Il carcere dovrebbe essere uno strumento del tutto eccezionale considerando la sua comprovata inutilità e, per fortuna, la neo ministra della giustizia, Marta Cartabia, lo ha evidenziato chiaramente sottolineando la assoluta necessità di superare l’idea di carcere come unica risposta al reato.
Appare pertanto quasi del tutto anacronistico evidenziare le criticità legate al sovraffollamento e alle condizioni disumane in cui versano i detenuti nelle nostre carceri e, contestualmente, proporre come soluzione salvifica una vaccinazione massiva dei detenuti mentre paesi che non brillano in generale per la tutela dei diritti umani (ad esempio l'Iran) già un anno fa, a inizio pandemia, adottavano provvedimenti deflattivi sostanziali. Questo aspetto non dovrebbe essere assolutamente motivo di discussione. Le misure alternative al carcere esistono e servono proprio a far deflettere il tasso di sovraffollamento. Allo stesso tempo sono presenti nel nostro ordinamento penitenziario delle disposizioni normative precise per tutelare la salute e la dignità dei detenuti. Quelle stesse disposizioni che avrebbero potuto evitare molte delle morti da COVID registrate in questi ultimi mesi negli istituti carcerari che oggi si trovano ad affrontare la fase 3 con numeri decisamente preoccupanti.
Purtroppo, le numerose istanze di sospensione della pena per gravi patologie presentate sono state reiteratamente disattese anche grazie alle prese di posizione di ex magistrati che non potendo più indossare la toga (probabilmente non hanno ancora ben capito se si sentono più a loro agio come politici o come magistrati) discettano su tutto lo scibile umano. L’ampliamento dell’istituto della sospensione della pena, quella misura disposta un anno fa con la circolare del DAP del 21 marzo 2020, anticipata e sostanziata dalle tante ordinanze dei giudici di sorveglianza che hanno fatto fronte al dilettantismo politico del momento, è stata bloccata da quanti gridavano allo scandalo contro “i boss scarcerati“ nonostante fossero ben consapevoli di prestare il fianco ad una operazione di bieca propaganda giustizialista e di andare contro ai principi e ai diritti espressi dalla nostra Costituzione. Il diritto alla salute vale per il sig. Rossi, incensurato, come per i signori Bonura, Zagaria (nel frattempo scarcerato dopo aver scontato anche più del dovuto), Iannazzo (che versa oggi in gravissime condizioni di salute), Terranova (morto dopo meno di un mese che era stato riportato in carcere per effetto della "legge Bonafede" ispirata da Travaglio-Giletti-Ingroia-De Magistris&Co.), e vale per i detenuti ignoti che quotidianamente si trovano a dover subire oltre alla detenzione, la violazione sistematica di diritti fondamentali qual è quello alla salute. Quand'è che inizieremo a capire che il carcere non è la soluzione ma parte del problema?
“Più penso al problema del carcere e più mi convinco che non c'è che una riforma carceraria da effettuare: l’abolizione del carcere penale”, scriveva Altiero Spinelli all'incirca 70 anni fa in una lettera indirizzata a Calamandrei in cui rifletteva sull'inutilità del carcere sia per il “delinquente” sia per la vittima. Possiamo oggi, finalmente, iniziare a farlo?
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