"Basso profilo". Una parte del processo "rischia" di andare a Reggio. Intanto spuntano due nuovi indagati

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La Corte d' Appello di Catanzaro
  25 gennaio 2021 17:25

Potrebbero essere trasmessi a Reggio Calabria alcuni atti dell'inchiesta "Basso Profilo", coordinata dalla Dda di Catanzaro, che ha portato agli arresti domiciliari l'assessore regionale al Bilancio Francesco Talarico, segretario regionale dell'Udc. Tra le accuse per le quali, su richiesta del procuratore Nicola Gratteri e dei pm Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, il gip ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Talarico infatti c'è lo scambio elettorale politico-mafioso nelle elezioni politiche del marzo 2018 quando il segretario dell'Udc è stato candidato nel collegio di Reggio Calabria. In quell'occasione, secondo gli inquirenti, Talarico sarebbe stato appoggiato dalla cosca De Stefano tramite il consulente di Invitalia - ora sospeso - Natale Errigo, imparentato con alcuni esponenti della famiglia di 'ndrangheta, e tramite il reggino Antonino Pirrello ai quali, per conto del candidato dell'Udc, si sarebbe rivolto uno dei principali indagati dell'inchiesta, l'imprenditore Antonio Gallo. 

Quest'ultimo nell'interrogatorio di garanzia, sabato si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma nel fascicolo dell'indagine ci sono una serie di intercettazioni tra personaggi reggini, anche politici, e riferimenti a episodi avvenuti in riva allo Stretto. Come un incontro registrato dalla Dia all'interno in un bar poche settimane prima delle elezioni e in cui gli indagati hanno discusso di dinamiche politiche reggine all'indomani dell'arresto del senatore Antonio Caridi nell'ambito dell'operazione "Mammasantissima". Proprio per questo, quindi, non è escluso che alcuni atti dell'inchiesta "Basso Profilo" possano essere utili per altre indagini in corso alla Procura di Reggio Calabria.

Intanto la Procura di Catanzaro ha depositato un nuovo carteggio con due nuovi indagati, l'imprenditore Giovanni Mazzei e Antonio Melino e che avrebbero riguardato ulteriori accessi abusivi al sistema informatico e un presunto accordo corruttivo effettuato da Ercole D’Alessandro con un imprenditore. 
In questa integrazione vengono anche documentate presunte condotte del notaio Rocco Guglielmo in relazione al reato contestato di Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici: in particolare, secondo l'accusa, il nuovo materiale dimostrerebbe come il notaio fosse a conoscenza che anche altri indagati della suddetta attività di indagine, come Umberto Gigliotti e Andrea Leone: "Una figura ben inserita nell'ambiente e pienamente a conoscenza della situazione"

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