di FRANCESCO IULIANO
L'autonomia differenziata delle regioni: i rischi, le opportunità, le proposte. Sono stati questi i temi trattati in occasione dell’incontro che ha celebrato il 75esimo convegno nazionale dell’Ande, l’Associazione nazionale donne elettrici organizzato a Palermo ed allestito nella sala ‘Mattarella’ dell’Assemblea regionale siciliana.
A presiedere l’appuntamento dal titolo “Autonomia differenziata: dalle parole ai fatti?”, la presidente nazionale Marisa Fagà che, in apertura dei lavori, ha espresso preoccupazioni per il ruolo marginale che la proposta di riforma sull’autonomia differenziata sembra prospettare per il Governo centrale. “C’è la necessità - ha detto Marisa Fagà - garantire a tutte le regioni livelli essenziali delle prestazioni (Lep), senza venire meno al principio di solidarietà, scongiurando il rischio di rendere irreversibile il divario di sviluppo economico tra nord e sud. Confidando che dai lavori in corso al Senato possano derivare miglioramenti alla bozza Calderoli – ha aggiunto – la riforma dovrà difendere l’unità nazionale ed essere coerente con il dettato della Costituzione che garantisce i diritti inviolabili dell’uomo su tutto il territorio nazionale; prescrive il rispetto dell’uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini e riconosce e promuove le autonomie locali a patto che si preservino l’unità e l’indivisibilità della Repubblica.”
All’incontro hanno partecipato le presidenti delle sezioni italiane Ande ed una significativa rappresentanza di socie, arrivate a Palermo da ogni parte d’Italia. All’incontro ha partecipato, altresì, la sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro. Per la Calabria, anche la presidente della sezione Ande di Catanzaro, Roberta Porcelli che, nel suo contributo ha commentato dicendo che ”il disegno di legge Calderoli, così come concepito, rischia di spaccare in due l'Italia ed aumentare le disuguaglianze già tanto cresciute negli anni della pandemia e della crisi economica. In particolare, la sottrazione del gettito fiscale alla redistribuzione su tutti i territori, violerebbe il principio di solidarietà economico e sociale contenuto in Costituzione, andando ad aumentare la disuguaglianza tra il nord ed il sud, con conseguente crollo sociale ed economico dei territori più svantaggiati che potrebbe mettere in crisi l'intera Italia. E' necessario, dunque, che nell'attuazione della riforma, vengano rispettati i dettami costituzionali ed in particolare i tre articoli fondamentali della nostra carta costituzionale che devono sovrintendere a qualunque riforma delle autonomie locali. L’articolo 5, l’articolo 2 e, soprattutto l’articolo 3, non solo impone l'uguaglianza formale fra tutti i cittadini ma assegna, alla Repubblica, il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”. Di diverso avviso il sottosegretario agli interni ,Wanda Ferro che ha sostenuto come la riforma, il cui testo è stato migliorato rispetto all' originario, può rappresentare un' opportunità per le regioni, in quanto responsabilizzerà le classi dirigenti a governare bene i propri territori. Inoltre la fissazione dei livelli essenziali di prestazione, in questi anni, mai determinati, sarà una garanzia di coesione e di unità. Una riforma che non spaccherà l' Italia e con Fratelli d' Italia, che vigilerà sulla corretta attuazione della legge.
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