di EDOARDO CORASANITI
Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, in sede di Appello cautelare, ha annullato la misura cautelare dell'interdizione di esercitare la professione per un anno al notaio Rocco Guglielmo, indagato e sottoposto al divieto di dimora dal 21 gennaio al 19 febbraio 2021 nell'ambito dell'operazione "Basso profilo", il blitz della Procura di Catanzaro che ha portato all'emissione di 50 misure cautelari. Coinvolti criminalità organizzata, politica, imprenditori e presunti colletti bianchi di Catanzaro e Crotone. Guglielmo è difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Filippo Giunchedi (compongono il collegio di difesa anche i legali Vincenzo Cicino, Antonello Talerico, Giuseppe Mussari, Vincenzo Maiolo Staiano, Alice Piperissa).
Il 19 marzo scorso il Tdl ha anche dettato le ragioni per cui a febbraio è stata annullata la misura del divieto di dimora: leggendo le motivazioni, anche oggi i giudici dell'Appello cautelare valorizzano le nuove conversazioni inizialmente non riportate al Gip che vengono messe in luce dai giudici.
Rispetto al quadro indiziario iniziale infatti sono stati acquisiti ulteriori elementi. In particolare, un'integrazione di una serie di conversazioni, alcune delle quali non figuranti nell'informativa di Pg che ha preceduto l'adozione della misura cautelare. "Il dubbio in ordine alla consapevolezza di Guglielmo non può che condurre all'esclusione dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico". E ancora: "Ritiene il Collegio che gli elementi di novità introdotti dalle riportate conversazioni siano idonei ad innestare più di un dubbio sulla complicità del notaio rispetto all'iniziativa delittuosa riferibile agli altri Se, infatti, il precedente compendio indiziario autorizzava a ritenere che i soggetti albanesi non comprendessero minimamente la lingua italiana e che il notaio - su espressa sollecitazione in tal senso di Glenda Giglio - avesse volutamente omesso di rilevare tale circostanza e di assumere le conseguenti determinazioni, le nuove emergenze indiziarie consegnano una realtà significativamente diversa, inducendo a differenti considerazioni".
Per la Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, il notaio Guglielmo, accusato di intestazione fittizia e falso ideologico, sarebbe stato il trait d'union per concretizzare il passaggio di quote societarie a cittadini albanesi che, prelevati a Bari provenienti da Durazzo sono stati ospitati a Catanzaro, dotandoli di codice fiscale italiano. Insomma: per gli investigatori, consapevole delle operazioni sospette tanto da non verificare la correttezza dei documenti e la conoscenza della lingua italiana.
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