"L'arresto per concorso esterno per associazione mafiosa dell'ex direttore della Casa Circondariale di Reggio Calabria riapre il tema dei detenuti dell'alta sicurezza, i quali da anni comandano nelle carceri italiane e impartiscono ordini all'esterno trovando nel carcere, che dovrebbe essere il punto terminale di una carriera criminale, un punto di ripartenza e di riorganizzazione delle attività mafiose sui propri territori".
A sostenerlo è il segretario generale del sindacato S.PP. Aldo Di Giacomo.
"Da anni l'attenzione mediatica - afferma Di Giacomo - è rivolta in modo esclusivo al 41Bis, ma chi conosce bene il carcere sa che la partita si sta giocando tra Stato e detenuti dell'alta sicurezza i quali hanno il controllo assoluto all'interno delle carceri. Il ruolo svolto dalla polizia penitenziaria, in questo caso, ma più in generale alla lotta alla criminalità organizzata, è fondamentale ed imprescindibile. L'arresto di ieri è probabilmente solo la punta dell'iceberg, le collusioni tra parte consistente dello Stato e le mafie ed i tessuti sociali e religiosi sono forse stati troppo sotto dimensionate. Se così non fosse come si spiegherebbero i 4 mila detenuti di alta sicurezza che usufruiscono delle celle aperte". "Il contrasto alle mafie - sostiene ancora Di Giacomo - sarà il tema più importante del prossimo decennio. La lotta alle stesse non potrà prescindere da un contrasto anche e soprattutto all'interno delle carceri e in questo il ruolo più importante lo giocherà la polizia penitenziaria collegata alle altre forze di polizia ed alla magistratura anti-mafia, svincolandola da assurde sovrapposizione con le logiche emerse con l'arresto di ieri". Senza questo la lotta alle mafie sarà incompiuta".
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