Ancora un successo per lo spettacolo teatrale di Marcella Crudo “C’era na vota…cu c’era, cu c’era”, in scena al Bridge Club Catanzaro

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images Ancora un successo per lo spettacolo teatrale di Marcella Crudo “C’era na vota…cu c’era, cu c’era”, in scena al Bridge Club Catanzaro
La compagnia teatrale Bridge Club di Catanzaro
  06 gennaio 2020 17:18

di FRANCESCO IULIANO

Un tuffo nel passato. E’ stato anche questo lo spettacolo teatrale dal titolo “C’era na vota…cu c’era, cu c’era”, scritto e diretto da Marcella Crudo. Uno spettacolo allestito nel teatro “Giargurgolo” del Bridge Club Catanzaro di via Bambinello Gesù. Novanta minuti in cui è stata rappresentata una Catanzaro che non c’è più. Una Catanzaro fatta di incontri, di aneddoti, di antichi mestieri e di tradizioni. A rappresentare i personaggi di un tempo, gli attori della compagnia teatrale Bridge Club diretta da Marcella Crudo.

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«L’idea di pensare ad uno spettacolo che ricordasse una città che non c’è più – ha spiegato MarcellaCrudo – è nata dalla necessità di voler recuperare il nostro territorio dopo l’abbandono, che è sotto gli occhi di tutti, del centro storico. Volevo che la gente prestasse più attenzione a quello che è stato il degrado del cuore pulsante della città. Un cuore che viveva di commercio, di terziario, di uffici. Catanzaro era una città che viveva la sua aggregazione attraverso le feste che cadenzavano i mesi dell’anno. C’era il Natale, il carnevale, la Pasqua, la Pentecoste. E c’era il gran ballo di Carnevale nei saloni del teatro Comunale. Una festa che coinvolgeva tutti i ceti della città. Oggi di tutto quello che c’era, è rimasto poco e niente».

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Punto di forza della “commedia”, il dialetto. «Recuperare il dialetto – ha aggiunto - è per me un’operazione che avviene attraverso ricerca, creatività, fantasia ed esperienza; il dialetto inteso come garanzia di un supporto mentale contro le delusioni, i traumi, le paure, i fallimenti, le angosce moderne, postmoderne e ultramoderne che si presentano all’uomo di oggi. Un’operazione che io chiamo del “disincanto”  che grazie al sorriso catartico e all’ironia liberatoria, mi permette di recuperare una visione del mondo a misura d’uomo per allontanare quel senso di frustrazione che attanaglia e turba il vivere quotidiano».

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La compagnia teatrale era composta da: Carla Rotundo, Maddalena Ranieri, Martina Carchidi, Samuele Fazzari e Riccardo D’Amico (nonna e nipoti); Gaetano Greco e Stefania Botti ( Focularu e ciminera); Giuseppe Veraldi ed Elio Viapiana  (mastru Cenzu e mastru Totu); Sara Tripodi e Maria Teresa Scavelli (arreu i vitri, ‘Ntnetta e Cuncetta); Annamaria Caruso (la pacchiana); Mimmo Montesano ed Ida Sensi (i ‘nnamurati Ciccio e Maddalena); Anna Rubino e Donatella Bosco (i serbituri,  Tota a pentonisa e Rosa a riggitana); Pinarosa Nicita (signora Maria); Vincenzo Sestito (il migrante). Ed ancora Paola Giaginti (direttore di scena); Anna Rubino e Marcella Crudo (costumi e trucco): Roberto Mellea (scene, luci, musiche e diapositive).

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