Vittorio Pio
Per il rendez-vous stellare fra Stefano Bollani e Trilok Gurtu ad Armonie d'Arte Festival, partiamo dalla fine: una lunga sequenza di strette di mano, foto e autografi concessi a chiunque avesse esercitato pazienza ed atteso il pianista dalle mille ispirazioni, che al di là delle sue capacità espressive e virtuose possiede un'extra X factor di umanità che lo rende semplice e generoso nella sua essenza. Caratteristiche che lo hanno proiettato nell'olimpo televisivo (è alle porte la nuova serie di via dei matti n.0, che lo terrà impegnato con la moglie Valentina fino alle festività natalizie) e innalzato ancora di più la sua popolarità.
Ieri al parco di di Scolacium per la lunga kermesse estiva diretta da Chiara Giordano, è stato un magnifico sold-out con una platea di quasi 1500 persone arrivate da ogni dove e curiose di ascoltare il bis di un evento che in precedenza si era tenuto soltanto su un suggestivo altopiano friulano. Poi il concerto: un magnifico dialogo in cui due virtuosi dal curriculum ineccepibile per quanto chilometrico, si sono messi in ascolto l'uno dell'altro, esprimendo un costante esito stilistico-esecutivo di alto livello, in cui la lunga consuetudine maturata dai due artisti a fare musica d'insieme nei rispettivi percorsi, si è amalgamata in una notevole eleganza di segno e contagiosa espressività, in cui si sono ritrovati assieme Dave Brubeck e Dizzy Gillespie, ma anche gli esoterici King Crimson con la sigla dei Flinstones, secondo l'estro ondivago di Bollani, e ancora la Donna Lee di Charlie Parker con Blackbird degli imprescindibili Beatles ma anche composizioni originali dai titoli stravaganti (Il barbone di Siviglia, sempre presente nei concerti di Stefano), sottilmente ironici (La Sicilia, dedicata però alla Calabria), tremendamente efficaci nella loro densità ritmica (Balato). Una sorta di limpida neoclassicità dove più che l'inarrivabile perizia tecnica, è valso il piacere del dialogo e l'alternanza di atmosfere in cui colori e le modulazioni espresse nel vitalistico slancio degli spazi improvvisati, hanno portato a spasso una platea attenta ed emotivamente coinvolta, capace di una stra-meritata ovazione finale. una stra-meritata ovazione finale.
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