Tutto nasce da un testamento su cui la Procura di Catanzaro accende i riflettori e che viene bollato come falso. Al centro dell'attenzione c'è la firma, ritenuta dai periti falsa. E che, secondo l'accusa, avrebbe portato alcuni indagati ad appropriarsi con l'inganno di quasi un milione e mezzo di euro.
Sono i tratti salienti di un'operazione dei carabinieri e della Polizia che questa mattina ha interessato 9 persone, ritenute responsabili a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, falsità in testamenti, riciclaggio ed auto riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico e corruzione. In particolare, sono destinatari della misura della custodia cautelare in carcere 2 indagati - Marco Scalzo, 34 anni di Catanzaro e Luciano Crispino, 61 anni di Catanzaro - mentre altri 7 sono sottoposti alla misura degli arresti domiciliari: Elio Raffaele Bruno, 57 anni di Catanzaro, Gianfranco Cappellano, 27 anni di Catanzaro, Sara Moumen , 28 anni di Casablanca (Marocco), Giuseppe Aiello, 39 anni di Crotone, Sonia Matera, 55 anni di Milano, Roberto Barbuto, 57 anni di Catanzaro e Ortenzia Fabiano, 63 anni di Gimigliano.
Per il capo di imputazione da cui è nata l'indagine, sono indagati Marco Scalzo e Ortenzia Fabiano: per la Procura che coordina le indagini e il gip che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare, i due avrebbero "successivamente proceduto a "ripulire" il denaro di provenienza illecita mediante i diversi trasferimenti con causali fittizie, gli investimenti e i prelevamenti di ingenti quantità di denaro destinato certamente a confluire in conti correnti all'estero o a essere prelevato in contanti". Operazione che sarebbero state compiute attraverso bonifici e causali su cui gli investigatori hanno messo gli occhi: "regalo di mamma, regalo di nonna".
Ora gli indagati potranno chiarire le accuse nell'interrogatorio di garanzia che verrà fissato nelle prossime ore e in cui potranno partecipare insieme agli avvocati per iniziare a tracciare una strategia difensiva.
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