarcire il danno per "chiudere bonariamente la controversia". A quel punto, i tre, con il supporto dall'avvocato Raffaele Bruno, sostengono di non conoscere il presunto autore del danno.
Nonostante l'incontro, viene a loro contestata la condotta omissiva nell'individuazione del presunto colpevole. Ciò produce la sanzione disciplinare della censura. Il tentativo di far revocare la misura produce l'effetto opposto: non solo la censura, ma in aggiunta ciascun dipendente subisce la trattenuta in busta paga di 162,66 euro nel cedolino di luglio.
"Somma che - stando ai dipendenti - veniva quantificata unilateralmente senza alcun contraddittorio fra le parti
senza mostrarci uno straccio di fattura per la riparazione". Per i lavoratori la condotta del management dell'Amc è "da considerarsi illegittima e in violazione di ogni norma di natura penale. Atteso che il Management avrebbe dovuto comunicare il presunto reato all'autorità giudiziaria competente al fine di consentire attraverso le indagini la conoscenza del responsabile del presunto gesto". A quella riunione hanno partecipato altri due soggetti, tuttavia non si è a conoscenza dell'adozione di provvedimenti.
Ad avviso dei tre dipendenti, la sanzione si sarebbe dovuta applicare seguendo l'iter del procedimento disciplinare. Quindi, con l'esame di una commissione e il rispetto del principio del contradditorio. Cosa che non sarebbe avvenuta, da qui la querela e lo scontro e l'auspicio che la giustizia farà il suo corso. Naturalmente i lavoratori si riservano di adire l'autorità civile per la restituzione delle somme e per contestare il declassamento.
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