Cari Colleghi,
l’Avvocatura, all’indomani delle misure straordinarie adottate col Decreto “Cura Italia”, ha scoperto di essere vulnerabile, senza diritti, indifesa.
Pare un ossimoro. Beffardo, eppure tristemente vero, palpabile, non impugnabile.
Gli Avvocati, nel periodo storico più gravido di morti e di impotenza dal secondo dopo guerra in poi, per lo Stato Italiano sono senza diritti, e senza tutela. Messi in disparte e – cosa ancora più grave - inavvertiti nella loro ontologica capacità di ergersi a custodi delle garanzie e dei diritti degli altri da uno Stato che, contrariamente al diritto europeo, non li considera al pari delle imprese. E ciò pur applicando alla classe forense una gravosa disciplina fiscale e tributaria.
In questo marzo convulso, in cui si sono ricorsi decreti, fake news, immagini di morte ed esempi di sacrifici inenarrabili, degli Avvocati nessuno ha ritenuto occuparsene. Né come persone, teste pensanti, né, semplicemente, come lavoratori. Nessuna ipotesi, nemmeno la più attenuata, di aiuto, di ammortizzatore sociale, di incentivo. E nonostante la crisi, umana, sociale ed economica che la pandemia si è portata dietro, abbia colpito tutti.
Per lo Stato italiano, guidato da un Avvocato, gli Avvocati non esistono, sono come l’uomo sacertas nell’antico diritto romano.
Se da una parte lo Stato esclude il sostegno economico in quanto iscritti ad una Cassa, dall’altra la stessa, la Cassa, ci dice che non può aiutarci perchè non è lo Stato.
Una Cassa di Previdenza ed assistenza, che di fatto non può fare previdenza, né assistenza, proprio nel momento di maggior bisogno e, paradossalmente, proprio per il numero degli iscritti…
Siamo troppi.
Ancora una volta, ironia della sorte, la nostra forza (i numeri) diventa la nostra principale fonte di debolezza.
E’, però, impossibile che si trascuri di comprendere il problema di 245.000 Avvocati, dietro i quali ci sono altrettante famiglie, quelle stesse che il Governo diceva – a questo punto sorge il dubbio sulla sincerità dello sforzo promesso - di voler aiutare e sostenere.
E allora, se la Cassa non può intervenire in situazioni eccezionali come quella in atto, salta il sistema stesso di assistenza e, sovviene la necessità dello Stato!
L’esclusione degli ammortizzatori sociali in favore dei liberi professionisti iscritti alle casse previdenziali privatizzate contenuta nel D.L. n.18/2020 è, dunque, incomprensibile. E, prima ancora, inaccettabile!
Lo Stato sa bene che l’importo necessario per estendere anche ai liberi professionisti il sostegno economico garantito a tutti gli altri lavoratori sia una spesa assolutamente sostenibile che deve, però, essere adottata.
In questo senso, una prima soluzione al problema potrebbe provenire proprio dall’incremento del Fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei lavoratori danneggiati dal virus COVID-19 previsto dall’art. 44 del D.L. n. 18 del 2020 con estensione anche ai liberi professionisti iscritti ad un Cassa (ndr: gli Avvocati).
Deve, però, essere previsto che le indennità erogate non concorrano alla formazione di reddito imponibile.
E’ fin troppo evidente che una simile opzione non possa esonerare la Cassa Forense dall’occuparsi dei 245.000 Avvocati. Perché a questo fine è stata istituita e a questo fine deve adempiere. Nella buona e nella cattiva sorte. E anche ove accusi eventuali ritardi, o omissioni di pagamento, da parte dei suoi iscritti. Perché ciò, che senz’altro è il sintomo più immediato della recessione della classe forense, non può suonare come un alibi ed un’abiura alla vocazione del nostro istituto di previdenza. E, ancor prima, un alibi ed un’abiura a un precetto insurrogabile proprio da parte di chi gli Avvocati deve tutelare: tutti gli Avvocati hanno e devono avere pari dignità. In qualsiasi momento, a fronte di ogni contingenza. E, oggi, ancora di più.
In tale contesto, è da attendersi da tutti coloro che hanno redditi importanti rinuncia alla presentazione della “domanda di sostegno economico”. Sarebbe un segnale di maturità, di solidarietà e di senso di appartenenza. Un atto, cioè, che ci restituirebbe all’humus da cui dobbiamo ritenerci intessuti tutti. In quanto singoli e in quanti comunità.
Una rinuncia, insomma, da classe...forense di alto profilo.
In ogni caso, poiché non può esserci sperequazione tra gli iscritti e considerata la situazione di eccezionale urgenza e contingenza, Cassa Forense può (deve) recuperare alcune risorse finanziarie intervenendo sull’entità delle somme “accantonate” per garantire il pagamento delle pensioni anche per gli anni successivi.
Secondo i recenti bilanci la Cassa paga annualmente a titolo di pensioni una somma pari a circa 802.000.000 euro, accantonando una riserva per il pagamento delle pensioni corrispondente a cinque annualità di pensioni per un importo pari a circa 4.000.000.000 di euro
Pertanto, riducendo, in deroga, la riserva per le pensioni ad un ragguaglio pari a 4 annualità, Cassa Forense potrebbe “trovare” una risorsa pari a circa 800.000.000, con un accantonamento per le pensioni di circa 3.200.000.000, anziché i circa 4.000.000.000 di euro.
Tale somma pari a circa 802.000.000 euro, o parte di essa potrebbe essere destinata a misure di sostegno per l’Avvocatura, considerato che laddove “l’indennità” dovesse essere pari a circa euro 600,00 al mese, per soddisfare le esigenze di 245.000 avvocati sarebbe sufficiente un importo mensile pari ad euro 147.000.000 euro, ovvero con euro 802.000.000 potrebbero essere coperte bene cinque mensilità.
A prescindere da questa indennità mensile, che dobbiamo pretendere (almeno in “concorso”) dallo Stato ex art. 44 DL 18/2020, Cassa Forense dovrebbe alternativamente prevedere soluzioni capaci di produrre liquidità per i singoli Avvocati, mediante l’esenzione totale dei contributi oggettivi (è evidente che la mera sospensione sarebbe inutile in quanto l’Avvocatura avrebbe sulle spalle oltre sei mesi di mancato introito e lavoro) e dei contributi soggettivi con riferimento all’anno 2020.
Altra soluzione potrebbe essere quella di prevedere un sostegno economico ex art. 14 lett. a) del Regolamento (assistenza in caso di catastrofe o calamità naturale) in favore degli Avvocati richiedenti, previa dimostrazione di aver riportato danni e/o pregiudizi patrimoniali (l’Enpam ha previsto per i suoi iscritti una indennità di 1000,00 euro al mese, applicando i medesimi criteri qui esposti), stabilendo altresì l'erogazione di provvidenze modulate in proporzione all'ultimo reddito dichiarato, con erogazione di una somma predeterminata, eventualmente facendo ricorso alle prerogative e competenze di amministrazione e gestione del patrimonio della Cassa di cui all’art. 15 lett. I dello Statuto, con garanzia dell'equilibrio finanziario e dell'integrità della riserva legale, anche con il supporto concorrente dello Stato.
Le misure che possono essere adottate in favore dell’Avvocatura sono plurime come recepite (il COA di Catanzaro aveva formulato delle proposte anche giorni addietro) anche dal CNF e dall’OCF e tra queste:
1) Disapplicazione parziale o totale della ritenuta di acconto per l’anno 2020; 2) Riconoscimento di un credito di imposta di 1.500,00 euro mensili da utilizzare in compensazione dei tributi da versare nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020; 3) Differimento dei termini di versamento delle rate relative a debiti tributari e non scadenti nei mesi di marzo e aprile; 4) Supporto alla liquidità delle imprese colpite dall’emergenza epidemiologica mediante meccanismi di garanzia (art. 57 del DL n. 18/2020) - estensione delle misure agli avvocati; 5) Credito d’imposta per canoni di locazione di immobili adibiti a studio legale; 6) Misure di sostegno finanziario relative a prestiti e mutui - estensione agli avvocati delle disposizioni previste dall’art. 56 DL n. 18/2020; 7) Pagamenti dei crediti vantati dall’Avvocatura nei confronti delle pubbliche amministrazioni; 8) Liquidazioni e pagamenti più celeri per crediti dovuti in materia di patrocinio a spese dello Stato.
Sono comprensibili le paure dell’Avvocatura, già in crisi da tempo, che si trova ora spiazzata, con tante incertezze e pericoli, il contagio di un virus per molti letale, la paura di rimanere senza risorse economiche e la difficoltà di immaginare una ripresa delle attività ed i dubbi legati ai vari Decreti di “giustizia emergenziale” che hanno consentito sull’intero territorio nazionale la generazione di “codici” di diritto regionale per la disomogeneità delle scelte dei singoli capi ufficio.
E’, certamente, uno dei momenti più tristi della Storia dell’umanità. Dobbiamo affrontarlo, soprattutto noi Avvocati che siamo abituati sempre al peggio, cosi come tante persone stanno affrontando, purtroppo, la morte dei propri cari.
Assisteremo ad una profonda recessione e, rispetto a questo dovremmo essere in grado di ripartire grazie anche agli aiuti dell’Europa e dello Stato, ma anche delle Banche.
Le dichiarazioni di Mario Draghi, rilasciate al Financial Times, ci devono far riflettere sul fatto che abbiamo tutti bisogno, in questo momento drammatico, di avere una concreta speranza, che questa “reclusione” durerà poco e che saremo in grado di ripartire perché lo dice la Storia.
Lo Stato deve distribuire il proprio bilancio per proteggere i cittadini e, quindi, l'economia, se vuole evitare che la situazione degeneri in sommosse e in vere e proprie guerre intestine, o nella migliore delle ipotesi nella commissione di reati contro il patrimonio e contro le persone, che nel caos di massa sarebbero l’immediata conseguenza di “stato di necessità”.
Nulla di diverso rispetto a quanto è accaduto in occasione delle guerre mondiali, dove gli Stati hanno aumentato il debito pubblico per finanziare il rilancio dell’economia.
Sì, perché anche noi stiamo vivendo una guerra mondiale. L’Unione Europea deve adottare politiche realmente comunitarie e “condividere” il debito che gli Stati Europei accumuleranno in questi mesi, se cosi non fosse non avrebbe senso rimanere nell’UE.
Le famiglie e le aziende sono già in affanno, lo Stato non ha alternative, deve intervenire per salvare le aziende e, quindi, i posti di lavoro, fornire un reddito minimo agli inoccupati e sostenere le partite iva.
Occorre una nuova circolazione di liquidità.
Il pagamento di tasse e di imposte deve essere sospeso, per consentire alla Società ed ai liberi professionisti di ripartire, magari di indebitarsi – senza applicazione di tassi di interessi – e di restituire quelle liquidità nel più breve tempo possibile.
Dobbiamo coinvolgere i mercati obbligazionari, le grandi società, i sistemi bancari e gli altri Istituti di credito.
Le banche (non dimentichiamoci le moratorie per sospendere le rate di mutuo per la prima casa) sono in grado di creare liquidità istantaneamente mediante gli scoperti di conto corrente e le linee di credito, magari concedendo fondi a costo zero, accompagnati da garanzia statali.
So che sarà dura in questi mesi, per questo sento il dovere di invitare tutti ad essere più solidali e uniti tra di noi, recuperando quel senso di appartenenza e di comunità che troppo spesso abbiamo immolato, credendo che, anteponendo i nostri interessi particolari, avessimo raggiunto la nostra salvezza.
Ci attende una grande sfida in condizione di svantaggio – ci capita spesso…nelle aule di udienza – ma è, proprio in queste condizioni, che ogni Avvocato è abituato a dare il meglio di sé.
Non dobbiamo vergognarci di avere paura.
La paura viene sempre prima del coraggio che può darci una grande vittoria e, noi non possiamo perdere la battaglia più importante…
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro, in questi giorni frenetici, ha cercato di rendere al meglio delle sue possibilità, in una condizione di forte emergenza, i suoi servizi informativi per rendere più agevole a tutti l’adempimento delle cose normalmente più semplici e che, in questo clima di tensione e incertezza, è sembrato uno scoglio insormontabile. Dobbiamo e possiamo migliorare ancora.
Il momento è dedicato, occorre trovare una sintesi perfetta tra compattezza, serenità, forza interiore e un pizzico di orgoglio. Quello che ci sprona e ci da coraggio.
Anche adesso. Anzi, adesso più di prima, dobbiamo sentirci Avvocati. Senza distinzioni, di cariche e di merito.
Avvocati che si camminano a fianco.
Un forte abbraccio
Avv. Antonello Talerico
Presidente Ordine Distrettuale Avvocati Catanzaro
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