*di Gaetano Rocco Faga
Giornata Internazionale della Donna, “Woman’s Day” come direbbero negli Stati Uniti luogo che vede per un tragico incidente nel lontano 1908, la nascita di questa ricorrenza.
La storia della fabbrica tessile Cotton è nota a tutti, ma è anche la base di quell’iter che vedeva già dall’anno precedente, la rivendicazione dei diritti delle donne a partire dalla politica e quindi al voto. La prima data dedicata in cui si festeggiò la donna, fu il 23 febbraio del 1909 nella Giornata Internazionale dell’Operaia, successivamente si pensò sia per via le donne che manifestarono contro la guerra l’8
marzo 1917 a San Pietroburgo, sia per quelle che in Italia nel 1944 nello stesso giorno istituirono l’Unione Donne Italiane, di riportarlo il giorno otto marzo. Il 1975 è stato definito dalle Nazioni Unite come l'Anno Internazionale delle Donne e l'8 marzo di quell'anno i movimenti femministi di tutto il mondo hanno manifestato per ricordare l'importanza dell'uguaglianza dei diritti tra uomini e donne. Scientificamente il numero 8 è legato all’equilibrio cosmico, in altri ambiti ha valore di forza, determinazione e ambizione, molti lo riconoscono in posizione supina, come numero dell’infinito, per probabilità e possibilità.
Dunque, il corrispettivo della figura genitrice, madre, donna. In questi anni però si è perso il vero valore della ricorrenza traducendola in mero evento consumistico e al netto di quello che si vede in locali o in giro, in passerelle di dubbio gusto e intrattenimenti che di valoroso e significativo non hanno nulla.
L’esagerazione la fa da padrona e getta al vento tutto quello che donne valorose hanno ottenuto lottando e molte volte rimettendoci la propria vita. Non c’è bisogno di mostrare nulla a parte il valore del pensiero, delle idee e dell’aiuto verso quelle donne che non possono studiare, non possono difendersi, non hanno nulla, sono costrette a
prostituirsi e per altre innumerevoli motivazioni che dovrebbero trovare supporto per il tramite di associazioni che si battono per le stesse.
L’augurio da scambiarsi dev’essere di speranze realizzate e mai di consuetudine, si sfocia nella farsa e nel ridicolo altrimenti. Non è neanche una gara contro gli uomini ma parità di diritti lavorativi o di altra natura
laddove non ce ne fossero, perché spesso passa questo messaggio che ha una dinamica sbagliata e trasversalmente opposta. La donna deve essere protagonista della sua vita per sé e per la sua famiglia senza discriminazione alcuna, senza vessazioni fisiche o psicologiche con il riconoscimento del valore femminile in quanto nonna, madre, sorella, amica, figlia. Dove? In tutti i contesti della società odierna. Del passato voglio però ricordare e omaggiare tutte quelle donne che hanno avuto la forza di aspettare (a volte invano) i loro mariti partiti in guerra ed essere riuscite a
tenere unito il focolare domestico dove seppur in povertà, sfamavano i loro figli; donne che hanno zappato la terra e che hanno imbracciato un’arma per difenderla.
Le nostre nonne raccontavano, erano un valore inestimabile e non avevano stellette sui loro indumenti. L’omaggio va anche a tutte quelle donne morte eroicamente perché credevano nelle loro idee e non hanno avuto paura di portarle avanti, alle donne morte in servizio per difendere lo Stato, a quelle che hanno provato ad essere il vero cambiamento in paesi difficili dimostrando non solo coraggio, ma una grande forza d’animo.
A tutte quelle che non avendo altra scelta, la forza l’hanno dovuta tirar fuori. Alle donne di ieri e di oggi, che sia L’8 Marzo tutti i giorni.
*Capitano Comm. CRI dell'associazione d'Arma "Anget"
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