Il consigliere regionale del Partito democratico Libero Notarangelo interviene per esprimere nuovamente vicinanza al presidente Isa Mantelli, al direttore amministrativo Vittoria Scarpino e agli operatori del Centro Calabrese di Solidarietà dopo il quinto danneggiamento perpetrato ai danni del settore Prevenzione, sito in via Fontana Vecchia.
“Adesso gli attestati di stima e di solidarietà, davvero, non bastano più. Questa volta - afferma Notarangelo - gli atti vandalici che hanno portato ingenti danni al Settore prevenzione del Centro Calabrese di solidarietà rendono in maniera plastica il senso di un attacco materiale che non è diretto semplicemente agli oggetti da rompere o da rubare. Le immagini del quinto danneggiamento in pochi giorni ci raccontano di una devastazione che vuole arrivare all’anima di un progetto sociale, quello del Centro Calabrese di solidarietà, che ha dato tanto a Catanzaro e alla Calabria".
"Quei massi scagliati contro le finestre - aggiunge - quelle vetrate frantumante sono un colpo violento e prepotente sferrato a sfregiare il simbolo di professionalità, idee, e valori votati alla cura del prossimo, delle persone in difficoltà, degli ultimi per i quali quelle stanze non sono spazi vuoti da occupare ma sono luogo dell’accoglienza e della speranza. E’ per difendere questo patrimonio umano che adesso dobbiamo mobilitarci, ora che nemmeno l’installazione della videosorveglianza basta più”.
“Il Centro Calabrese di solidarietà ha costruito percorsi e spazi di civiltà che hanno saputo fare da argine al dilagare dell’emarginazione, della violenza, del disagio dando tanto alla Calabria. E’ arrivato il momento di restituire il favore – afferma ancora Notarangelo -. Come? E’ un problema che deve porsi anche la Regione perché il CCS fa parte di Reti di strutture regionali, Come ad esempio il Cadic, organismo di coordinamento che gestisce tutti i centri antiviolenza presenti in Calabria, o la Consulta del Terzo Settore".
"Servono risorse, che il Centro non ha, per sistemare i danni ma serve soprattutto una forma di resistenza civica che dia l’idea che gli operatori del CCS non sono soli, che il progetto di vita costruito con anni di passione e sacrificio non può essere rimosso con la violenza criminale di chi vuole distruggere la struttura fisica per cancellarne la forza sociale. L’appello da rivolgere alla Regione e ai calabresi, quindi – conclude Notarangelo – è quello di stringersi attorno al CCS per organizzare prima di tutto iniziative condivise utili a una raccolta di fondi da destinare al Centro Calabrese di solidarietà. Non lasciamoli soli”.
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