Autonomia differenziata e Sanità, a Catanzaro la lezione di Vittorio Mapelli sul tema

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Lino Puzzonia e Vittorio Mapelli

L'incontro al centro del quarto modulo della XII edizione il Corso di management medico avanzato e di politiche sanitarie organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi.

  25 ottobre 2023 13:18

Un altro importante appuntamento formativo voluto dal presidente dell’Ordine dei Medici di Catanzaro, il dottor Vincenzo Ciconte, e da tutto il consiglio direttivo.

“Autonomia differenziata e Sanità”, è questo il tema del quarto modulo della XII edizione il Corso di management medico avanzato e di politiche sanitarie organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Catanzaro, che si è tenuto nei giorni scorsi - nella sala “Catuogno” nella sede dell’Ordine in via Settembrini a Catanzaro. Protagonista della lezione Vittorio Mapelli, già professore di Economia Sanitaria Università degli Studi di Milano.

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“Dovendo affrontare un tema delicato come quello dell’Autonomia differenziata, che è inevitabilmente divisivo e rischia di essere condizionato da pregiudizi politici, ideologici, culturali, come Ordine dei Medici che organizza questo Corso di Management abbiamo deciso di affidare la disanima di questo problema a uno scienziato delle politiche sanitarie – ha spiegato il direttore del Corso, dottor Lino Puzzonia -. Il professore Mapelli ci ha offerto, infatti, una visione più asettica della discussione”.

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Nel riprendere l’aggettivo “divisivo” riferendosi al tema dell’Autonomia differenziata applicata al settore sanitario, il professo Mapelli spiega le ragioni di queste “spaccature”: “Da un lato ci sono le aspettative e le speranze delle Regioni che vorrebbero più autonomia, e dall’altro i timori di quegli enti che invece subirebbero le conseguenze di una divaricazione ulteriore tra Nord e Sud”.

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Secondo Mapelli, l’Autonomia differenziata per quel che riguarda la sanità, “favorirà sicuramente le regioni più ricche del Nord che hanno più capacità fiscale e quindi potranno, con un piccolo ritocco dalle aliquote avere grandi risorse per migliorare il sistema, dall’incremento delle assunzioni al miglioramento delle condizioni contrattuali per il personale – afferma ancora il professore -. L’Autonomia consentirà anche di ritoccare i ticket per le compartecipazioni, i sistemi di rimborso e così via. Una possibilità che non sarà consentita a molte regioni del Sud che, per ragioni storiche ed economiche, hanno una bassa capacità fiscale”.

Mapelli, però, individua anche un aspetto positivo: “Questa riforma prevede la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni che, poiché garantiscono dei diritti sociali e civili su tutto il territorio nazionale, devono esplicitali e anche individuando le risorse necessarie ad esplicitarli. Queste regioni penalizzate dall’Autonomia differenziate, quindi, come è già successo nel caso delle risorse per gli asili nido, potranno innescare delle rivendicazioni per avere più fondi. Purtroppo la Calabria, prima di tutto, ha una bassa capacità fiscale: già adesso il fondo sanitario in gran parte deriva dalle compartecipazioni e dal gettito dell’Iva, perché le risorse regionali sono il 9% di tutto il fabbisogno. Un dato strutturale che non consente alla Calabria di avere risorse aggiuntive. Poi ci sono i mali storici, cioè il deficit e la fuga dei pazienti: se non ci fosse la fuga dei pazienti, non ci sarebbe deficit, fondamentalmente. Tutto questo probabilmente porta ad avere una qualità dei servizi abbastanza bassa: la famosa griglia del sistema di garanzia dello Stato ma che misura le perfomance delle regioni e vede la Calabria al di sotto dello standard. Non è automatico ma avendo più risorse si potrebbero migliorare anche questi standard. La soluzione è nelle mani della politica e del commissionario ad acta – conclude Mapelli -. Mi sembra che i cittadini stiano pagando con l’aumento delle tasse il deficit degli errori che stanno sia nella politica che management delle aziende sanitarie. Politica e commissario dovrebbero porsi questo obiettivo: azzerare o ridurre la fuga dei pazienti, migliorando la qualità dei servizi”.

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