di PAOLO CRISTOFARO
"Mio padre è pazzo! Ma io vado e vi denuncio a tutti!". E' l'esclamazione pronunciata al telefono dalla figlia di Liberato Paciullo, di nome Jasmine, riferita all'interlocutore che le aveva telefonato, Umberto Gigliotta, caduto nella rete dell'operazione "Basso profilo", tirata dalla Dda di Catanzaro col coordinamento di Nicola Gratteri. Anche Liberato Paciullo compare nelle carte dell'inchiesta, ma non figura tra gli arrestati. La sua posizione si configura tra quella dei tanti "manovrati" dal sodalizio criminale. In un'intercettazione tra Raffaele Posca e Umberto Gigliotta, è emersa la vicenda di un prelievo di circa 5000 euro eseguito da Paciullo senza permesso, che l'organizzazione voleva indietro. Per riprendere la somma, Gigliotta telefona anche alla figlia Jasmine, presa di sorpresa e ignara di tutto, che capisce che il padre è finito in un brutto giro. Lei va nel panico.
"Guarda che ha fatto questo lordone... guarda quanto... quando se li è presi... quattromila nove e quarantasei", diceva Gigliotta ad Andrea Leone, parlando del prelievo non autorizzato, intestato alla "LIPA" di Paciullo Liberato, ma nei fatti gestita totalmente da Gigliotta. "Gli ho chiamato alla figlia... [Paciullo Jasmine] Andreù l'altro ieri. Che qua... che ma... mi ha fatto una sceneggiata, che io vado e vi denuncio a tutti!", continua Gigliotta. Dal contenuto della chiamata fatta a Jasmine e raccontata da Gigliotta, emerge che la figlia non fosse affatto a conoscenza del giro in cui si era messo il padre, tanto che gli interessati continuano nella conversazione manifestando l'intenzione di andare a trovarli, per il timore che la figlia, presa dal panico, potesse fare qualcosa. "Raffaè tu devi andare lo stesso da quelli là... perché devono parlare con lei, perché se lei si intimorisce...", dice Gigliotta a Raffaele Posca.
A gettare luce sull'analisi degli inquirenti, poi, sarà proprio la figlia, che racconterà di quanto le dirà in seguito il padre e della sua storia. Jasmine Paciullo racconta di essere stata contattata da Gigliotta prima di Natale scorso, il quale avrebbe preteso dal padre, che non riusciva a rintracciare al telefono, la somma sottratta all'organizzazione senza permesso. La figlia non sapeva nulla e Gigliotta insisteva sostenendo che il padre fosse titolare di una società. Lei avrebbe chiuso la chiamata e solo in seguito sarebbe stata informata di tutto dal genitore. Lui, Paciullo, è un ex carabiniere, congedato nel 1984, per scarso rendimento. La moglie, stando al racconto della figlia, sarebbe stata uccisa nel 2001 a Maida.
A mantenere la famiglia, negli anni, proprio la figlia Jasmine, dopo un incidente sul lavoro capitato al padre Liberato. Tale condizione di disagio (era di fatto nullatenente), avrebbe spinto Paciullo ad avvicinarsi all'organizzazione, che gli aveva promesso 150mila euro. Una delle tante storie, drammatica, emerse dall'ultima inchiesta della Dda catanzarese.
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