di EDOARDO CORASANITI
Torna ad infuocarsi lo scontro tra la Giunta dell’Unione delle camere penali italiane e il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. Questa volta il terreno di scontro sono le dichiarazioni del Pm al Corriere della Sera dopo l’operazione “Basso profilo” che ha portato all’emissione di 50 misure cautelari e in cui sono indagati politici di portata nazionale (Lorenzo Cesa) e locale (l’assessore al bilancio Francesco Talarico). Il Corriere gli chiede: «Ma perché le indagini della sua Procura con decine o centinaia di arresti, vengono spesso ridimensionate dal tribunale del riesame o nei diversi gradi di giudizio?». La domanda fa riferimento in particolare ai “ridimensionamenti” provocati dal Tdl su Rinascita Scott: su oltre 334 misure cautelari, circa 200 misure sono state modificate dal Tribunale della libertà, Appello cautelare, Cassazione o Gip.
«Noi facciamo richieste, sono i giudici delle indagini preliminari, sempre diversi, che ordinano gli arresti. Così è avvenuto anche in questo caso. Poi se altri giudici scarcerano nelle fasi successive non ci posso fare niente, ma credo che la storia spiegherà anche queste situazioni».
L’intervistatore, Giovanni Bianconi, poi chiede: «Che significa? Ci sono indagini in corso? Pentiti di ‘ndranghetisti che parlano anche di giudici?». «Su questo ovviamente non posso rispondere».
Questa parte di intervista riaccende vedute diverse sul mondo della giustizia tra avvocati e il procuratore capo di Catanzaro: “Le gravissime dichiarazioni del Procuratore Gratteri al Corriere della Sera forniscono una rappresentazione destinata a creare sconcerto tra i cittadini, perché di fatto attribuiscono annullamenti e riforme di provvedimenti giudiziari a ragioni diverse da quelle esposte nelle articolate motivazioni. Queste affermazioni - provenienti inoltre da un Procuratore capo - rappresentano un attacco di inaudita gravità all’autonomia e indipendenza dei giudici. L’Unione scrive al CSM per le sue opportune valutazioni, e ad ANM per conoscere quali iniziative intende porre in essere a tutela dei giudici che non hanno condiviso, o eventualmente non condivideranno, le ipotesi accusatorie a fondamento delle indagini del dottor Gratteri”, scrive l’Unione delle Camere penali nella prima parte del documento.
“Il momento politico nel quale sono intervenuti la esecuzione di provvedimenti di custodia cautelare in carcere e le perquisizioni ed i sequestri disposti, anche nei confronti di rappresentanti delle istituzioni, da parte dell’autorità giudiziaria di Catanzaro, lascia obiettivamente il campo a considerazioni sulla strumentalità dei tempi, atteso che quei provvedimenti hanno comunque inciso sulla delicatissima situazione politica nazionale.
Nella intervista rilasciata dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro a Giovanni Bianconi e apparsa ieri sulle pagine del Corriere della Sera, il Procuratore Gratteri esclude che ci sia stata – nella individuazione della data di esecuzione – una valutazione del quadro politico nazionale, mentre si è tenuto conto dei tempi delle elezioni in Calabria. Apprendiamo così che il Pubblico Ministero ha svolto valutazioni in ordine alla opportunità del momento nel quale dare esecuzione ai provvedimenti. A tali affermazioni di per sé sconcertanti ne seguono altre che non possono non essere oggetto di attenta valutazione da parte dell’organo disciplinare dei magistrati. Non possono infatti sfuggire le implicazioni, sul piano deontologico, della risposta che il Dottor Gratteri offre alla domanda (sulle scarcerazioni, ndr)”.
Le affermazioni del Procuratore della Repubblica di Catanzaro si rivelano di inaudita gravità. Non si tratta qui di discettare sulla fondatezza o meno di un quadro indiziario o di prospettare come la serialità di annullamenti da parte dei Giudici superiori, chiamati al controllo delle condizioni per l’applicazione della cautela, abbiano dato conto – quantomeno sul piano del metodo – della fragilità di quelle investigazioni. La considerazione del Dottor Gratteri propone al lettore l’idea che i provvedimenti dei Giudici, di censura dell’operato della sua Procura e delle valutazioni del GIP, siano ispirati da motivazioni estranee alle dinamiche processuali. È una rappresentazione destinata a creare sconcerto tra i cittadini attribuendo di fatto annullamenti e riforme a ragioni diverse da quelle esposte nelle articolate motivazioni. Ciò si segnala al Consiglio Superiore della Magistratura per le sue opportune valutazioni”, conclude la Giunta dell’Unione delle camere penali guidata dall’avvocato Gian Domenico Caiazza
IL PRECEDENTE- È la seconda volta che gli avvocati penalisti italiani intervengono sulle frasi di Gratteri. La prima volta il 24 dicembre 2019, a pochi giorni di distanza da Rinascita Scott, maxi operazione con 334 arresti e 416 indagati.
Il procuratore twittta e rende interviste esprimendosi in questo modo: “La mia maxi operazione scompare dalle prime pagine dei grandi giornali… è stata boicottata, un grave errore, bisognerebbe chieder conto ai direttori delle testate più importanti di questo buco”.
A rispondergli allora fu l’Osservatorio sull’informazione giudiziaria dell’Unione delle Camere Penali: “ Siamo al parossismo del processo mediatico. Non solo si divulgano notizie sulle indagini come se le ipotesi investigative fossero sentenze passate in giudicato, ma si pretende che i giornali ne parlino in prima pagina”, scrivevano gli avvocati, proseguendo nel ricordare i processi flop di Gratteri, da”Marine” contro le cosche di Locri, in Appello 8 condanne su 125 imputati, a “Circolo Formato” dove tutta la classe politica di Gioiosa Marina fu ammanettata, la città fu commissariata, e poi al processo furono tutti assolti, per finire con “Metropolis”: 3 condanne su decine di arrestati.
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