Negli anni abbiamo letto di varie inchieste della magistratura dalle quali è emerso che in alcune città italiane operano organizzazioni malavitose che controllano e sfruttano la disperazione di persone in condizione di estrema povertà al fine di far chiedere loro quotidianamente l’elemosina. Persone ridotte in schiavitù, costrette a vivere nella miseria e sotto minaccia, spesso con i documenti sequestrati e trattenuti a titolo di ricatto dall’organizzazione che li gestisce. Ogni giorno si deve garantire un certo introito, altrimenti, sono guai.
E quando ad essere sfruttati per chiedere elemosina e mendicare sono i bambini, la situazione diventa ancora più odiosa e pericolosa per loro e per la stessa tenuta morale della società.
Catanzaro fa i conti con i bambini mendicanti. Accade, purtroppo, in tanti città grandi e piccole, ma il problema resta. A sollevarlo nel capoluogo di regione calabrese la giurista Alessia Bausone che ricorda a tutti come questo bimbi «non vadano a scuola, non giochino, dormano dove capita, vivano ai margini tra denutrizione, malattie, maltrattamenti, sfruttamento. Per questi bambini l'infanzia - ha aggiunto - è un'esperienza crudele e la società è vista come loro nemica».
Fanno una vita dura anche per gli adulti tra «spugnette, accendini e fazzolettini che - ha spiegato Alessia Bausone - costituiscono la loro merce di scambio, venduta nei parcheggi o ai semafori. C’è chi acquista, chi dà solo solo una moneta perché prova pena, chi li allontana con fastidio, ma mi chiedo effettivamente quanti di noi si interroghino su cosa ci facciano lì e chi li sfrutti». Quel che è certo è che non si può più tacere. Da qui la sua presa di posizione: «È assai importante denunciare queste situazioni alle autorità. Parliamo di bambini e parliamo di reati, nello specifico, tra i vari ipotizzabili, l’articolo 600 octies del Codice penale punisce con il carcere l’impiego di minori nell'accattonaggio e l’organizzazione dell'accattonaggio».
I fatti, d'altronde, sono drammatici: «Anche a Catanzaro, nel capoluogo della regione Calabria, ogni sera (e unicamente di sera) alcuni bambini del Bangladesh si muovono in solitudine con la loro biciclettina tra le vie e i locali del quartiere marinaro per vendere accendini e fazzoletti a turisti e clienti degli esercizi tanto impietositi dalla loro dolcezza quanto inermi di fronte a ciò che probabilmente accadrà loro una volta a casa, qualora ne abbiano una». E Alessia Bausone parla per esperienza diretta. «Anche io - ha voluto far notare - sono stata testimone diretta di questo. Ieri sera, un bambino che si è presentato come “Uggio” mi voleva vendere un accendino. Gli ho chiesto di dove fosse e mi ha risposto del Bangladesh, mi ha detto che era a Catanzaro da tre anni, ma che non è mai andato a scuola. Mi sono impietosita anche io, certo, come tutti. Ma mi chiedo, lo Stato dov’è? Dove sono le istituzioni, i servizi sociali, le commissioni pari opportunità, forse troppo impegnate tra tagli di nastro e coccardine».
Da qui il suo personale e sentito appello rivolto anche al Garante regionale per l’infanzia Antonio Marziale, alla presidente della commissione Politiche sociali, Manuela Costanzo, e all’assessora comunale al ramo, Lea Concolino, affinché - tuona Alessia Bausone - facciano sentire la loro voce».
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