“Senza ombra di dubbio l’atto di organizzazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Mater Domini” deliberato il 2 aprile presenta incoerenze normative ed organizzative che producono, insieme alle confuse indicazioni delle linee guida per la redazione degli atti aziendali a firma del Prefetto Longo, un guazzabuglio programmatorio calabrese”. Così in una nota Luciana Carolei, CISL MEDICI Magna Graecia
“Infatti, la particolarità dell’Azienda ospedaliera universitaria prevede preliminarmente all’adozione dell’atto aziendale la sottoscrizione del Protocollo d’intesa Regione-Università, come peraltro previsto nel D.Lgs 517/99. Forse consapevole delle difficoltà normative il precedente Commissario Zuccatelli aveva trattato il provvedimento come “riorganizzazione aziendale”, subito contestato dal Magnifico Rettore De Sarro che bollava l’atto come “irricevibile” per la mancanza del Protocollo d’intesa e degli organi specifici ivi previsti. Malgrado ciò, dopo appena qualche mese,“sentito il Rettore” è stato deliberato l’atto aziendale che non prevede i dipartimenti ad attività integrata, in difformità alle stesse linee guida del Prefetto Longo, né l’Organo di Indirizzo, la cui composizione è stabilita nei protocolli di intesa tra Regione e Università”, continua Carolei.
“Come si spiega adesso il silenzio assordante degli Organi accademici? Forse, soddisfatte le istanze di qualche noto docente, si possono trascurare i principi regolamentari e la coerenza normativa dei provvedimenti? Infatti il piano di organizzazione, in più casi, non tiene conto dei parametri per l’individuazione delle strutture complesse o semplici, identificazione che appare basata più a salvaguardia del personale universitario. Non sembra siano state considerate la valenza strategica e la rilevanza delle risorse, la presenza di più strutture della stessa disciplina, l’aggregazione di strutture omogenee per profilo di attività. Per esempio, la costituzione di un Dipartimento di “Medicina Legale e di Diagnostica Avanzata” presenta palesi contraddizioni con il DCA n. 62/2020 (riorganizzazione rete regionale dei laboratori pubblici) aggregando strutture tra loro non affini ed indicando laboratori “fantasma”, mentre incoerentemente nel Dipartimento di “Diagnostica per Immagini e Servizi di Supporto” viene prevista la Farmacologia universitaria e nel Dipartimento di Staff viene istituita una struttura complessa di “Risk Management” in violazione delle stesse Linee guida regionali e del DCA n. 70/2015 citato nello stesso atto”, si legge nella nota.
“Ed il personale ospedaliero? Nell’atto, a mo di specchietto per le allodole, vengono previste 27 strutture semplici (in numero inferiore rispetto alle complesse secondo il DCA 64/2016 ed il DCA n. 33/2021) attribuibili, si legge, ai dirigenti ospedalieri salvo poi puntualizzare che le stesse possono essere affidate al personale universitario dal Direttore Generale. Nel caso dell’Epatologia, addirittura, non viene specificata se la struttura è a direzione universitaria od ospedaliera, malgrado sia stata individuata ospedaliera nell’ultimo Protocollo d’intesa Regione-Università. In definitiva l’atto istituzionalizza il gioco delle tre carte! Senza necessità di atto aziendale approvato dalla Regione da una struttura complessa si possono ottenere due semplici; le strutture semplici possono essere convertite in semplici a valenza dipartimentale; le semplici a valenza dipartimentale sono determinate in rapporto di due ogni tre strutture semplici se a direzione universitaria e di una ogni due se a direzione ospedaliera. La CISL MEDICI- conclude- auspica che a livello ministeriale e regionale, in particolare dal Commissario ad Acta Prefetto Longo, si possano accertare tutte le discrepanze organizzative contenute e le violazioni normative statali e regionali, anche lesive dei diritti del personale ospedaliero, ripristinando il rispetto della trasparenza e della legalità”.
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