Biagio Merandi su Enrico Berlinguer: "Una eredità mancata"

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  24 maggio 2022 20:28

di BIAGIO MERANDI

Restituire a Enrico Berlinguer le sue parole, la validità e la valenza del suo esempio. A cento anni esatti dalla sua nascita, il segretario del PCI più conosciuto e amato anche dalle generazioni di giovani successive alla sua scomparsa continua a far parlare di sé, alimentando quell'aura di mistero e commozione che ha sempre circondato la sua figura.

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Impossibile il sol tentare di ripercorrere, seppur sommariamente, i capisaldi del suo pensiero politico: il rischio di incorrere in una denaturizzazione della sua opera sarebbe elevato.

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Ciò che ritengo sia giusto fare è operare un taglio netto tra la figura politica e quella storica di Berlinguer, in modo da comprendere appieno quanto attuale sia il suo pensiero, avveniristico per la sua epoca, considerato fuori dal tempo non solo dai suoi avversari politici, ma persino da alcuni dirigenti del suo stesso partito.

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Pensiamo alla celebre intervista rilasciata a Scalfari sulla "questione morale", che all epoca provocò molte perplessità all'interno del gruppo dirigente del PCI. Autorevoli dirigenti come Alessandro Natta e Giorgio Napolitano invitarono Berlinguer alla cautela, addirittura il primo bollò quelle parole come "irritanti". Quasi nessuno, allora, riuscì a cogliere il vero significato di un timore più che fondato, relegando quella denuncia ad un mero atto di accusa diretto alla classe dirigente della Democrazia Cristiana. Letta oggi, quell'intervista rivela la grande lungimiranza di Berlinguer, il quale sollevava un problema democratico, legato anche alla difficoltà di un ricambio generazionale. La vera questione morale da denunciare era, secondo Berlinguer, l occupazione da parte dei partiti delle istituzioni, che dovrebbero invece essere rappresentative della società, degli interessi dei cittadini. 

Anche la riflessione di Berlinguer sul "Compromesso Storico" deve essere collocata in un contesto storico preciso, e sappiamo drammatico: gli avvenimenti in Cile, all'indomani della morte, l 11 settembre del 1973, del Presidente Salvador Allende e la vicenda del viaggio a Sofia, quando il segretario si convinse di avere subìto un attentato da parte del Kgb, in cui perse la vita l interprete che si trovava in auto con lui. Berlinguer riprese quella che fu una lucida intuizione di Palmiro Togliatti, e che personalmente condivido pienamente. Togliatti prima, Berlinguer più tardi avevano capito che per affrontare la profonda crisi politica ed economica in cui versava il Paese dal dopoguerra si dovesse giungere alla creazione di un campo di alleanze, in cui il PCI fosse protagonista, come forza di governo. Lo stesso Moro elaborò una strategia simile, di dialogo privilegiato con i comunisti, un progetto che si interruppe con la sua tragica morte.

Enrico Berlinguer ebbe un altra brillante intuizione, molto coraggiosa, di operare cioè una netta cesura con il Partito comunista dell Unione Sovietica, la cui " spinta propulsiva " considerava ormai esaurita, cercando con l Eurocomunismo una " Terza Via ", che escludeva il primato dei russi. D altronde il segretario del PCI propugnava gli stessi principi contenuti nel " Manifesto " di Marx, l impossibilità cioè della creazione del progresso sociale e dell eguaglianza in una condizione di negazione della libertà e dei diritti umani.

Ecco perchè ritengo sterili e infondate alcune polemiche sul rapporto tra PCI E PCUS, soprattutto negli anni della segreteria di Berlinguer. 

"Tagliare le proprie radici pensando di fiorire può essere solo il gesto di un idiota". Berlinguer citava molto spesso questa bella frase di Mitterrand.

Liquidare la Storia non è mai indice di intelligenza, ecco perchè considero fondamentale la lettura degli scritti di Berlinguer soprattutto oggi, alla luce degli avvenimenti attuali. Se conduciamo una analisi approfondita sulle intemperie sociali e culturali del nostro Paese possiamo facilmente renderci conto di quanto, in fondo, non sia mutato granché da allora. Le disparità sociali, il lavoro, il pericolo di una destra estrema non possono che ricondurci alla forza straordinaria di un uomo che visse per le proprie idee, cercando di adattarle nel migliore dei modi possibili alle condizioni mutevoli del tempo, anche del proprio tempo. Un uomo minuto nell'aspetto, non triste ma serio, conscio dei propri doveri di rappresentante delle istituzioni ma, soprattutto, di comunista. 

Buon compleanno, 

caro compagno segretario, il vento soffia ancora!

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