Autonomia differenziata, i comunisti Tavernesi contro il progetto di Calderoli

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  21 marzo 2023 11:41

di CARMINE MUSTARI

Nota critica da parte del direttivo della sezione “Domenico Vavalà” espressione locale di Rifondazione comunista, il direttivo e il segretario come portavoce criticano aspramente il progetto definito iniquo che il governo attuale vuole proporre al Paese con il nome di Autonomia differenziata. I comunisti tavernesi per perorare le azioni utili a promuovere una mobilitazione contro tale disegno e provvedimento nato da una proposta specifica formulata dal ministro Calderoli.

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«L’unione tra Lega e Fratelli d’Italia – si dichiara nel comunicato - segna un altro passo verso la dissoluzione dell’unità della Repubblica, ridotta a retorica della nazione, ignorando cinicamente l’evidenza dei guai prodotti dal regionalismo in ogni campo, dalla sanità alla scuola, l’indecente divario territoriale causato da decenni di politiche di saccheggio, l’allarme sociale per l’impoverimento di larghe fasce della popolazione. Il progetto Calderoli sull’autonomia differenziata spianerebbe la strada alla contrattazione con cui ogni singola regione, in competizione con le altre, potrà accaparrarsi poteri e risorse statali, con danno evidente degli altri territori. I presidenti delle regioni del Nord, e purtroppo anche alcuni nel Sud, vedi Roberto Occhiuto, tronfi del loro ormai autoconclamato status di “governatori”, plaudono all’impresa. I dubbiosi e gli oppositori dell’ultima ora vengono rassicurati: l’equità sarebbe garantita dai Lep (livelli essenziali delle prestazioni), cioè il minimo indispensabile di diritti sociali che spetterebbero ad ogni cittadino. Si dà il caso però che la definizione di questi livelli sia ambigua, incostituzionale e totalmente priva della previsione di risorse.

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Se nasci nel posto “sbagliato” – continua ancora Rifondazione - ti becchi il minimo di asili nido, scuola, sanità, servizi sociali, assistenza. Ricordiamo, inoltre, che la cifra necessaria per pareggiare gli squilibri territoriali è di 100 miliardi. Chi ci guadagna dalla rinuncia alle tutele del contratto nazionale di lavoro e delle norme nazionali sulla sicurezza? Se i programmi di studio e il valore del titolo cambiano da regione a regione? Chi se viene smantellato il servizio sanitario nazionale, ricordiamoci della pandemia se le reti energetiche e le infrastrutture vengono spezzettate? Se il patrimonio, universale, dei beni culturali, artistici e ambientali, diventa appannaggio dei singoli territori? Se vengono diversificate le norme sull’alimentazione? Se ogni regione detiene rapporti internazionali autonomi? Rifondazione Comunista – conclude la nota stampa della sezione - da anni è impegnata su questo tema e sta intensificando la sua attività contro questa legge scellerata su tutto il territorio regionale, coinvolgendo Sindaci e Amministrazioni e cittadini preoccupati per il futuro del Mezzogiorno e del Paese.

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Anche nel nostro territorio nei giorni scorsi abbiamo informato la cittadinanza e nelle prossime settimane, così come su tutto il territorio regionale, ci sarà occasione di iniziative e confronti approfonditi.

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