Avrebbe accumulato, con evasioni fiscali che andavano avanti da più di dieci anni, un debito col Fisco di circa 8,5 milioni di euro e avrebbe svuotato una serie di società da lui gestite di fatto ma intestate a prestanome e attive nei settori della carrozzeria e dell'immobiliare. In più, avrebbe approfittato degli istituti "di rateizzazione dei propri debiti tributari e di dilazione delle procedure prefallimentari" previsti per l'emergenza Covid, durante la quale ha anche "sfruttato l'oggetto sociale e il codice Ateco di una di queste società per la commercializzazione di mascherine"
Per bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, la Gdf di Magenta ha arrestato l'imprenditore Rocco Mongiardo, 38 anni, nelle indagini dei pm di Milano Roberto Fontana e Luca Gaglio. Il nome di Mongiardo era già emerso una decina di anni fa in un'indagine contro la 'ndrangheta in Lombardia e, in particolare, a Sedriano e negli atti (non indagato) veniva definito "soggetto contiguo alla famiglia mafiosa dei Musitano di Bareggio", nel Milanese.
Nel 2012, tra l'altro, avrebbe partecipato ad un'aggressione, picchiando e minacciando due funzionari dell'ufficio tecnico comunale di Magenta, nel Milanese, perché tardavano ad arrivare i permessi per la discoteca che voleva aprire. Oggi il 38enne è finito in carcere su ordinanza del gip Livio Cristofano e la Gdf ha eseguito pure sequestri preventivi di beni a suo carico per 6 milioni. L'uomo amministrava di fatto una serie di società del cosiddetto 'gruppo Mongiardo' e per le quali in gran parte la Procura ha chiesto e ottenuto il fallimento.
La Gdf nell'operazione 'The italian job' sta anche effettuando perquisizioni ed eseguendo un sequestro preventivo d'urgenza per 6 milioni di euro a carico di Mongiardo, tra cui numerosi conti correnti, cassette di sicurezza, orologi di pregio, immobili ed auto. Nell'indagine è emersa l'esistenza di un gruppo societario riconducibile al 38enne e alla sua ditta individuale, che ha visto coinvolte nel tempo varie società attive anche nel settore degli autonoleggi nell'hinterland milanese (tra Bareggio, Magenta, Parabiago, San Giuliano Milanese, Cinisello Balsamo, Vigevano). L'imprenditore, secondo l'accusa, svuotava ciclicamente le aziende, in parte trasferendone gli asset a nuove società intestate a prestanome, con le medesime sedi e gli stessi dipendenti, e in parte distraendone il patrimonio per scopi personali, attraverso un'immobiliare formalmente intestata al padre e usata come "cassaforte" del gruppo. A fronte di un passivo fallimentare di oltre 3 milioni di euro ai danni dei fornitori e soprattutto dell'Erario, le Fiamme Gialle hanno accertato distrazioni ingiustificate per un milione e quattrocentomila euro. Il presunto "sistema" gli avrebbe permesso di sottrarre al Fisco altri 4,5 milioni e di omettere i versamenti dovuti per complessivi 8 milioni. Nelle misura cautelare si fa riferimento alla sua "particolare pericolosità" e alla sua "spregiudicatezza", manifestata anche "nell'occultare le scritture contabili e nell'approfittare" dell'emergenza Covid.
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