Una levata di scudi in piena regola. Gli operatori privati dell'assistenza territoriale (che raggruppa le Rsa, le strutture semiresidenziali, Hospice, gli istituti che si occupano degli autistici e de tossicodipendenti, l'assistenza domiciliare) chiedono un incontro al ministro della Salute perché "non è possibile che esistano cittadini di Serie A e Serie B". In questo momento i calabresi sarebbero nella seconda categoria. Il nodo cruciale, indicato con varie sfaccettature nella sede di Unindustria Calabria a Catanzaro, è che esiste una marcata incongruenza fra i posti letto accreditati "sulla carta" e le prestazioni effettivamente acquistate. Contano le seconde, se sono di meno rispetto ai posti accreditati, significa che i calabresi ricevono meno servizi. Le sigle in fermento sono Aris, Uneba, Aiop, Anaste, Agidae e Crea.
Il saluto istituzionale è arrivato dal presidente della Confindustria Catanzaro Aldo Ferrara che ha introdotto i lavori. Il presidente della sezione sanità di Unindustria Calabria, Alfredo Citrigno, ha affermato: "E' importante parlare di buona sanità non di mala sanità. Esiste una sanità privata che non ha nulla di meno rispetto alle Regioni del Nord". "Il nostro appello - ha continuato- va supportato dalla politica affinché le nostre richieste possano essere ascoltate". "Il gap finanziario - ha precisato Citrigno- è di 30 milioni di euro" Queste risorse servirebbero come "garanzia alla libera scelta dei pazienti, riduzione delle liste di attesa e dei ricoveri inappropriati".
L'avvocato Rotundo ha precisato che "il numero dei posti accreditati non coincide con q con il numero delle prestazioni acquistate. Questo comporta aumento delle liste di attesa. Una situazione che si trascina da diversi anni. Pur se non vengono garantiti i Lea non si fa nulla per migliorare la situazione".
Michele Garo (Anaste) ha aggiunto: "La vita media si è allungata, tuttavia la Calabria per la categoria degli anziani mantiene il budget degli anni precedenti. I dati che vengono riportati al ministero sono soltanto virtuali". Luciano Squillaci (Aris) ha detto: "Ci sono diritti negati. Il nostro budget equivale appena al 5% del finanziamento regionale. Non ci sono più politiche dei servizi e una politica sanitaria da anni". Giuseppe Peri (Crea) ha messo in luce il problema dell'assistenza ai tossicodipendenti: "Sono programmati 490 posti letto residenziali e 170 semi-residenziali, tuttavia solo il 36% viene acquistato. In più si aggiunge l'attuale non copertura per l'anno 2020 per chi è stato raggiunto da un provvedimento giudiziario". Ferdinando Scorza (Uneba) ha annunciato che si sta per definire il nuovo piano della territoriale con tutti i dubbi sul budget per l'acquisto. Francesco Caroselli (Aiop) ha parlato di " tabelline semplici di cui si cambia soltanto qualche virgola ogni tanto", ma che poi in realtà non servono a garantire i servizi".
E' intervenuto anche un "esterno". Per l'assistenza ospedaliera, Failla ha detto che il commissariamento si è dimostrato "un salvagente bucato e persino zavorrato".
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