di FILIPPO COPPOLETTA
"Un'indagine ben fatta a partire dal piano probatorio con investigazioni e prove preganti frutto di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche". È l'ennesimo colpo messo a segno dal Procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri e dalla struttura da egli guidata, in un blitz che questa volta si concentra nella zona dello ionio cosentino in una operazione che ha portato all'esecuzione di 68 misure cautelari ed il sequestro di beni per 5 milioni di euro.
Grande la sinergia messa in campo da Carabinieri e Polizia, in un'indagine congiunta ritenuta molto importante da Gratteri in quanto si concentra "nell'area più ricca della Calabria", in un territorio che ospita le maggiori imprese agricole della regione.
"Imprese molto serie e competitive sul piano europeo che riescono a lavorare i prodotti agricoli in modo evoluto: un fiore all'occhiello per la Calabria" le ha definite Gratteri che ha poi voluto evidenziare come queste operazioni servano per far stare tranquilli questi imprenditori.
"Si devono fidare delle forze dell'ordine, della Procura, noi staremo vicini agli imprenditori in modo che possano implementare ulteriormente la loro attività" ha aggiunto il numero uno della Dda catanzarese, invitando gli stessi operatori a denunciare ogni qualvolta qualcuno si avvicini, anche con fare equivoco, così da stroncare questi episodi sul nascere.
"Si devono rassegnare che la Calabria deve crescere sul piano imprenditoriale ed economico - ha aggiunto Gratteri - da qui passa la democrazia e la riduzione dell'emigrazione che negli ultimi anni ha avuto un'impennata".
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“Una mafia strutturata e potente”. In questa definizione del procuratore Gratteri, è sintetizzata tutta la forza della cosca di ‘ndrangheta degli Abbruzzese, sgominata dai carabinieri e dalla polizia con l’odierna operazione “Athena” che ha portato a 68 arresti. "Un'indagine importante”, ha detto ancora Gratteri nella conferenza stampa nella sede della procura di Catanzaro nella quale gli inquirenti hanno illustrato i dettagli di un blitz che ha sgominato una consorteria che teneva sotto scacco un territorio vastissimo e ricchissimo qual è la Sibaritide e che, soprattutto, era ormai da annoverare nel “Gotha” della ‘ndrangheta avendo fatto registrare un salto di qualità nelle sue evoluzioni criminali.
“Non possiamo banalizzare parlando ancora di questa organizzazione degli zingari della Sibaritide come di criminalità comune, di gangsterismo, dobbiamo invece cominciare a parlare di mafia della Sibaritide”, ha aggiunto ancora Gratteri con riferimento al clan degli Abbruzzese, il cui tratto distintivo, nel complessivo ventaglio di tutta la gamma dei reati riconducibili alla mafia, era quello di soggiogare numerose imprese nei settori dell’agricoltura ma anche del turismo della Sibaritide con estorsioni, taglieggiamenti, danneggiamenti, intimidazioni.
Nell’incontro con i giornalisti sono state delineate anche le ultime dinamiche criminali nell’area della Sibaritide, con la “pax” raggiunta tra le principali cosche del territorio, gli Abbruzzese e i Forastefano, che da rivali si sono alleate per gestire in comune gli affari illegali più remunerativi, a partire dal traffico di droga: “Si tratta – ha evidenziato il procuratore aggiunto della Dda, Vincenzo Capomolla – di un nuovo equilibrio tra sodalizi che in passato si contrapponevano in modo anche cruento e che poi hanno trovato un piano di cointeressenze, un equilibrio che alla fine ha messo d’accordo anche quanti, nelle due cosche, erano più riottosi a federarsi”.
Per il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, Saverio Spoto, l’odierna operazione “è importante perché lancia un segnale forte e tangibile su un territorio che negli ultimi tempi è stato interessato da numerosi episodi e anche da alcuni omicidi, e perché dà fiducia: è importante che ogni tentativo di sopraffazione venga denunciato alle forze di polizia”.
A sua volta Gabriele Presti, dirigente della Squadra Mobile di Cosenza, si è soffermato sul ruolo operativo delle donne nella gestione della cosca Abbruzzese: “Le donne – ha sottolineato Presti - rappresentano la componente che tiene insieme l’ossatura di tutte le organizzazioni criminali su base familistica, in questo caso in più abbiamo visto che le donne entrano in campo nel momento in cui l’associazione viene colpita nei vertici garantendone la continuità anche sul piano della guida economica e impedendo la disgregazione del clan”.
I NOMI:
Misura cautelare in carcere
Antonio Abbruzzese
Francesco Abbruzzese
Luigi Abbruzzese
Leonardo Abbruzzese
Marco Abbruzzese
Nicola Abbruzzese
Rocco Abbruzzese
Rosaria Abbruzzese
Gianfranco Arcidiacono
Alessandro Cerchiara
Alessia Cerchiara
Erminia Cerchiara
Davide Giuseppe Di Gioia
Michele Di Puppo
Francesco Faillace
Maurizio Falbo
Danilo Ferraro
Pasquale Forastefano
Osvaldo Gallo
Amjad Iqbal
Francesco Laino
Giuseppe Laino
Luca Laino
Antonio Lo Tufo
Domenico Madio
Gianluca Maestri
Maria Rosaria Maestri
Sandro Maestro
Carlo Malomo
Salvatore Mainieri alias scià scià
Rocco Milito
Giuseppe Mitidieri
Roberto Olibano junior
Giovanni Pagliaro
Antonio Pisciotti
Domenico Pisciotti alias u liune
Gennaro Presta
Vincenzo Rovitti
Giuseppe Rinaldi
Misura cautelare arresti domiciliari
Celestino Abbruzzese
Cosimo Abbruzzese
Luigi Abbbruzzese
Ivan Abbruzzese
Gianfranco Arleo
Maurizio Belmonte
Stefano Bevilacqua
Jacek Boguslawski
Katia Cairo
Pasquale Caruso
Mario Cerchiara
Maria Stella Campana
Claudio Cosentino
Giuseppe Falbo
Alessandro Forastefano
Antonio Genisi
Elvira Genisi
Tiziana Antonietta Giannicola
Massimiliano Martucci
Carmine Mastrota
Lucia Mastrota
Giancarlo Quintino Pio Russo
Lorenzo Pietro Selvaggi
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