Antonio Bevacqua: "Dal Peloponneso all’Ucraina: la legge del più forte non muore mai"

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images Antonio Bevacqua: "Dal Peloponneso all’Ucraina: la legge del più forte non muore mai"

  26 settembre 2025 13:43

di ANTONIO BEVACQUA

Può accadere che uno Stato, anche se non esplicitamente ma attraverso atti concreti e ripetuti neghi il valore di accordi, regole, norme di diritto e di giustizia, per affermare l’esistenza di una sola legge, quella del più forte?

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La risposta è che può accadere, come in effetti è già accaduto, e a ben guardare sta ancora accadendo.

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Della questione, che si ripropone oggi lasciando preoccupato il mondo intero davanti ai conflitti in corso, se ne occupò già più di duemila anni fa lo storico greco Tucidide, narrando nel quinto libro della Guerra del Peloponneso del dialogo intercorso tra le diplomazie di Atene e quelle dell’isola di Melo, nell’Egeo. Nel racconto la superpotenza ellenica si rivolge ai Meli, un popolo che nella guerra in corso intende rimanere neutrale, senza mezzi termini o giri di parole, per chiedere loro la resa in cambio della salvezza di uomini e cose, opponendo nella discussione il valore di una sola legge, quella del più forte.

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A nulla valgono i richiami dei rappresentanti dei Meli al diritto e alla giustizia perché la crudezza degli Ateniesi si esprime chiaramente in questo modo: “… voi sapete tanto bene quanto noi che, nei ragionamenti umani, si tiene conto della giustizia quando la necessità incombe con pari forze su ambo le parti; in caso diverso, i più forti esercitano il loro potere e i più deboli vi si adattano …”. D’altra parte, avvertono gli Ateniesi: “Questa legge non l'abbiamo istituita noi , non siamo nemmeno stati i primi ad applicarla; così, come l'abbiamo ricevuta e come la lasceremo ai tempi futuri e per sempre, ce ne serviamo, convinti che anche voi, come gli altri, se aveste la nostra potenza, fareste altrettanto...”

Molto attuale e aderente alle circostanze che viviamo sembra essere la risposta data ai Meli nel tentativo di dissuadere Atene dai propri intenti ammonendo che essi potrebbero ricorrere agli aiuti dell’altra superpotenza militare dell’epoca, Sparta: “Per quel che riguarda l'opinione che avete degli Spartani, e sulla quale basate la vostra fiducia che essi accorreranno in vostro aiuto per non tradire l'onore, noi vi complimentiamo per la vostra ingenuità, ma non possiamo invidiare la vostra stoltezza. Gli Spartani, infatti, quando si tratta di propri interessi e delle patrie istituzioni, sono più che mai seguaci della virtù; ma sui loro rapporti con gli altri popoli, molto ci sarebbe da dire: per riassumere in breve, si può con molta verità dichiarare che essi, più sfacciatamente di tutti i popoli che conosciamo, considerano virtù ciò che piace a loro e giustizia ciò che loro è utile: un tal modo di pensare, dunque, non s’accorda con la vostra stolta speranza di salvezza.”

E’ drammatico solo pensarlo, ma leggendo Tucidide non è difficile intravedere ai tempi d’oggi una sorta di riedizione del dialogo, con la Russia nella parte di Atene, l’Ucraina ovviamente in quella di Melo e gli USA di Trump ben tinteggiati dagli Elleni nella descrizione che essi fanno di Sparta.

Come sappiamo, purtroppo, finì male: i Meli, orgogliosamente, non accettarono le condizioni offerte da Atene, Sparta non si fece viva e dopo un pesante assedio e qualche tradimento gli isolano dovettero arrendersi senza condizioni alla brutalità degli Ateniesi che passarono per le armi tutti gli adulti fatti prigionieri e resero schiavi i bambini e le donne, occupando coi coloni l’intera Melo.

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