Gallo intercettato: "Non andavo nei night come gli altri". Leone: "Non ha paura di niente, vuole erba per cento cavalli"
09 febbraio 2021 20:56di PAOLO CRISTOFARO
Una personalità particolare quella di Antonio Gallo, protagonista cardine dell'inchiesta "Basso profilo" della Dda di Catanzaro, coordinata da Nicola Gratteri. Personalità che emerge dalle carte degli inquirenti, che raccolgono intercettazioni, sue affermazioni, considerazioni di terzi sul suo conto. Una persona da un lato prudente al limiti della paranoia, dall'altra avido di denaro e di affari. Rilevanti le sue amicizie dirette non solo con Nicola Grande Aracri, ma anche con le cosche di Cirò, con Martino Cariati.
"Io l'unica volta che mi potevano incastrare e non mi hanno incastrato in vita mia è stato con Nicolino", affermava Antonio Gallo in una conversazione del 2017 con Glenda Giglio, nella quale spiegava la sua capacità nello stare alla larga dalle inchieste. "Con lui avevo un rapporto stretto, ma non è che facevo lo 'ndranghetista, rompevo i coglioni alla gente", diceva Gallo, valutando da solo la sua posizione secondo un punto di vista estraneo a fatti mafiosi, poiché "non rompevo i coglioni alla gente", diceva Gallo. Secondo gli inquirenti Gallo se da un lato era cosciente dei suoi legami 'ndranghetisti, dall'altro negava un'appartenenza concreta, dato che, sempre secondo gli inquirenti, si sentiva coperto per alcuni accorgimenti che adottava, probabilmente più di altri. "Tutti mi dicono che tiro, che faccio dei ritmi... se avessi voluto fare qualcosa avevo la possibilità, ma non l'ho fatta, va bene?", aggiungeva Gallo. "Questi cornuti qua hanno saputo pure a Verona, c'hanno un'azienda, hanno visto che io andavo a lavorare. Questi qua venivano, andavano nei night la sera. Io mi sono salvato perché non ci andavo. Facevo capannone-casa e casa-capannone", spiega Gallo alla Giglio, aggiungendo che tra i frequentatori dei night ci sarebbe stato anche un amico del marito.
Tuttavia, nonostante gli accorgimenti, anche gli amici e i compagni d'affari sapevano della sua ossessione per gli affari e della sua determinazione quando si trattava di denaro. In una conversazione intercettata tra Andrea Leone e Carmine Falcone, i due parlavano proprio di questo. "Vuole erba per cento cavalli e non ha paura di niente", diceva Leone. "Antonio se ne accorgerà, chi tutto vuole tutto perde", ribatteva Falcone. E i rapporti rilevanti di Gallo, per la Procura, non si limitavano a Grande Aracri, ma anche alle cosche di Cirò. Tra i più rilevanti quello con Martino Cariati, esponente della 'ndrangheta di Cirò, già toccato dall'inchiesta "Stige", che lo portava alla condanna di 15 anni e 4 mesi in rito abbreviato. I rapporti tra i due sarebbero stati acclarati, nel 2017, dagli inquirenti, che in particolare segnalano il regalo di Natale che Gallo aveva indirizzato, quell'anno, proprio al Cariati.
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