
Una gara basata su 80 milioni di crediti presunti e mai verificati, costi fissi per oltre 670.000 euro a carico dell'ente e un meccanismo che premia le procedure inutili. Intanto, richieste di pagamento arrivano anche a chi ha già acquistato casa.
Il Codacons si rivolge alla Procura Regionale della Corte dei Conti per denunciare quello che appare come un vero e proprio “cortocircuito” nella gestione dei crediti di ATERP Calabria.
Al centro della denuncia vi è la gara d'appalto per il servizio di riscossione coattiva dei canoni di locazione. Un’operazione che, a causa di gravi criticità procedurali, rischia di generare un ingente danno erariale, scaricando costi certi sull’Ente e disagi ingiustificati sui cittadini – compresi coloro che hanno regolarmente acquistato l’immobile.
L’intera procedura si fonda su una base d’asta di 80 milioni di euro, cifra definita “presuntiva” ma non supportata da verifiche documentate.
La documentazione - sostiene l’avv. Francesco Di Lieto - non evidenzia alcun controllo sull’effettiva esigibilità dei crediti: non sarebbe stata considerata la prescrizione quinquennale dei canoni né la distinzione tra crediti reali, debitori irreperibili o posizioni inesistenti.
Un’impostazione in contrasto con l’art. 41 del D.Lgs. 36/2023, che impone una stima attendibile e fondata del valore del contratto.
Ancora più critica è la struttura economica dell’appalto.
La delibera n. 34/2025 mostra costi fissi per oltre 670.000 euro, tra spese istruttorie, accantonamenti normativi, contributi ANAC e costi di manodopera, a carico dell’ente indipendentemente dai risultati della riscossione.
Ne deriva una remunerazione indiretta per il concessionario anche in assenza di recuperi effettivi.
L’assenza di una bonifica preliminare dei crediti espone l’Ente al rischio che il concessionario avvii migliaia di procedure (sembrerebbe vi siano 20300 posizioni morose), pur sapendo che molte sono destinate a fallire perché relative a crediti prescritti, inesigibili o, peggio, non reali.
Tali attività, pur inutili, generano comunque costi che, ai sensi dell’art. 10 del capitolato, ATERP sarebbe comunque tenuta a rimborsare.
Il risultato è un sistema in cui maggiori sono le posizioni “sporche”, maggiori diventano i costi per il pubblico, anche a fronte di zero recuperi.
Le conseguenze di questa gestione ricadono già sui cittadini.
Stanno arrivando richieste di pagamento a persone la cui posizione debitoria non risulta chiara e, in casi ancor più gravi, a soggetti che hanno già acquistato l’immobile o che non ne hanno mai avuto la disponibilità.
Emblematico il caso che il Codacons ha denunciato qualche giorno addietro, relativo ad un cittadino MAI in possesso dell’abitazione (occupata da terzi) cui SoGET richiede il pagamento per una morosità inesistente.
Questa confusione amministrativa costringe molti cittadini – spesso anziani e particolarmente fragili – ad estenuanti e umilianti peregrinazioni tra uffici per dimostrare di non essere debitori - conclude Di Lieto - quando la verifica dovrebbe essere effettuata dall’ente prima dell’attivazione delle procedure di recupero.
Un disagio sociale evitabile che si somma al rischio di danno erariale.
Per tali ragioni, il Codacons chiede alla magistratura contabile di fare piena luce sulla vicenda, accertando tutte le eventuali responsabilità amministrative e contabili relative a un meccanismo che potrebbe produrre costi inutili per la collettività e ingiustizie per le famiglie.
È indispensabile intervenire prima che un servizio di riscossione si trasformi in un moltiplicatore di spese e disagi, a danno dell’ente e della cittadinanza.
Perché i diritti non sono una concessione, ma il frutto della vigilanza collettiva: nessun cittadino deve essere lasciato solo, nessun patrimonio pubblico consegnato all’arbitrio.
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