Riceviamo e pubblichiamo l'intervento del portavoce di Arci Calabria Luciano Squillaci.
"Con il nuovo anno si apre una fase estremamente delicata nel processo di riforma del welfare calabrese,
iniziato con l’approvazione del Regolamento 22, e che nel corso dell’anno passato ha visto concretizzarsi, per la prima volta in Calabria, la stesura dei cosiddetti Piani di Zona, uno per ognuno dei 32 ambiti comunali. Infatti si dovrà adesso procedere, a norma dell’art.23 del Regolamento 22, con l’affidamento dei servizi agli enti del terzo settore provvisoriamente accreditati. Ciò presuppone, come correttamente comunicato agli ambiti dal Dipartimento Politiche Sociali della Regione, una evidenza pubblica che dovrà essere espletata nelle forme della cosiddetta “co-progettazione”.
Si tratta di una prima sperimentazione di uno strumento importante, introdotto dal nuovo Codice del Terzo
Settore, che pone su un piano di pari dignità le pubbliche amministrazioni, ed in questo caso i Comuni, e gli Enti di Terzo Settore, in quella che la Corte Costituzionale ha definito “forma di amministrazione condivisa”, nell’ottica della piena realizzazione del principio di sussidiarietà.
La Calabria sarà tra le prime regioni a sperimentare, su così larga scala, il nuovo strumento che dovrà esitare in una reale e concreta collaborazione “progettuale” tra gli ambiti ed il terzo settore, nel rispetto delle procedure, ma anche con il coraggio che necessita il mettere in campo per la prima volta uno strumento partecipativo così rilevante.
Potrà quindi essere un momento di crescita per i comuni e per il terzo settore calabrese, ma anche un
“laboratorio” di buone prassi da esportare nel resto del paese. Per affrontarlo al meglio, però, si dovrà tenere conto anche, e soprattutto, di tutti quei calabresi fragili che già attualmente fruiscono di servizi ed ai quali va garantita, nel frattempo, la necessaria continuità
assistenziale. Nei servizi socio-assistenziali, diurni e residenziali, sono ad oggi presenti quasi 5.000 persone, tra anziani, persone con disabilità, minori, donne in difficoltà, che certamente non possono rimanere senza risposte in attesa dei tempi burocratici.
Ecco perché nelle more dell’espletamento delle procedure di co-progettazione è necessario attivare le
cosiddette “proroghe tecniche”, come del resto ha precisato la stessa Regione Calabria in una nota inviata agli ambiti lo scorso 29 dicembre. Purtroppo, però, ancora registriamo casi di ambiti che non hanno neanche proceduto a regolarizzare quanto di propria competenza per l’anno pregresso. Emblematico il caso di Catanzaro, denunciato nei giorni scorsi dallo stesso Forum territoriale del capoluogo, dove ancora non sono stati neanche convenzionati servizi già resi nel 2021, e men che meno saldati. Ma il caso di Catanzaro non è l’unico ed altri ambiti sono in questo momento in una sorta di “confusione” burocratica.
Il rischio quindi è che da un lato la pressione della Regione, che impone tempi serrati per le procedure di co-progettazione da completarsi entro il prossimo 28 febbraio, e dall’altro le difficoltà presenti in molti comuni, non consentano di procedere con la dovuta attenzione e serenità alla sperimentazione di questa prima fase di co-progettazione, già di per sé estremamente delicata".
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