Bavaglio alla cronaca giudiziaria: protesta dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Bavaglio alla cronaca giudiziaria: protesta dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti
Un'aula di tribunale
  26 dicembre 2023 16:38

di PAOLO CRISTOFARO

Se la libertà di informazione viene minata bisogna far rumore. L'emendamento Costa, presentato e votato alla Camera dei Deputati, appare per molti come una vera e propria "legge bavaglio", che punta a impedire ai cronisti di giudiziaria di riportare notizie relative a custodie, arresti domiciliari e altre misure cautelari fino all'udienza preliminare. Lascia perplessi pensando a cosa non si potrà scrivere, specialmente quando eventuali misure cautelari o provvedimenti giudiziari riguarderanno temi di pubblico interesse o di rilevanza politica. E mentre il mondo ultra-garantista (se così si può dire), chiama tutti gli altri "manettari", il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti condivide le preoccupazioni per la legge bavaglio.

Banner

Lo stesso consiglio dell'Ordine ha diffuso una nota stampa sulla questione, lanciando l'allarme relativo al pericolo di un bavaglio troppo insidioso per i giornalisti. Se è vero che privacy e garanzie personali vanno rispettate, è pur vero che è diritto di tutti, in un contesto democratico, conoscere ed essere informati da una stampa libera. "L’Ordine dei giornalisti è fortemente preoccupato per la norma approvata alla Camera, che introduce il divieto di pubblicazione (integrale o per estratto) del testo delle ordinanze di custodia cautelare, fino al processo, perché farà calare il silenzio sulle inchieste più delicate e importanti che portano all’arresto degli indagati", scrive il Consiglio Nazionale.

Banner

"Il divieto di pubblicare anche solo stralci delle ordinanze di custodia cautelare non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza, ma costituisce una pesante limitazione del diritto di cronaca. Ai cittadini viene impedito di conoscere le motivazioni che hanno determinato gli arresti e quindi di sapere quali sono i motivi che hanno indotto magistrati e forze dell’ordine ad assumere provvedimenti che limitano la libertà individuale. I cittadini devono sapere perché vengono presi provvedimenti così pesanti  per poter esercitare un controllo sull’operato della magistratura", proseguono dall'Ordine dei Giornalisti.

Banner

"Con il voto di ieri la politica sta cercando di chiudere il cerchio per impedire ai cittadini di sapere cosa accade nei palazzi di giustizia: questa norma si salda al decreto presunzione di innocenza, in base alla quale un  sola persona – il Procuratore della Repubblica – decide se e quali notizie comunicare alla stampa; ruolo già oggi interpretato in maniera immotivatamente restrittiva: i comunicati diramati dalle procure contengono scarni particolari e omettono i nomi", continua la nota del Consiglio. "Per finire, per punire i giornalisti che si ostineranno a voler informare i cittadini, in Senato è in discussione la riforma della legge sulla diffamazione che prevede di introdurre sanzioni pecuniarie spropositate, fino a 50mila euro. In tal modo si vuole mettere il bavaglio all’informazione, che non ha nulla a che vedere con la tutela degli indagati: l’intenzione evidente è quella di evitare che i giornalisti possano continuare a fornire ai cittadini i particolari relativi agli scandali che riguardano i potenti. Qualcuno vorrebbe una stampa che si limiti alle veline e si occupi soltanto di furti al supermercato e spaccio di poche dosi di hashish", conclude l'Ordine.

Una legge destinata, certamente, ancora a far discutere molto. Qualcuno, dal mondo della stampa, annuncia già l'intenzione di violarla volutamente per protesta, come nel caso del Fatto Quotidiano, di Marco Travaglio. Allo stesso modo iniziative di protesta si stanno preparando in varie regioni, da parte dei presidenti regionali dell'Odg. Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) ha annunciato di non voler partecipare alla conferenza stampa di fine anno della premier, Giorgia Meloni. Fino a che punto, in nome della presunzione d'innocenza degli indagati, si può limitare, in democrazia, il diritto della gente di conoscere i fatti? Se lo chiedono in molti. 

 

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner