“Angeli della Sila”, il camposcuola tra natura, emozioni e nuove sfide generazionali

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  08 luglio 2025 15:45

Ogni anno è sempre più dura, ma l’associazione di Protezione Civile “Angeli della Sila” continua a credere nelle enormi potenzialità dei campiscuola per ragazzi. Per la presidente Mariella Gagliardi, il consigliere Giuseppe Drago e tutta la squadra di diciassette volontari, specializzata nel soccorso  e nella difesa del territorio, si è perso il conto dei campiscuola effettuati, ma ogni anno si fa sempre più fatica perché sono cambiate le generazioni di ragazzini che vi aderiscono. “Fino a qualche anno fa era più facile privare i ragazzi del cellulare per vivere a pieno la magia del campo, ora ci si scontra con quella che è una vera e propria “dipendenza” dalla quale è difficile staccarsi – commenta la presidente, che nella terza giornata di camposcuola tra i boschi della Sila, e precisamente in contrada Granaro, tra le residenze del Mabos (Museo d’Arte del Bosco della Sila), ha accolto Don Francesco Cristofaro, lo psicologo e dirigente regionale Roberto Cosentino ed il commediografo Mario Sei, per proporre ai ragazzi un momento dal “sapore” un po' diverso da quelli vissuti finora. Dopo l’inaugurazione del 3 luglio, alla presenza del prefetto De Rosa e dei sindaci dei comuni di Taverna, Sorbo San Basile e Settingiano (nonché del direttore del CSV Calabria Centro, Stefano Morena, nel giorno seguente) e le simulazioni effettuate con i Carabinieri e la Croce Rossa, i  22 partecipanti al campo sono stati infatti invitati a mettersi in circolo sotto gli alberi per parlare un po' di se stessi ed aprirsi alle meraviglie del Creato.

Il rispetto per la natura va di pari passo con il rispetto degli altri – ha fatto osservare don Francesco – Curare l’ambiente, piantare semi e fiori, è un po' come avere attenzione per i bisogni dell’altro, rispettando i suoi limiti e mettendo in rilievo le sue qualità”. Ma per farsi conoscere ed apprezzare bisogna anche sapersi presentare: e qui Mario Sei ha messo alla prova tutti, dai più spavaldi ai più timidi, nel  far notare, tra le risate generali, quanto la pronuncia o la postura sbagliata possano dare una brutta impressione. Certo, le “t” che vengono moltiplicate nelle latitudini calabresi non aiutano, ma la dizione è un’arte che si può imparare ed affina le capacità oratorie. Ma c’è bisogno di qualcuno che faccia notare – anche ridendoci un po' su – i “difetti”  che ci portiamo dietro sin da piccoli. Oltre al linguaggio verbale, infatti, anche i gesti definiscono quello che siamo, e prima o poi, al di là dei social, ci si incontra davvero, si comunica, ci si presenta, ed è importante saperlo fare senza perdere di vista quello che realmente si è.

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C’è stato anche il tempo per porsi delle domande, dalle più banali alle più profonde, su stimolazione dello psicologo Cosentino, mirate appunto a conoscersi ed a farsi conoscere. Ed è così che i maschietti hanno dichiarato una forte avversione per la danza in contrapposizione al gruppo delle femmine, mentre è proprio da quest’ultimo che sono pervenute le domande legate all’esistenza, se c’è vita dopo la morte o quanto c’è di vero nella teoria del Big Bang. E sempre le femmine hanno detto “sì” all’impegno nel volontariato in futuro, tra un invito e l’altro a credere nei propri sogni e ad adoperarsi per realizzarli: per i maschi, invece, il futuro ha l’aspetto di un pallone da calcio e del gruppo di amici, e c’è chi, tra questi, ama scherzare più degli altri e immagina il suo futuro da “mantenuto”.

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Le divisioni tra maschi di femmine, tra chi viene dallo stesso paese pre-silano e chi da Catanzaro, sono state di giorno in giorno superate con le prove di gruppo, con la condivisione di spazi comuni come le stanze, il refettorio, i bagni e, persino, l’utilizzo delle fontane per lavarsi le ciotole personali. Anche la realizzazione in pochi minuti di una base musicale, con l’utilizzo di parole suggerite da don Francesco, ha gettato le basi per superare le divergenze e sentirsi parte di un gruppo eterogeneo. E l’ultimo giorno di campo, il 6 luglio, è stato difficile lasciarsi.

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