"Il Coordinamento delle Camere Penali calabresi, preso atto del documento della Giunta Esecutiva Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati del 17 luglio c.a., con il quale si è espressa solidarietà nei confronti dei Magistrati calabresi a seguito della manifestazione tenutasi il 14 luglio a Lamezia Terme dal titolo “A tutela della libertà dei cittadini”, ritiene doveroso rivendicare come l’avvocatura abbia posto al centro del dibattito temi di stretta attualità riguardanti lo stato di salute della giurisdizione in Calabria, indicando proficuamente un percorso virtuoso di dialogo con la magistratura (tutta), teso a superare le evidenti criticità. Certamente, durante il dibattito - al quale la magistratura, compreso l’ANM locale dei Distretti giudiziari di Catanzaro e Reggio Calabria si è sottratta - sono state espresse critiche (anche) aspre nei confronti di quella parte della magistratura che ha colposamente concorso, a volte nel silenzio nocivo dell’avvocatura, all’acuirsi di una crisi, oramai endemica, della giurisdizione in Calabria". Lo scrive il coordinamento delle Camere Penali Calabresi, presieduto dall'avvocato Valerio Murgano.
"Purtroppo, però, una testata giornalistica ha faziosamente estrapolato frammenti del dibattito per poi affastellarli in un ordine tutt’altro che casuale e a un solo fine: scongiurare il pericolo che l’avvocatura possa iniziare un percorso di dialogo con i rappresentanti della magistratura, depotenziando chi dal contrasto e dall’isolamento della classe forense trae linfa vitale. Per queste ragioni, nel riaffermare gli obiettivi che l’assemblea dei penalisti del 14 luglio si è prefissa di perseguire, così come compendiati nella delibera di astensione delle Camere Penali calabresi, si esprime autentico apprezzamento per l’annunciata disponibilità al dialogo con l’avvocatura da parte dell’ANM, nella convinzione che ciò debba avvenire con il confronto sui “Temi” e con la finalità di tutelare i cittadini attraverso l’esercizio della giurisdizione nel rispetto della legge e delle garanzie poste a presidio di un “sistema penale” aderente al dettato costituzionale. Occorre, infatti, preservare la necessità che il processo non sia concepito quale strumento di lotta sociale, ma come luogo deputato ad accertare la sussistenza o meno di un fatto-reato e la sua attribuibilità all’imputato, nel rispetto assoluto del principio cardine della presunzione d’innocenza. In una terra falcidiata dalla pervasività della criminalità organizzata e dalla mancanza di politiche sociali ed economiche idonee a contrastare le derive antistatali, il coordinamento della Camere Penali Calabresi esprime sin d’ora solidarietà e vicinanza a tutti coloro, avvocati e magistrati, ognuno nelle prerogative insite al proprio ruolo, che sapranno contribuire al proficuo raggiungimento del comune e non semplice obiettivo senza subire i condizionamenti delle derive populiste e illiberali del nostro tempo", conclude il Coordinamento delle Camere Penali Calabresi.
Nei giorni scorsi l'Associazione nazionale magistrati in una nota ha affermato che "Amareggiano alcune espressioni usate nel corso dell’incontro che si è tenuto a Lamezia Terme dal titolo “A tutela della libertà dei cittadini”, organizzato dal coordinamento delle Camere penali calabresi. Si è parlato di una magistratura calabrese “soffocata dal metodo staliniano” e del processo Rinascita-Scott come “summa delle storture della malagiustizia”, espressione addirittura di un “potere esercitato sulla società, sull’economia, sulla politica da un asse di ferro costituito da procure distrettuali, forze di polizia, informazione”. Si tratta di affermazioni offensive, slegate da riferimenti concreti e prive di fondamento, che si traducono in un attacco indiscriminato e generico al difficile lavoro della magistratura calabrese, da sempre impegnata nella tutela della legalità e dei diritti dei cittadini":
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