Asili nido e scuole dell’indanzia. Il Comitato Calabria Servizi Educativi 0-6 scrive all'Inps e ai vertici governativi e regionali

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Logo Comitato Calabria Servizi Educativi 0-6
  06 maggio 2020 15:20

Il Comitato Calabria Servizi Educativi 0-6 ha inviato all'Inps una comunicazione. Il comitato, nato spontaneamente dopo la chiusura delle scuole, raggruppa strutture educative calabresi (asili nido, scuole dell'infanzia, servizi integrativi per la fascia d'età 0-6) che in Calabria assurgono alla funzione di servizio pubblico vista la carenza di strutture statali/comunali. Per fronteggiare il momento di estrema difficoltà economica del settore ci si sta muovendo avanzando proposte e soluzioni operative. Tra queste rientra anche la proposta all'INPS contenuta nell'allegata comunicazione.

 

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"Spett.INPS
Credito welfare e Strutture sociali, p.c. Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Politiche per la famiglia, Ministero dell’Istruzione -Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, Ufficio scolastico Regionale della Calabria, Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali - Direzione Generale degli Ammortizzatori sociali e della formazione, Ministero dell’Economia e delle Finanze
-Ragioneria Generale dello Stato, Ispettorato Generale per la spesa sociale, Dipartimento delle finanze,
Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Calabria - Assessorato lavoro Formazione e Politiche Sociali - Assessorato allo sviluppo Economico - Assessorato Istruzione e Attività Culturali, Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani - Commissione Welfare e Politiche Sociali - Commissione Istruzione, Politiche educative ed Edilizia Scolastica.

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Oggetto: proposte di supporto ai Servizi Educativi 0-6

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"Il Comitato Calabria Servizi Educativi 0-6 che comprende anche gli asilo nido autorizzati e accreditati della Regione Calabria per fronteggiare lo stallo derivato dalla crisi sanitaria che ha investito la nostra nazione, ha bisogno più che mai, dell’intervento veloce e risoluto delle istituzioni. Nell’assoluta incertezza in cui siamo tenuti, i nostri servizi, sono stati i primi fra le attività private coinvolte dal lockdown, e la consapevolezza che saremo fra gli ultimi a cui verrà dato il permesso di riaprire, viene confermata da ogni elusione alle domande su che sarà di noi, ogni silenzio colpevole delle istituzioni. Non ci viene data una data, una prospettiva di rientro e tanto meno un aiuto.


L’unico supporto economico pensato per le nostre attività è la cassa-integrazione in deroga per i nostri dipendenti, e per chi ha regime di ditta individuale, il bonus di seicento euro. Tutto ciò non tiene conto della natura del nostro servizio e della necessità di mantenere le spese utili a tenere in vita le nostre strutture (affitti, mutui, utenze, tributi locali). Il credito d’imposta pensato per sgravare la spesa degli affitti dalle future tasse (misura, già di per sè, iniqua in tempi di carenza di liquidità), ci vede esclusi poichè vincolato ad una sola categoria catastale che non ci riguarda.


Oltre al danno, la beffa, a breve, come previsto dalla Legge Regionale 15 del 2013, entro il 30 giugno 2020 i nostri servizi dovranno adeguare le proprie strutture e la propria gestione sulla base dei dettami della legge con esborsi onerosi sia per la parte strutturale che di gestione.
Per molte strutture la possibilità di riuscire a rimanere a galla in questi due mesi di chiusura dei servizi anche con il sostegno del Bonus Nido da parte dell’Inps è sfumata, in parte o in alcuni casi completamente, per la lentezza e la complessità della macchina burocratica che complica l’iter dell’erogazione alle famiglie del bonus stesso. Nonostante l’invio del Messaggio n. 1447 del 1/4/20 in cui si chiarisce che l’INPS procede all’erogazione del bonus nonostante la sospensione dei servizi, le famiglie, in questo contesto di precarietà economica, hanno difficoltà ad anticipare le somme ammesse a rimborso a favore dei servizi di asilo nido poiché spaventate da tempi non certi e da messaggi probabilmente poco rassicuranti da parte dell’INPS.


I nostri servizi sopperiscono spesso alla grave carenza che il nostro territorio subisce in termini di carenza di posti nido pubblici pro-capite con costi a carico delle famiglie che cerchiamo di mantenere molto bassi proprio per andare incontro ad un territorio con un alto tasso di disoccupazione e precarietà lavorativa.
Stiamo per entrare nella Fase 2 di gestione dell’emergenza sanitaria senza alcuna certezza riguardo alla possibilità di riaprire le nostre attività attraverso forme di sostegno specifiche per il nostro settore. La misura del bonus nido poteva in questo momento essere rimodulata prevedendo l’erogazione delle quote direttamente alle strutture autorizzate e accreditate secondo il numero di posti di ogni singolo servizio.
Nella speranza di trovare ascolto e sostegno in un momento così delicato, rimaniamo fiduciosi nella vostra sensibilità alle argomentazioni e alle soluzioni proposre”.

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