Il segretario provinciale del Siulp, Gianfranco Morabito, commenta la relazione del Bilancio Sociale della Questura di Catanzaro presentato ieri (Leggi Qui).
"Prendiamo atto del bilancio sociale dell’attività della Polizia di Stato nella provincia di Catanzaro nell’anno 2019 di cui ne è stata illustrata la rilevanza nel corso della conferenza stampa dello scorso 29 gennaio.
A chi come Noi che di Polizia viviamo quotidianamente e responsabilmente ogni situazione, piacevole e non, balza in modo evidente che il bilancio non corrisponde all’attività svolta dalla Polizia di Stato nella provincia di Catanzaro, bensì, e ciò ci duole molto, della sola Questura di Catanzaro e delle Strutture da essa direttamente dipendenti.
Infatti, scorgiamo che alcun riferimento si rileva all’attività delle Specialità che anch’esse sono espressione su questo territorio dell’attività della Polizia di Stato. Sarà un caso. Noi riteniamo che una compartimentazione dell’attività della Polizia di Stato in questo territorio non può che determinare disorientamento quando incomprensibile distacco tra chi dovrebbe rappresentare un’unica Istituzione visto che indossiamo tutti la medesima divisa. Com’è possibile augurarsi un’unicità di intenti ed una programmazione condivisa con le altre Forze di Polizia presenti in questa provincia se già al nostro interno agiamo a compartimenti stagni? Noi siamo fedeli serventi delle leggi e non partecipiamo al gioco perverso dei due pesi e di due misure.
Altra evidenza è la composizione del documento elaborato, certo, frutto di impegno e di un approfondito esame, ma altrettanto di difficile lettura e comprensione da parte di coloro che dovrebbero essere i destinatari principi del messaggio di sicurezza di cui devono goderne gli effetti, ovverosia i cittadini-utenti.
54 pagine di dati e di analisi che sembrano il frutto di un collage che trova la propria genesi nell’articolata ordinanza di misura cautelare della brillante operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e dal Dottor Gratteri in primis e brillantemente condotta dai Colleghi dell’Arma dei Carabinieri.
Entrando nel merito dell’analisi non sfugga ad alcuno, e certamente è sfuggito a certa stampa, che di vero sono state solo le parole del Primo Dirigente Dr. TOCCO, che a breve lascerà l’incarico di Responsabile del Commissariato di P.S. di Lamezia Terme.
La sensibilità e l’emozione delle sue parole hanno lasciato, a nostro avviso, una traccia ben chiara dell’uomo e del rappresentante di un’Istituzione periferica che ha saputo infondere precisi valori ai suoi Collaboratori ed alla popolazione lametina tutta, ai quali ha lanciato un messaggio di positività mai prima espresso.
L’aver affermato che il 95 % dei lametini sono cittadini onesti, laboriosi, ospitali e con senso civico ha inteso presentare una verità che sfugge alle cronache, sempre intrise di scoop, e che rende merito al lavoro svolto sul campo dalle donne e dagli uomini in uniforme per aver reso possibile un’inversione di tendenza offrendo una presenza più significativa e costante dello Stato nei luoghi di vita frequentati da tutti i cittadini-utenti.
Sono questi i segnali di legalità recuperata e di presidio civico a discapito del controllo criminale e di fenomeni criminogeni di quei territori.
Aspetti che avremmo voluto rilevare anche nel territorio del Circondario del capoluogo di regione, ove la presenza della Polizia di Stato avrebbe dovuto evitare che si creassero le condizioni rilevate dai servizi televisivi e che hanno portato nelle case degli italiani un’immagine dei catanzaresi e dei calabresi tutti come dei criminali incalliti, privi di senso civico e senza alcun pudore.
Grazie Dr. TOCCO per il lavoro svolto e per aver ridato dignità al lavoro puntiglioso, qualificato, appassionato delle donne e degli uomini del Commissariato di P.S. di Lamezia Terme ed auguri sinceri per il suo prossimo futuro.
E’ l’occasione, comunque, di ribadire ancora una volta e se necessario anche con toni più accesi che i cittadini catanzaresi meritano una Polizia di Stato che possa esprimere il meglio delle sue immani potenzialità, ma ciò sarà possibile solo con una diversa capacità gestionale, con una più attenta lettura delle dinamiche sociali ed esistenziali, una migliore e più funzionale organizzazione della Questura, un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori in uniforme, quali addetti ai lavori, nella individuazione e realizzazione degli anticorpi che più sono idonei a fronteggiare le emergenze in città.
Aumentare il numero delle donne e degli uomini in divisa, assegnarli ai settori di impiego e relegarli a compiti non proprio attinenti e frenarli nel loro entusiasmo, assegnare loro innumerevoli compiti e quasi mai utilizzare le loro alte qualità professionali è il chiaro segno che si predica bene ma si razzola male.
Non è possibile che una legittima richiesta debba essere trattenuta per circa 45 giorni nei meandri dell’apparato burocratico interno prima di essere trattata ed evasa per espressa volontà di chi avrebbe l’onore e l’onere di rappresentare la correttezza amministrativa di un’organizzazione complessa ed articolata così com’è una Questura. Non è comprensibile che si ritardi di ben 10 mesi la compilazione dei rapporti informativi dei dipendenti per attendere il trasferimento di quel Dirigente di Divisione e modificare il giudizio da questi espresso sull’operato dei propri Collaboratori. Non è accettabile procedere alla notifica di una contestazione di addebiti disciplinari nei confronti di un Collega proprio il giorno della vigilia di Capodanno o sanzionare altro Collega di “grave negligenza” per essersi presentato con 10 minuti di ritardo ad una commemorazione interna. E cosa dire del mancato rispetto degli accordi decentrati in materia di orario di lavoro, dei sovraccarichi di lavoro e competenze riservate ai Colleghi impiegati nei servizi di controllo del territorio, della negazione di legittimi benefit in favore di taluni Operatori piuttosto che ad altri, della violazione di norme e regolamenti che regolano le modalità di esplicazione di delicati servizi quali quelli di scorta e tutela a personalità a rischio? Vorremmo comprendere che collocazione dare a tutto ciò all’interno del Bilancio Sociale tanto decantato! In realtà appaiono essere elementi indiscutibili di un’ambiente di lavoro che vive di attese spasmodiche, di promesse evanescenti, di letture ed analisi distorte, di comportamenti incomprensibili e di disagio diffuso all’interno dell’apparato che inevitabilmente si ripercuote, volente o nolente, sull’attività di servizio da offrire alla collettività.
Le iniziative sociali promosse quali quelle elencate nel documento prospettico del Bilancio sociale 2019 altro non sono che il modo di bearsi di se.
Tali iniziative possono aver contribuito a rafforzare il legame tra l’Istituzione e la collettività nel suo insieme? Saremmo dei falsi profeti se affermassimo di si. Purtroppo!
Iniziative del genere hanno ragion d’essere quando coinvolgono un numero considerevole di attori, così come la estemporaneità dell’evento produce effetti che difficilmente rimangono impresse e diventano radicate.
Nella considerazione generale e non solo dei tanti fruitori è stata la dismissione della Palestra che ospitava un numero decisamente più cospicuo dei 16 bambini frequentanti il corso di Judo, così come per il Campetto di calcio, ove tanti bambini, per lo più disagiati, sono stati accolti, educati ai valori dello sport, accompagnati nei percorsi di legalità, ridato loro la possibilità di recuperare quella dimensione di normalità che la loro condizione sociale non gli permetteva altra soluzione se non quella di vivere in contesti, anche familiari, distanti anni luce da una equilibrata e dimensionata vita esistenziale.
Costoro non pagavano una retta, ne mensile e ne quadrimestrale.
Erano semplicemente accolti ed accuditi da Colleghi che avevano dedicato il loro tempo libero per finalità sociali cui avrebbe dovuto tendere l’intera Istituzione e che solo grazie al coinvolgimento della locale Sezione dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato è stato possibile realizzare fino a quando Ella non lo ha più consentito.
I numeri della sua triennale gestione, D.ssa Di Ruocco, non depongono in suo favore.
E’ inutile che eviti il raffronto con i suoi predecessori. Nel peggiore dei casi hanno riscontrato primati che Lei potrà solo sognare, e per sue esclusive responsabilità.
E’ come il Nostro sogno iniziale. Un sogno che ci aveva fatto ben sperare nella presenza femminile al vertice della Questura, poiché ritenevamo potesse portare una ventata di novità e ci avrebbe arricchiti di nuove sensibilità. Quel sogno è purtroppo svanito!!
Così come sono svaniti i primati fino ad allora raggiunti dall’Istituzione Polizia di Stato e che ci aveva inquadrati come una Questura di categoria superiore e che ora ne mantiene solo i crismi per le elevate potenzialità che anche il Prefetto Gabrielli, Capo della Polizia di Stato, riconosce alle donne ed agli uomini di questa realtà in uniforme.
Per svolgere al meglio la nostra mission abbiamo necessità di recuperare quella serenità e la perduta dignità che il suo agire ha fatto venire meno.
In questa direzione e su questi temi noi continueremo nella nostra battaglia, lo dobbiamo agli onesti, laboriosi, qualificati, con innate qualità morali e dediti alla professione che amano delle donne e degli uomini di questa Polizia di Stato, così come lo dobbiamo agli altrettanti onesti, laboriosi, ospitali, civili, amorevoli e pazienti cittadini catanzaresi che nel 95% di loro rappresentano la società sana di questa martoriata terra".
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