Blitz in Calabria, Gratteri: "I "Papaniciani” e i rapporti sistematici con la pubblica amministrazione e la politica regionale"

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  27 giugno 2023 16:26

di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA

"I "Papaniciani” avevano rapporti sistematici con la pubblica amministrazione e con pezzi della politica regionale". 

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Così il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa mattutina sul blitz che ha mandato dietro le sbarre 43 indagati”.

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Una potentissima cosca di ‘ndrangheta capeggiata dal presunto boss Domenico Megna di Papanice (frazione di Crotone) ritenuto l’alter ego di Luigi Mancuso nella provincia di Vibo con le mani su attività di vario tipo, e forti legami con la pubblica amministrazione e alcuni pezzi della politica regionale in cambio di voti.

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Così dice l’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, a carico di 43 indagati , a vario titolo, per associazione di tipo mafioso (22 indagati), associazione per delinquere (9 indagati), associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose (3 indagati), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata liberà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico mafioso, truffa aggravata.

L’indagine si poi è sviluppata anche nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune intercorsa tra la Procura della Repubblica di Catanzaro e la Procura tedesca di Stoccarda, che ha consentito di svolgere, contemporaneamente ed in collegamento, le indagini nei due Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte attività investigative.    

"Un lavoro molto importante sotto tutti punti di vista” – ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri che ha diretto l’indagine - . 

“Abbiamo arrestato 41 presunti innocenti indagati per associazione di stampo mafioso e per tutta la gamma dei reati che riguarda la pubblica amministrazione e quelli di mafia, tranne lo sfruttamento della prostituzione. L’epicentro dell’indagine è la provincia di Crotone e in particolare il locale di ‘ndrangheta dei “papaniciani” che ha rapporti sistematici con la pubblica amministrazione asservita all’organizzazione criminale dal 2014 al 2020 e con la politica regionale. La politica regionale aveva ruolo attivo e dominante”.

Per Pasquale Angelosanto, comandante generale del Ros dei carabinieri, “l’indagine è il risultato di un impegno investigativo protratto nel tempo. L’attività si è concentrata nei confronti del contesto associativo di Papanice e di Domenico Megna ritenuto a capo della cosca mafiosa. Sono stati individuati gli assetti interni all’organizzazione. A Megna scarcerato nel 2014, si contesta di essere stato il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone ordinato per riaffermare il proprio dominio sul territorio. L’organizzazione si occupa di attività lecite e illecite sul territorio. La cosca ha le mani sul mercato ortofrutticolo, sul bestiame, sulle attività immobiliari ed economiche connesse alla ristorazione nella logica della diversificazione. Imprenditori di riferimento A Milano, Padova e Parma. Inoltre, anche all’estero e in Austria. Dimensione internazionale della cosca. Si avvale del supporto tecnico di hacker tedeschi con i quali movimentava denaro con operazioni finanziere intervenendo sui conti bancari. L’indagine ha riguardato poi il fronte dell’apparato politico-amministrativo che fa riferimento alle componenti politiche regionali che si sono cimentate nelle elezioni 2019-2020 e nelle precedenti del 2014 che hanno evidenziato gli interessi appartenenti alla pubblica amministrazione di portare avanti attività nell’interesse dell’organizzazione. Vengono contestati reati gravi tra cui associazione a delinquere e reati che evidenziano il condizionamento per quanto riguarda le nomine delle aziende e sanitarie provinciali e comunali.

Dopo di lui, il colonnello dei carabinieri Massimiliano D’Angelantonio spiega: “L’indagine s’innesta nel 2017 e comprendiamo che anche alla luce delle vecchie indagini Stige e Kiterion potevamo individuare il luogo di riferimento dell’area crotonese. Quindi monitoriamo la locale di Papanice il cui il capo locale è in questo momento il vertice provinciale della provincia di Crotone, l’alter ego di Luigi Mancuso nella provincia di Vibo che si espande fino alla Sibaritide. Abbiamo documentato illecite ingerenze in una serie di enti, tra cui il Comune di Crotone e alcune società partecipate, strade e viabilità, Aterp regionale e azienda sanitaria provinciale di Crotone. Appalti sul recupero e valorizzazione dell’antica Kroton e relativi a rifiuti pericolosi, in particolare allo smaltimento di amianto pari a un milione e 250mila euro, incarichi tecnici legati a questo sodalizio. Rilascio di autorizzazioni e ristrutturazioni edilizie per soggetti legati alla consorteria mafiosa, affidamento per servizi di somministrazioni di lavori a tempo determinato aggiudicati ad una società nell’area Crotone. Contratti di fornitura di servizi per l’antica Kroton. Appalti piccoli e affidamento illecito della fiera Mariana. Poi una serie di lavori di messa in sicurezza e di strade e per l’Aterp l’individuazione della sede dell’ente. Per la Asp sulla spartizione delle nomine per ottenere pacchetti di voti. Una serie di reati elettorali.

Il Colonnello Giovanni Migliavacca dice: “Si è deciso di attaccare frontalmente la ‘ndrangheta nella sua unitarietà partendo da Stige. Anche questo filone nasce da lì. Abbiamo documentato 3 tronconi: attività tipiche di controllo del territorio delle attività economiche: gaming imposti in numerose attività commerciali. Attività di vigilanza di locali pubblici: stadio, parchi eolici. controllo di esportazione di prodotti tipici calabresi anche in terra tedesca. Il secondo riguarda reati di estorsione e una tendenza a rivolgersi al sodalizio di ‘ndrangheta. E poi, la tendenza del clan Megna mirato all’investimento in operazioni finanziarie illecite con frodi a livelli internazionale e riciclaggio. Abbiamo ricostruito un omicidio nell’abito degli assetti degli equilibri di potere successivamente alla scarcerazione del capo locale verso chi aveva provato a ritagliarsi una fetta di potere sul quel territorio. 

Dal canto suo, Raffaele Giovinazzo, comandante provinciale dei carabinieri della provincia di Crotone afferma: “Giornata storica per Crotone e la sua provincia perché stiamo percorrendo quella linea rossa del contrasto militare ed economico della ndrangheta sia nell’ambito delle locali più agguerrite come Cirò Marina, ma anche ai contesti che si sono affermati dopo in provincia e regione. L’operazione odierna ci permette di respirare in un territorio in cui lo Stato per parecchio tempo è stato latitante”.

Infine, il Colonnello Andrea Antonazzo parla del progetto “I can” (interpol cooperation against ‘ndrangheta): “Mi occupo del progetto che ha il fine di colpire gli interessi della ndrangheta in tutto il mondo e dare la caccia ai suoi latitanti. La ‘ndrangheta è tra le organizzazioni criminali più potenti del nostro pianeta. Per questa ragione il dipartimento della sicurezza ha finanziato 4milioni e mezzo di euro. Sono stati arrestati circa 35 latitanti e 18 paesi hanno chiesto di entrare nel progetto.

Puntuali i ringraziamenti della polizia tedesca alle autorità italiane e ai colleghi che hanno eseguito questa operazione da parte dei uno dei suoi dirigenti “frutto di una collaborazione tra e due polizie. Possiamo assicurare di impegnarci anche in futuro per lavorare a stretto contatto con gli italiani.     

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