Su 139 comuni monitorati, come destinatari di beni immobili confiscati, 88 non pubblicano elenco e informazioni sul loro sito internet . Ciò significa che il 63% dei comuni è totalmente inadempiente.
E' quanto rileva "RimanDATI", il primo report nazionale di Libera sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'Università di Torino.
Dei comuni calabresi "rimandati" sul livello di trasparenza della 'filiera" della confisca dei beni mafiosi, la maggior parte comunica in maniera parziale e non pienamente rispondente alle indicazioni normative. Anche a livello nazionale i comuni italiani vengono "rimandati": su 1.076 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati 670 non pubblicano l'elenco sul loro sito internet. Il primato negativo in termini assoluti spetta ai comuni del Sud Italia compreso le isole con ben 392 enti locali che non pubblicano elenco, segue il Nord Italia con 213 comuni e il Centro con 65.
A livello regionale tra le più virtuose Basilicata, Marche, Emilia Romagna, Liguria e Lazio. Tra le regioni meno trasparenti emergono invece Umbria, Trentino Alto Adige, Abruzzo, Sardegna, Toscana e Campania. La ricerca, realizzata tra maggio e ottobre 2020, analizza nello specifico le modalità di pubblicazione degli elenchi anche su scala regionale. Sono 11 le regioni al di sotto della media regionale e "rimandate" sulla modalità delle pubblicazioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Sicilia, Umbria, con valori che variano da una media 42 a 48. Bocciate Sardegna, Molise, Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta.
E' stato anche realizzato un focus su alcuni capoluoghi di regione: ottime le performance di Milano (90.43), Genova (80.87), Roma(80.87) e Napoli(76.52). Oltre la sufficienza Reggio Calabria (65.22) e Palermo (61.72). Solo Bologna (42.61) e Firenze (46.96) non riescono a superare la media di 49.11 del ranking nazionale. In particolare Milano presenta un elenco ed è regolarmente disponibile alla voce "beni immobili e gestione patrimonio" della sezione Amministrazione Trasparente del sito internet istituzionale del Comune. Un approfondimento è stato fatto sulla modalità di pubblicazione dell'elenco, da cui dipende in maniera sostanziale la qualità dei dati messi a disposizione. Il formato aperto consente infatti una fruibilità totale da parte dei cittadini e di chiunque voglia utilizzarli e appare l'unico a rispondere con coerenza alle disposizioni di legge sul tema della trasparenza.
La ricerca ha evidenziato in maniera evidente come la logica degli open data sia ancora estranea alla stragrande maggioranza degli enti monitorati. Solo il 14% dei comuni (56 in totale) presenta il formato aperto che consente infatti una fruibilità totale da parte dei cittadini. "Il report - commenta Davide Pati, vicepresidente nazionale di Libera - analizza l'operato dei comuni e ad essi si rivolge. Sono loro infatti gli enti più prossimi al territorio e il primo fronte per l'esercizio della cittadinanza; potenziare le loro effettive capacità di restituzione alla collettività del patrimonio sottratto alla criminalità non va inteso solo come l'adempimento di un onere amministrativo, ma come un'opportunità di "buon governo" del territorio".
"Ancora una volta Libera - afferma Mario Perantoni (M5s), presidente della commissione Giustizia della Camera - svolge un importante servizio pubblico con il suo primo Reportage sul livello di trasparenza della 'filiera' della confisca dei beni mafiosi". Dallo studio, sottolinea, emerge che "ben il 62% dei comuni è totalmente inadempiente. Si pone dunque il problema - conclude - di maggior sostegno e di una formazione specifica per i dirigenti e i funzionari dei Comuni, considerando che i più inadempienti sono quelli più piccoli a cui occorre dare strumenti adeguati"
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