"Regolarizzare i lavoratori migranti, braccianti agricoli stagionali, significa eliminare i ghetti, combattere lo sfruttamento, dare dignità alle persone e al lavoro e togliere ai caporali e alla 'ndrangheta il loro strumento per eliminare le tutele contrattuali e limitare i diritti salariali a tutti i lavoratori, compresi quelli italiani".
A sostenerlo, con un post pubblicato su Facebook, è il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato.
"Se si regolarizza il lavoro e si utilizza il collocamento e il trasporto pubblico - sottolinea Sposato - aumentano le possibilità di tutela perché non ci sarà il ricatto del lavoro, non si potrà pagare a un euro per una cassetta di agrumi, si dovranno rispettare i contratti di lavoro con un salario regolare e ci potrà essere un ritorno alla terra dignitoso non solo dei lavoratori migranti ma anche di quelli italiani".
"Ma la filiera produttiva e commerciale agricola si deve accorciare. Troppi piccoli produttori, in tutta la Calabria, sono vessati da consorterie criminali, dalla 'ndrangheta, che determinano il prezzo del prodotto, determinano chi compra, determinano chi vende. Ecco perché- conclude Sposato- serve dimensione etica e responsabilità sociale delle imprese agricole e della distribuzione, anche per evitare dumping tra quelle imprese che rispettano i contratti di lavoro. Per questo è necessario un provvedimento per la regolarizzazione dei lavoratori migranti anche nel nostro Paese, così come avvenuto in altri Paesi Europei. Per un nuovo umanesimo del lavoro".
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