Nell'ambito dell'operazione "Acheron", sono state seguite diciotto misure cautelari in carcere, dieci ai domiciliari, mentre una persona risulta irreperibile
13 dicembre 2022 13:41Un blitz antidroga della polizia di Stato si è sviluppato nelle ultime ore ed ha visto 49 indagati e 29 destinatari delle misure cautelari - uno dei quali ricercato - nell'ambito dell'operazione denominata "Acheron" tra le province di Trapani e Reggio Calabria, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Un giro vorticoso all'ombra di mafia e 'ndrangheta. Eseguite diciotto misure cautelari in carcere, dieci ai domiciliari, mentre una persona risulta irreperibile. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno documentato l'attività di due distinte organizzazioni criminali, tra loro collegate, operanti a Trapani e provincia, in grado di garantire il funzionamento di numerose piazze di spaccio ubicate in sia nel Capoluogo che a Marsala.
Un primo gruppo, facente capo ai componenti di una nota famiglia criminale trapanese - da tempo egemone in città nella gestione dei traffici di droga - secondo quanto ricostruito dal gip del Tribunale di Palermo, aveva organizzato più piazze di spaccio, dislocate in diversi punti della città. Un secondo gruppo, con elemento di vertice il figlio di un esponente della famiglia mafiosa di Paceco e tra gli aderenti un condannato in quanto ritenuto affiliato a Cosa nostra, si occupava principalmente di garantire l’approvvigionamento delle sostanze, attraverso la raccolta del denaro, l’organizzazione dei viaggi da e per la Calabria e il mantenimento dei rapporti con esponenti vicini alle 'ndrine attivi nel rosarnese. Quale reazione al sequestro di oltre 35 chili di hashish e 5 di cocaina, alcuni elementi di spicco dell’organizzazione che controllava le piazze di spaccio trapanesi, avevano ipotizzato di creare una sorta di cartello, in modo da far lievitare il prezzo dello stupefacente e poter così compensare le perdite subite.
Le indagini hanno preso avvio dall'operazione denominata "Reset 1", culminata alla fine del 2019, nei confronti di diversi componenti della famiglia Beninati, egemone nello spaccio di stupefacenti nel quartiere trapanese noto come "Bronx". Ricostruita l'esistenza di due gruppi criminali, uno facente capo a Giuseppe Felice Beninita, l'altro a Giuseppe Salerno. Il primo, organizzato più piazze di spaccio, dislocate in vie del quartiere "Bronx" e del vicino Rione Palme, era divenuto punto di riferimento per centinaia di assuntori. Il secondo, legato a Salerno, esponente della famiglia mafiosa pacecota, aveva invece organizzato una associazione per l'approvvigionamento e lo stoccaggio della cocaina, procurata attraverso stretti e costanti rapporti con i rosarnesi Angelo D'Agostino e Felice Gallizzi, vicini alla ndrina dei Pesce: tra i complici Gianfranco Gianni, condan nato per associazione mafiosa, che oltre ad organizzare le raccolte di denaro finalizzate all'acquisto di stupefacente, aveva effettuato diversi viaggi in Calabria, con Giuseppe Salerno. La compagine provvedeva a rifornire di cocaina l'organizzazione con a capo Beninati che riusciva tuttavia a procurarsi hashish e cocaina anche tramite fornitori palermitani. L'attività investigativa ha permesso anche di registrare una stretta collaborazione tra l'associazione criminale di Salerno e Leonardo Casano, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa marsalese, raggiunto nel settembre scorso da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell'ambito dell'operazione "Heperia4".
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