“Con ferma serenità e fiducia assoluta nell'operato degli inquirenti, abbiamo vissuto il vulnus indelebile inferto alla comunità giudiziaria derivato dai provvedimenti giurisdizionali e disciplinari riguardanti magistrati del distretto titolare di incarichi di grande responsabilità; al sentimento di stupore, di dolore, di inquietudine, professionale e personale, si accompagna la serenità di essere giudici che si affidano e restano affidati ad altri giudici, fedeli al mandato costituzionale di essere gelosi custodi della giurisdizione e del processo in cui il giudice è terzo, e non parte, ed amministra la giustizia in nome del popolo italiano".
Sono queste le parole con le quali Domenico Introcaso, presidente della Corte d'Appello di Catanzaro, ha dato il via all'Anno giudiziario. Inetivabile il riferimento a quanto accaduto recentemente nel distretto:
"Delineano un quadro di negazione degli elementi fondanti l'esercizio della giurisdizione: mi sia dato affermare a nome di tutti i 292 magistrati togati in servizio, che solo attraverso la giurisdizione, l'accertamento rigoroso dei fatti, si possono recuperare gli elementi identitari di noi, chiamati a iusdicere. Il rischio della mancanza di fiducia del popolo italiano a cui dobbiamo, oggi e in questa sede, rendere il conto dell'attività svolta nel distretto, va fugato dunque attraverso la giurisdizione, attraverso il giudizio conseguente alla ricostruzione dei fatti, che noi tutti, anche nelle precedenti vicende, attendiamo con fiducia". "La disponibilità all'accountability quest'anno è marcata da siffatta ulteriore esigenza di recupero della storica immagine della magistratura catanzarese con l'offrirsi al giudizio attuato attraverso i canali ordinamentali e processuali, come unica risposta al vulnus dolorosissimi inferto. Con questa dichiarazione di umiltà, disponibilità al giudizio, coscienza di quello che siamo, ribadisco che la relazione sullo stato della Giustizia rappresenta un rendiconto alla collettività sull'attività giurisdizionale del distretto di Catanzaro”.
Di fronte ad una platea vastissima e variegata di personaggi ed autorità, Introcaso snocciola numeri e dati:
sono 2303 gli affiliati alla 'ndrangheta distribuiti nel territorio del Distretto giudiziario di Catanzaro. Nella sua relazione il presidente sostiene che “il distretto-si caratterizza per uno 'Ioc', indice di criminalita' organizzata, alto in tutti i tribunali, in particolare Vibo Valentia (65) e Crotone". Il presidente della Corte d'appello ha poi fatto un'analisi sulle dinamiche criminali riconducibili alla 'ndrangheta: "Nel contesto di crisi generale dell'economia italiana si inserisce il fenomeno criminale, le cui dinamiche espansive conducono all'esportazione dei moduli organizzativi locali calabresi, in rapporto organico funzionale con i nuclei originari, i fenomeni di penetrazione in aree cosiddette sane e nell'economia cosiddetta legale. Il passo successivo - ha sottolineato - e' la sostituzione degli imprenditori storici, in crisi di liquidita' e incapaci di reggere il mercato, con soggetti non 'ndranghetisti ma da questi ultimi cooptati in una logica non di corruzione dell'imprenditore sano bensi' di esercizio, in sua vece, di attivita' legittima formalmente ma finalizzata al reimpiego dei capitali illeciti e all'evasione della normativa. Il passaggio agli appalti pubblici riguardanti tutti i settori delle produzioni e' breve. E da qui l'esigenza delle complicita' degli organi pubblici e politici".
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