Autonomia differenziata, la riflessione di Raffaele Mirigliani (Fondazione Calabria)

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L'avvocato Raffaele Mirigliani
  08 aprile 2024 13:03

di RAFFAELE MIRIGLIANI*

Quando ci si rifugia nel passato l’azione presente è scemata. Obbediente tale credo, coscientemente o incoscientemente mi sono attestato nell’azione, sia pure nei limiti consentitimi.

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Vi sono, però, contingenze per le quali il richiamo del passato vale ad esprimere la deriva del presente e ad indurre con il suo richiamo a sorreggere l’azione riparatrice.

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Il richiamo attualmente mi è stato sollecitato dalla pubblicizzazione del bel libro di Roberto Balzani -edizioni il Mulino- Andare per i luoghi del Risorgimento.

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A prescindere da ogni valore letterario, indubbia è l’apprezzabile analisi ricostruttiva-evolutiva del Risorgimento, che ha legato l’unità nazionale da Brescia a Sapri, da Genova a Palermo e Salemi, da cui partì la prima Capitale, come celebrato nel centocinquantesimo Anniversario dell’Unità, con il legame ultimo con la Repubblica Democratica (Ferruccio Parri che riposa accanto a Mazzini).

Non vi è dubbio che il Risorgimento e l’Unità della Nazione sono partiti dal Sud coinvolgendo il Nord, sacrificando individualismo sia pure utile nella storicità.

La deriva odierna è rappresentata da un sotteso subdolo tentativo di antistorico regionalismo separatista tra le Regioni secondo il loro stato socioeconomico e non certo all’insegna della solidarietà unitaria istituzionale e storica. Un ritorno agli staterelli preunitari, nell’epoca in cui, invece, si aggrega e non si disgrega, in particolare a livello europeo.

Ebbene anche noi in Calabria ed in particolare a Catanzaro abbiamo storicamente perseguito la difesa del Risorgimento e dell’Unità non certo per imposizioni partitiche, ma per fede e razionalità istituzionale e storica. Quando è stata avanzata l’iniziativa di attentare all’unità d’Italia con l’invocazione della secessione non siamo rimasti inerti ed ossequiosi perché il sud per ragioni storiche era stato attratto in differenziazione socioeconomica, ma abbiamo riempito le piazze con l’orgogliosa contestazione. Ricordo bene l’imponente manifestazione catanzarese anche con intervento di Renzo Arbore e l’orchestra italiana per andare alla vibrata conferenza presso la nostra Corte di Appello del maestro Carlo Corigliano nomata Il Cialtrone.

Dimentiche le parti eversive che gli uomini illustri ponevano la questione meridionale come sana intrapresa per livellare la nazione, contro i dislivelli che nel tempo si erano creati.

All’attualità è evidente che vi è un sostrato non certo culturale o di valore, ma solo di convenienza partitica compromissoria per conquiste egoistiche a vantaggio dei più forti e abbandono dei più deboli.

Certo in democrazia chi comanda fa legge, ma non è detto che chi comanda debba essere indisturbato per non turbare gli equilibri interni.

E credo che ben opportunamente, oltre al qualificato concerto politico, che pone l’illegittimità anche costituzionale dell’insinuante disegno di legge del rinomato Calderoli, pure con la riserva di tutelare livelli essenziali, ma non quello dell’unità d’Italia, è anche necessario il movimento culturale.

Anche se questa Fondazione non ha mancato di far sentire la sua voce, piace, appunto svolgere il ricordo culturale storico, della questione meridionale purtroppo negli ultimi tempi sovrastata.

Ci stiamo interessando per reperire la opportuna documentazione e partecipazione per organizzare già un incontro scevro da infiltrazioni partitiche, ma ripetesi culturale. Confidiamo che prossimamente si potrà addivenire a manifestazioni in tale spirito.

* Presidente "Fondazione Calabria"

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