Anniversario assassinio Scopelliti, la figlia: "È finito il tempo della speranza, della fiducia"

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Antonino Scopelliti
  09 agosto 2023 12:49

“Le parole sono finite. È finita la pazienza, è finito il tempo della speranza, il tempo della fiducia. Oggi rimarrò in silenzio. Vi prego di rispettare la mia scelta”. Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonino ucciso il 9 agosto del 1991, annuncia all’AGI che oggi si "tapperà la bocca". Le parole le ha dette tutte in questi anni e, fedelmente a quanto aveva annunciato l’anno scorso, rimarrà in silenzio in occasione delle commemorazioni del padre. Un silenzio che parla più di mille parole. 

Lo scorso 9 agosto aveva affidato ai social un appello durissimo in cui, pur nel “massimo rispetto della magistratura”, aveva chiesto di “ricominciare da zero” nelle indagini. Aveva implorato di arrivare finalmente a quella Giustizia, altrimenti “non ci sarà un altro 9 agosto. La morte di mio padre tornerà a essere un fatto intimo personale familiare della comunità che ha amato mio padre, fino a quando non ci avranno dimostrato di fare sul serio nella ricerca della verità”.

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E così, un anno dopo, sarà per Rosanna Scopelliti e per sua figlia. “Avevo sette anni il 9 agosto del 1991. Oggi è mia figlia ad avere la stessa età e a chiedermi perché il nonno è stato ucciso e non la può portare a mare. Trentadue anni dopo – commenta - ascolto da mia figlia le stesse domande che mi ponevo quando cercavo di ritrovare tra le stanze di una casa vuota un abbraccio o un sorriso perso per sempre. E non ho una risposta”.

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Un omicidio ancora senza giustizia e verità processuale. Anche se sin da subito piuttosto chiaro, tanto che il dottor Giovanni Falcone ebbe a scrivere solo otto giorni dopo su La Stampa: “L’ultimo delitto eccellente, l’uccisione di Antonino Scopelliti, e` stato realizzato, come da copione, nella torrida estate meridionale cosicché, distratti dalle incombenti ferie di Ferragosto e dalla concomitanza di altri gravi eventi, quasi non vi abbiamo fatto caso. Unico dato certo e` la eliminazione di un magi- strato universalmente apprezzato per le sue qualita` umane, la sua capacita` professionale e il suo impegno civile. Ma cio` ormai non sembra far piu` notizia, quasi che nel nostro Paese sia normale per un magistrato, e probabilmente lo e`, essere ucciso esclusivamente per aver fatto il proprio dovere”.

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Il proprio dovere, appunto. Ovvero rappresentare la pubblica accusa all’udienza del 30 gennaio 1992 nel Maxiprocesso a Cosa nostra. Purtroppo non ci arrivera`.

La conclusione della figlia Rosanna che oggi è presidente della Fondazione che porta il nome del padre è amarissima ma lucida. “Dieci, venti trenta… trentadue gli anni in cui si è cercata verità e giustizia. Trentadue i colpi inflitti alla nostra voglia di resistere, di crederci, di avere fiducia ancora e ancora e ancora. Trentadue ulteriori colpi inflitti alla memoria di un magistrato, un Uomo che ha servito questo Paese con passione e impegno. Chiedo scusa a Papà, chiedo scusa a mia figlia perché evidente in questi trentadue anni non sono riuscita a fare abbastanza per far comprendere l’importanza della verità, la necessità di ottenere delle risposte in tempi celeri dalla magistratura. Chiedo scusa perché ancora oggi si fatica a comprendere che il sacrificio di Antonino Scopelliti appartiene al Paese e non alla nostra famiglia”.

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