“Questa indagine nasce da un filo di Arianna che parte dal 2015 dall'omicidio del macellaio di Simeri Crichi, Francesco Rosso”. Lo ha rivelato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa sull’esito dell’operazione antimafia “Karpanthos” che ha portato all’applicazione di 52 misure cautelati a carico di presunti esponenti di una cosca di ‘ndrangheta attiva tra le province di Catanzaro e Crotone, la cosca Carpino.
“Nell'ambito di quelle indagini – ha spiegato Gratteri - ci sono state dichiarazioni di un aspirante collaboratore di giustizia, Monti. Partendo da quell'omicidio ci siamo imbattuti nella cosca che controlla Petronà”. Gratteri ha osservato che “erano anni che la zona dell'Alto Ionio catanzarese e in particolare le aree interne non erano oggetto di investigazioni ma da quei territori proviene ad esempio Francesco Coco Trovato, uno dei mafiosi più importanti della storia. Parliamo di soggetti che discutevano alla pari con i De Stefano di Reggio Calabria e con i narcos sudamericani. Dal 2015 noi stiamo lavorando su questi piccoli paesi cerniera tra la provincia di Catanzaro e di Crotone. Nella realtà abbiamo vasto una effervescenza sul piano mafioso in questi Comuni. Intanto ci sono stati diversi omicidi in questo territorio, uno dei quali lo abbiamo scoperto nel 2015, quello del macellaio Rosso. Le indagini – ha quindi aggiunto il procuratore di Catanzaro - hanno mostrato come il comune di Cerva fosse sotto il totale controllo di questa organizzazione 'ndranghetistica".
Sotto quest’ultimo aspetto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla ha spiegato che "l'attività ha fatto emergere lo scambio elettorale politico-mafioso e l'influenza del gruppo criminale operativo a Cerva nei confronti dell'amministrazione comunale in occasione delle elezione del 2017". Per il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, Giuseppe Mazzullo, va rimarcato “il lavoro svolto con abnegazione dai militari in territori difficili, poco investigati in passato, e che subiscono l'influenza delle cosche operanti sia a Catanzaro che a Crotone”, mentre il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro, Roberto Di Costanzo, ha riferito che “le investigazioni si sono sviluppate attraverso un’imponente attività di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, escussione di persone informate sui fatti, servizi di osservazione sul territorio, riscontri ‘sul campo’, con una parallela attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, corroborate dai relativi riscontri e la cui attendibilità è stata già riconosciuta in precedenti sentenze, oltre all’acquisizione di plurime emergenze di altri procedimenti penali”.
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