di EDOARDO CORASANITI
Giorni di udienze, fascicoli e decisioni: in queste ore il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha ancora sul proprio tavolo i Riesami dell'operazione della Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, denominata "Basso profilo" e che il 21 gennaio scorso ha portato all'emissione di 50 misure cautelari. Al centro dell'indagine i collegamenti tra mafia, imprenditoria e criminalità organizzata crotonese e reggina. Una delle accuse più contestate agli indagati è proprio l'associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso: il Tdl però ha già annullato 10 accuse in riferimento al metodo: per quasi tutti la misura cautelare è rimasta in piedi ma senza l'aggravante.
Confermato il carcere e l'intero pacchetto accusatorio (tra cui proprio l'aggravante) per Ercole D’Alessandro, finanziere in pensione, difeso dall'avvocato Gianni Russano. Secondo la Dda, l'ex luogotenente avrebbe agito in concorso con Francesco Talarico, Antonio Gallo, Tommaso Brutto, Saverio Brutto, Lorenzo Cesa, Luciano D'Alessandro, Antonio Pirillo (Cesa è indagato, mentre per i Brutto e Pirillo è stata annullata l'accusa sull'aggravante mafiosa. Per Talarico si è in attesa del provvedimento del Riesame, ndr) e d’intesa tra loro, ricoprendo ciascuno di essi un preciso compito si sarebbero associati tra loro "al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra l’altro turbative d’asta, corruzione e abuso di ufficio (agendo in questo caso nella veste di istigatori), utilizzando società e imprese esistenti, impegnate nel settore della fornitura di materiali per l’antiinfortunistica, aprendo una filiale in Albania, nonché impegnate nel settore delle pulizie".
Per i pubblici ministeri Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, D'Ercole avrebbe provato a piazzare il figlio Alessandro nell'operazione "albanese" facendo leva su informazioni acquisite negli anni e conoscenze personali vastissime, dalle banche dati alle richieste ai più intimi: "Una spasmodica ricerca di rapporti confidenziali con i suoi ex interlocutori istituzionali, anche millantando circostanze rivelatesi assolutamente destituite di fondamento".
Non cambia la situazione nemmeno per Eliodoro Carducelli, difeso dall'avvocato Eugenio Perrone. Per la Dda, sarebbe il braccio destro di Andrea Leone, prestanome e intestatario di conti correnti nonché prelevatore e trait d’union con altri importanti membri del sodalizio mafioso. E' detenuto a Catanzaro. Durante l'interrogatorio di garanzia, il legale ha denunciato la violazione del diritto di difesa per non aver potuto interloquire con il suo cliente.
Resta agli arresti domiciliari Santo Faldella, 37 anni, difeso dall'avvocato Maurizio Belmonte. Secondo l'accusa, farebbe parte dei “cristiani della Rocca rovinati” a cui alludeva l'imprenditore Antonio Gallo, ora in carcere, e ritenuto vicino alle cosche del Crotonese e anche del Reggino.
Insieme ad altri di Roccabernarda o dimoranti nell’hinterland e caratterizzati da una vita sociale disagiata, Faldella sarebbe stato ritenuto idoneo a compiere tutte quelle attività criminose “a comando” e utili alla sussistenza della consorteria come prelevamenti e altre operazioni bancarie e postali, intestazione di società di comodo, assistenza ad acclarati appartenenti alla cosca Bagnato.
Misura confermata anche per Alberto e Claudio Zavatta, imprenditori, accusati di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. Il Riesame non ha modificato gli arresti domiciliari ma ha annullato le accuse sull'aggravante: restano ai domiciliari per l'associazione semplice. Entrambi al Tdl sono stati difesi dagli avvocati Fabrizio Costarella e Danila Gullì.
Restano ai domiciliari anche Ieso Marinaro e Daniela Paonessa (difesi dall'avvocato Vincenzo Varano), originariamente accusati dalla Dda di associazione a delinquere di tipo mafioso, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e distrazione dei fondi, aggravata dalla mafiosità, associazione e aggravante. I giudici del Tdl hanno escluso l'associazione a delinquere e l'aggravante mafiosa.
Finora il Tribunale del Riesame ha modificato la misura dagli arresti domiciliari all'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria per Pino Volpe, il Rup (responsabile unico del procedimento) del Consorzio di bonifica Ionio Crotonese, difeso dall'avvocato Giovanni Schinea: annullata l'aggravante del metodo mafioso.
Il Tribunale della libertà di Catanzaro ha annullato anche la misura cautelare dell'obbligo di firma nei confronti di Odeta Hasaj, difesa da Enzo e Maria Laura De Caro, e compagna di di Ercole D'Alessandro.
Annullata invece la misura nei confronti del notaio Rocco Guglielmo, al divieto di dimora dal 21 gennaio con l'accusa di intestazione fittizia di beni: dopo l'udienza al Riesame è ritornato in libertà. E' difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Filippo Giunchedi, Vincenzo Cicino, Antonello Talerico, Giuseppe Mussari, Vincenzo Maiolo Staiano, Alice Piperissa.
Confermate le misure degli arresti domiciliari nei confronti dell'imprenditrice Glenda Giglio (difeso dagli Andrea Gareri e Antonio Lomonaco) e Tommaso e Saverio Brutto (difesi dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Angela Lagamma). Per padre e figlio il Tdl ha annullato però la contestazione in riferimento all'associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso e il voto di scambio politico mafioso, ridimensionando così il teorema accusatorio.
Il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha rimesso in libertà Francesco Mantella, direttore del Consorzio Ionio- catanzarese, difeso dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Arturo Bova, accusato da turbata libertà degli incanti turbata libertà degli incanti e corruzione. Entrambe le accuse sono aggravate dal metodo mafioso.
A seguito della richiesta di riesame e delle memorie difensive presentate dagli avvocati Natale Polimeni e Biagio Di Vece, il Tribunale della libertà ha disposto l’immediata liberazione di Antonio Pirrello . L’imprenditore reggino era sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere e pertanto detenuto presso la casa circondariale di Reggio Calabria con l'accusa di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso e scambio elettorale politico- mafioso: i giudici hanno annullato le accuse e ordina la scarcerazione di Pirrello.
Ridimensionata l’accusa nei confronti di Antonella e Valerio Drosi accusati di associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa per avere la prima, in qualità di impiegata postale, aiutato alcuni esponenti della cosca a monetizzare alcuni bonifici bancari e versamenti Posta Pay in denaro contante ricevendo quale contropartita, secondo la tesi di accusa, l’assunzione del fratello Valerio in una delle società di comodo costituite dalla presunta cosca ed avente ad oggetto l’emissione di false fatturazioni. Il Tribunale del Riesame ha confermato la misura degli arresti domiciliari ma ha riqualificato la contestazione nel reato di associazione in concorso con esclusione dell’aggravante di natura mafiosa. Le motivazioni saranno depositate in 45 giorni. Dopo, i legali di fiducia, Enzo De Caro, Arcangelo De Caro, Maria Laura De Caro, valuteranno il ricorso in Cassazione.
Scarcerato invece dal gip Giuseppe Selvino, il dipendente del Consorzio di 61 anni di Santa Severina, arrestato con l'accusa di turbativa d'asta: il difensore Eugenio Perrone al giudice ha subito dimostrato che la voce intercettata non fosse quella di Selvino.
In queste ore invece si aspettano i risultati del Riesame per l'ex assessore Francesco Talarico, difeso dall'avvocato Francesco Gambardella. Il politico è accusato di voto di scambio e associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso.
Secondo il teorema accusatorio Talarico, attraverso Tommaso e Saverio Brutto, avrebbe avuto contatti con l'imprenditore Antonio Gallo, uomo accusato di essere interno alle cosche di San Leonardo di Cutro e ora in carcere.
Talarico avrebbe ottenuto l'appoggio elettorale nel corso delle elezioni politiche del 2018 (alle quali non risultò eletto) in cambio di un interessamento verso le attività imprenditoriali di Gallo. Durante l'interrogatorio di garanzia, Talarico si è avvalso della facoltà di non rispondere.
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