di FRANCO CIMINO
Poi dicono, i soliti, i pochi, che scrivo di tutto. Poi dicono, i soliti, i pochi, che scrivo della bontà di chi muore tra quelli che io onoro con un ricordo. Poi, dicono, che non si può dire sempre bene di chiunque. Ma oggi, io dico” come si può restare in silenzio dinanzi alla morte di Antonella Oriolo? Donna. Con la D maiuscola. Cinquantatré anni, ancora più giovani, gli anni, di loro stessi per il modo in cui Antonella li portava. E nonostante la lunga sofferenza fisica dovuta a una malattia che non le ha dato tregua, né scampo. Discreta, riservata, dignitosa, coraggiosa, orgogliosa, non ha mai dato ad amici e conoscenti ed estimatori, mai segni di sofferenza, lamentazioni, ricerca richiesta d’aiuto. Ha sempre, invece? operato per gli altri, senza mai chiedere nulla se non lo spazio di poter essere utile. In particolare, ai più bisognosi. Ai sofferenti. Si bisognevoli di attenzione. O perché soli, o perché trascurati dalla società. Artista autentica. Di immagini e situazioni. Di sentimenti e relazioni. Con la semplice tecnica “pittorica e scultorea insieme, se mi si lasciasse passare questa termine, Antonella ha creato arte pura. Una modesta tela, pure sfilacciata, e qualche pezzo di stoffa, riciclata dalle rimanenze sartoriali, e Antonella ti“dipingeva scolpendo”, attaccando figure bellissime a paesaggi e ambienti straordinari. Particolarmente efficace la sua mano, creava immagini femminili più belle ancora di quelle di un pittore con pennelli e colori. Perché nelle sue opere la Donna raggiungeva linee perfette del suo corpo e dell’anima nascosta in quei pezzi di stoffa. Credo che pochi artisti come lei abbiano saputo rappresentare la bellezza femminile. In quelle linee in movimento attraverso le quali la donna di Antonella diceva tutto della Donna. E dell’Amore. L’orgoglio, la dignità, l’intelligenza, la forza di vivere e di combattere, la bellezza estetica e quella morale, la capacità di proiettarsi nel futuro. Di amare sempre. La creatività di Antonella, raggiungeva anche la forza e la capacità di persone diversamente, uomini pure, intenti nelle loro attività creative. Quelle del lavoro, innanzitutto. Catanzaro e la Calabria sono ricche di luoghi e paesaggi, che lei stessa creava per ciascuna persona che fosse intenta, essa stessa, a creare attraverso la propria fatica. Anche intellettuale. Artisti, poeti, filosofi, imprenditori, operai, pescatori, politici, tutti coloro che venivano puntati dagli occhi vivi e intelligenti di Antonella, ricevevano dai suoi quadri di stoffa la spiegazione di ciò che essi erano in un dato momento della loro vita. Della loro creatività, della loro intellettualità. Della loro attività fatica. Immagini, quelle di Antonella, che “dipingevano” paesaggi stupendi. Quali quelli della sua Marina e dei monti della sua Catanzaro. Dei prati e delle pinete, che dal mare salgono fino alla Sila. Ma Antonella non era solo un artista, che umile neppure si vantava della sua arte staordinaria, dalla tecnica se non unica certamente rara. Antonella era una donna semplice, intelligentissima e fine, elegante sia nella persona che nel vestire. Educata e rispettosa come pochi. Timida, quasi si metteva sempre in disparte, arrossendo quando in manifestazioni pubbliche si parlava di lei. Generosa oltre ogni limite, offriva o o gratuitamente o a pochi euro, i suoi quadri stupendi, ritenendo che chi li riceveva probabilmente avesse più titolo ed onori che lei che li aveva creati e donati. Amava Catanzaro in modo tenero e poetico. Adorava il mare e la sua Marina. Rispettava la bellezza , che a salire e a scendere, carezzava Catanzaro, la sua città. Madre amorevole pur senza figli, adorava i giovani, e la sua affettuosa, nipote Nicole, che è stata anche mia studentessa. Sono andato in chiesa, pomeriggio. Era piena di parenti e amici e vicini di casa di Corvo, il quartiere dove abitava. Posso dirlo ancora una volta, senza che risulti fastidioso a qualcuno? Altri, che non fossero il solito Enzo Colacino, al mio sguardo non ne ho visti di artisti. Politici e amministratori, ai miei occhi non ne sono comparsi. Intellettuali e artisti, non ne ho visto alcuno che la mia attenzione potesse catturare. Io sono sempre triste in queste situazioni. Penso da sempre, e da sempre desidero, che quando muore una persona che ha servito la città in qualsiasi modo la sua generosità gli consentisse, specialmente i più umili e più semplici, e quando ci lascia un artista che le sue opere lascia di sé e del suo genio creativo a noi, la Città nelle istituzioni in cui essa si rappresenta, debba essere presente. In prima fila. A rendere gli onori che quella persona merita. Con un grazie infinito della nostra comunità. Ancora una volta, dolente ma orgoglioso, sostituisco io a tutti loro e dico anche questa volta grazie. Grazie a te, Antonella di esserci stata. Qui. A rendere più bella, più affascinante, la nostra città. E pure me in essa.
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