di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Truffe all’Inps, assunzioni fittizie, fatture false, fallimenti e truffe alle banche, è quanto confermato dal collaboratore di giustizia, Domenico Iaquinta, questa mattina nel corso dell’esame condotto dal pm Sirleo e del controesame in videoconferenza da località protetta, nel corso dell’udienza del processo “Basso profilo”, svolto nell’Aula Assise del tribunale di Catanzaro presieduto da Fogari (giudici a latere: Giacchetti e Petrolo).
Domenico Iaquinta
"Basso Profilo" è il blitz che il 21 gennaio 2021 ha portato all’emissione di 50 misure cautelari. Al centro dell’indagine guidata dalla Dda di Nicola Gratteri i presunti collegamenti tra mafia, politica, imprenditoria e criminalità organizzata crotonese, catanzarese e reggina.
Coinvolti consiglieri comunali e regionali, imprenditori e presunti colletti bianchi di Catanzaro e Crotone ritenuti a contatto con i maggiori esponenti delle ‘ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come “Bonaventura”, “Arena” e “Grande Aracri”
Il collaboratore conferma il ruolo apicale dell’imprenditore Antonio Gallo, attualmente detenuto nel carcere di Parma e ritenuto “la mente di tutto”.
Il collaboratore di giustizia nato a Crotone nel 1982, ammette di “aver fatto parte della ‘ndrangheta in un clan di Rocca Bernarda e di essere accusato di 416 bis, omicidio e truffa allo Stato”.
Poi dice: “Gallo me lo ha presentato la famiglia Trapasso e lo chiamavano il principino: era ritenuto intoccabile. Era una persona intelligente e lavorava come faccia pulita per conto delle famiglie della zona: Trapasso, Mannolo, Falcone, Scerbo, Ferrazzo. Io ero il prestanome della Global service e avevo il compito di trovare gente da assumere e arrivammo a reclutarne circa 600. A me spettava il 10 o il 20 per cento ad assunzione e quindi per la disoccupazione. Ci guadagnavano tutti da queste operazioni: Gallo e le famiglie di ‘ndrangheta della zona. Questa gente me l’ha presentata Tommaso Rosa detto “tommy tommy”, che poi si è pentito anche lui”.
E spiega: “La società Global service aveva sede a Sellia marina, poi si trasferì a Simeri e poi ancora a Botricello. I soldi li teneva Antonio Gallo che era un personaggio potentissimo e faceva mangiare tutti. Io non sapevo nulla della ditta e di queste cose se la vedevano Gallo, Trapasso e Rosa. Questa società faceva fornitura di materiali, imprese di pulizia ma era tutta una simulazione: facevano assunzioni fittizie ed emettevano fatture false”.
Prima dell’esame del testimone gli avvocati Lomonaco e Staiano hanno presentato una nuova mozione sulle esigenze cautelari o di revoca per l’assistita Glenda Giglio, attualmente agli arresti domiciliari, ritenendo che non ci sia alcun pericolo che l’imputata possa ritornare nello studio del notaio Guglielmo, peraltro già assolto nel processo.
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