"La gravità del fatto e la sua palese capacità di mettersi a disposizione, non per l’autentica di una firma, ma per una operazione, sviluppata in più atti, foriera di un colossale riciclaggio". Per la Procura di Catanzaro il notaio Rocco Guglielmo, accusato di intestazione fittizia, è il trait d'union per concretizzare il passaggio di quote societarie a cittadini albanesi che, prelevati a Bari provenienti da Durazzo sono stati ospitati a Catanzaro, dotandoli di codice fiscale italiano.
Nonostante la richiesta dei domiciliari della Procura, il Gip Alfredo Ferraro ha accordato la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Catanzaro unitamente al divieto di esercitare la professione di notaio per la durata di un anno. L'indagine è quella che da stamattina rimbalza su tutti i network d'Italia, "Basso profilo", che ha portato all'emissione di 50 misure cautelari. Una particolarità: i cautelati non potranno colloquiare con i propri difensori per 5 giorni.
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Gli albanesi, fittizi intestatari di tante cartiere anche di nuova costituzione, sarebbero stati accompagnati per mano dal notaio per apporre le firme sugli atti predisposti dal professionista senza che questi compiesse i dovuti controlli di adeguata verifica previsti dalla normativa antiriciclaggio.
La vicenda è collegata ai ruoli degli indagati e cautelati l'imprenditore Antonio Gallo (in carcere) e il consulente Franco Lerose (domiciliari), e Glenda Giglio (domiciliari). E' quest'ultima che attende direttive da Antonio Gallo e sfrutta la conoscenza con il notaio Rocco Guglielmo per procedere alle redazione degli atti finiti nel mirino della Procura di Catanzaro.
Da come descrive il Gip, le circostanze conducono a ritenere che il notaio consapevolmente ha omesso le dovute verifiche e i dovuti controlli, "chiudendo un occhio" sulla non conoscenza della lingua italiana da parte degli albanesi, e sull'evidente sospetto generato (o comunque generabile) da tante cessioni/costituzioni coinvolgenti stranieri: il giudice ritiene "singolare, ad esempio, la costituzione di una srsls con sede a Roma da parte di un albanese che per l'atto incaricava un notaio di Catanzaro.
La consapevolezza del notaio, peraltro, viene corroborata anche dalla sicura esperienza professionale di un notaio non "alle prime armi" ma con diversi anni di carriera alle spalle, nonché Presidente del consiglio dei distretti riuniti di Catanzaro, Crotone, Lamezia Terme e Vibo Valentia. Una esperienza professionale che esclude l'eventualità che il professionista potesse incorrere in un errore, o in una dimenticanza, per 11 volte.
Il Gip sottolinea che in base alla legge notarile il professionista non deve limitarsi a mettere nero su bianco quanto le parti dichiarano di voler compiere, ma dove cogliere il senso di quello che fanno, indagando sulla causa.
Infine, il giudice Ferraro conclude bollando come si possa escludere che il notaio Guglielmo possa aver stipulato 11 atti irregolari per pura "superficialità".
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