Belcastro: "Basta con la Sanità dei tetti e dei ragionieri". Sul Covid: "Non è finita. C'è il problema sbarchi"

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Antonio Belcastro

L'intervento del delegato calabrese alla gestione dell'emergenza Coronavirus

  17 luglio 2020 21:59

“Comincerà a servire di nuovo, perché qualche problemino ci sarà di nuovo. Qualche problema di rientri e di ritorni”. Lo ha detto Antonio Belcastro, il delegato del Soggetto Attuatore (il presidente Santelli), in relazione al bollettino dei contagi da Covid-19 durante un appuntamento pubblico a Catanzaro organizzato dalla Cisl. “Nella prima fase il nostro problema sarebbero state le Rsa, io dissi. In questa fase il nostro problema saranno gli sbarchi. Ma non perché noi non vogliamo gli sbarchi. Ma saranno comunque un problema di cui tenere conto”.  “Non è finita – ha avvertito più avanti-, ci saranno più o meno picchi”, ha spiegato Belcastro sui prossimi mesi: “Avrà strascichi per un periodo più o meno lungo”.

BASTA CON LA SANITA' DEI SILOS E DEI TETTI. CON IL DM 70 SIAMO CASCATI QUANDO E' ARRIVATA LA PANDEMIA- E fin qui Belcastro, l'ex dg del dipartimento Tutela della Salute, ha parlato della contingenza. Poi ha lanciato un messaggio politico. “Basta con la Sanità dei silos e dei tetti. Sul personale abbiamo un tetto (spesa del 2004-1,4% o quella del 2018+ 5%) . Sui beni e servizi abbiamo un tetto. Sull’acquisto delle prestazioni da privato accreditato abbiamo un tetto. La Sanità dei numeri, la società dei Massicci, la Sanità dei ragionieri. Nessuno – ha aggiunto- si è preoccupato di dire togliamo la sanità ai ragionieri e diamola ai medici, a chi deve curare e saper curare. Questa storia dei silos e dei tetti è poi anche sfociata in un decreto: il DM 70, che doveva essere più volte modificato e poi nessuno ha avuto il coraggio di farlo. Peraltro, era stato fatto da una Regione in particolare, il Piemonte, che poi qualcuno – siccome c’era stata una congiuntura astrale- si trovò ad Agenas e al ministero, siccome due persone lo avevano pensato per il Piemonte dicevano: perché non lo facciamo per tutte le altre regioni? È lì che noi siamo cascati quando è arrivata la pandemia. Non per colpa di chi lo ha fatto, ma se tu ragioni per silos e per tetti e per bacini di utenza”, succede questo è l’implicito riferimento del manager. Belcastro ha poi criticato Il modello Ikea calato nella Sanità. “L’Ikea se non ha 4 milioni di cittadini non apre. Ma l’Ikea vende mensole, ma noi dovremmo erogare salute. Non è la stessa cosa. È quel bacino d’utenza, è quel DM 70 che ci ha fatto chiudere le pneumologie, perché erano tante, a Catanzaro ne è rimasta una sola con 6 posti letto e poi Lamezia. Le Malattie Infettive dopo il colera non le voleva più nessuno dopo il colera. Le terapie intensive costavano troppo. Adesso tutti vogliono questi reparti”.

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IL COMMISSARIAMENTO DURA DA 10 ANNI MA L DISAVANZO AUMENTA. BASTA CON I RAGIONIERI-  “Io inserisco un’altra variabile: i commissariamenti. Quando un istituto eccezionale – ha detto- che faccio durare 10 anni e siccome il commissariamento risponde pedissequamente alle norme e alle persone che fanno i controlli rispetto al politico è quello che si atterrà di più a quella norma e a quel vincolo. L’antitesi è proprio lì: il politico è quello tende a fare qualche forzatura, poi magari sbaglierà ma per rispondere ad una richiesta. Il commissario che viene mandato dal governo per ripianare il disavanzo non guarderà ai servizi da erogare, guarderà al pareggio di bilancio o magari al rientro. Mi pare che il nostro disavanzo non stia tanto diminuendo. Quest’anno è aumentato rispetto all’anno scorso. Anche per questi aspetti ragionieristici”. Nonostante, ha ricordato Belcastro, l’incremento consistente dei LEA che finalmente hanno raggiunto la soglia della sufficienza attestandosi a 162. “Chi viene da fuori – ha aggiunto- (questi commissariamenti) non ci mette l’anima. Questa è una terra che o si ama o non la si può tentare di cambiare”.  

LA PRIMA RIUNIONE CON SPERANZA E IL GRAZIE A TUTTI GLI OPERATORI SANITARI- Belcastro ha poi ricordato come il ministero ha presentato quella che sarebbe diventata una pandemia. “Il 24 gennaio ci hanno convocato per parlare di una polmonite di origine cinese. Noi abbiamo avuto la nostra esperienza con un cittadino della provincia di Vibo che era stato a Wuhan. Abbiamo capito che la storia era seria. Abbiamo capito che il nostro modello era quello del Veneto non quello della Lombardia. Noi non avevamo ospedali da dedicare al Covid. Noi abbiamo 4 Hub abbiamo svuotato ali, edifici interi per lasciare le altre attività. Devo ringraziare tutti gli operatori sanitari calabresi, anche quelli che sono stati in smart working. Persone del dipartimento Prevenzione, anche di 60 anni, si sono reinventati. Per ogni positivo abbiamo fatto più tamponi in tutta Italia”. Però come dice il delegato dell’emergenza Covid in Calabria: “Non è finita”. (g.r.)

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